Colli di Luni

Colli di Luni

Degustando
di Silvano Vignati
11 giugno 2013

Qui la viticoltura è nota sin dai tempi più antichi. I primi a coltivare la vite furono i popoli liguri che appresero la tecnica dai Greci (Focesi) fondatori di Marsiglia.

 

Colli di Luni Ais MilanoLa prima testimonianza della produzione di vino di qualità si ha dagli scritti di Plinio il Vecchio (morto durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.) che dava la palma ai vini del Lunense come i migliori dell'alta Etruria. Non a caso la città di Luni aveva un fiorente porto dal quale partivano, oltre a varie merci, anche il vino qui prodotto.

Luni era una città importante per i Romani al punto da costruirvi un bellissimo anfiteatro, nel quale è stata rinvenuta una piastra di pietra che raffigura l'incisione di una foglia di vite che alcuni reputano rappresenti una foglia di vermentino, sì proprio quel vitigno che tanto tipicizza le coste della Liguria, Toscana, Sardegna, Corsica.

Il vermentino è un vitigno che ama il mare, che sopporta piuttosto bene gli stress idrici e vuole il caldo; è un vitigno che alcuni reputano provenire dalla Spagna, ma che il prof. Fregoni vuole e giudica italiano come si evidenzia anche dalla sua notevole diffusione in Italia a differenza della Spagna dove occupa un’ estensione ridottissima (2 ha). E' un vitigno che ha molteplici nomi: favorita, furmentin, picabon, rolle (rollo a Genova), verlantin, malvoisè, pigato. E’ un diretto discendente dell'antica varietà Proles Pontica. E' un vitigno che, nella zona di Luni, accomuna alcune caratteristiche del ponente con alcune della Toscana, non per nulla siamo nella zona di transizione tra le due regioni.

Roberto Petacchi, titolare dell’az. Giacomelli ci ha voluto spiegare, attraverso i suoi vini, le caratteristiche proprio di questa zona e lo ha fatto portandoci in degustazione tre vini bianchi a base di vermentino, un vino rosso a base di sangiovese, uno a base di merlot ed un passito bianco che, logicamente, è a base di vermentino. I tre vini bianchi avevano 3 livelli differenti di evoluzione, ma con un unico filo conduttore: la mineralità, oltre ad un finale ammandorlato.

Il primo vino, Liguria di Levante IGT Bianco 2011, il più giovane, più semplice, più immediato, ancora caratterizzato dal fatto che era appena stato imbottigliato e quindi necessitava ancora di un po' di affinamento in bottiglia, presentava una bella freschezza, accompagnata da un fine floreale e fruttato, con accenni agrumati, tipici di un vino giovane, che come aromi di bacca lasciavano spazio alla mineralità ed ad un delicatissimo finale ammandorlato : un vino che induce alla beva.

Il secondo, Colli di Luni DOC Vermentino Pianacce 2012, era più evoluto, più complesso, più strutturato, dove la mineralità e la frutta matura emergono con decisione, ma dove, con attenzione si possono percepire tenui sensazioni di macchia mediterranea, erbe aromatiche che tanto identificano i vini liguri. Al gusto riemergono i tipici sentori di mineralità e il consueto finale ammandorlato.

Il terzo, Colli di Luni DOC Vermentino Boboli 2011, era un vino con caratteristiche di complessità e struttura notevoli, una consistenza che nulla ha da invidiare ad un vino rosso, una mineralità sempre molto presente, accompagnata da sentori fruttati e floreali. All'assaggio ciò che meraviglia è la lunga e piacevole persistenza.

Colli di Luni Ais MilanoPassando ai 2 vini rossi in degustazione, il primo, Liguria di Levante IGT Rosso 2011, vuole essere un vino giovane, semplice, così è stato pensato, fresco, con un frutto rosso pieno ed un finale ammandorlato; il secondo, Liguria di Levante IGT Pergole Basse 2011, un merlot in purezza, con il suo caratteristico colore e profumi che spaziavano dai frutti a bacca nera all'erbaceo, con un giusto tannino, ottima struttura ed un finale caratterizzato da una delicata liquirizia. Si è' dovuto attendere, per apprezzato in pieno, che si aprisse un po' in quanto all'inizio era un po' chiuso.

Dulcis in fundo e' stato servito Liguria di Levante IGT Passito 2011, poche bottiglie, quanto se ne può produrre con una sola barrique, dal colore ambrato, sentori di albicocca e fico essiccati, miele, arancia candita e l'immancabile mineralità al gusto: una freschezza inaspettata, che ha ben compensato la naturale dolcezza che poi veniva delicatamente e dolcemente virata verso una bellissima sapidità.

Al termine dell'incontro si è potuto valutare l'accostamento con alcune creazioni gastronomiche di Davide, patron del ristorante il Palio che ci ospitava. La serata e' stata magistralmente condotta da Marco Rezzano, delegato A.I.S. di La Spezia che ci ha guidati nella degustazione facendoci scoprire il territorio e da Roberto Petacchi che ci hanno spiegato la tecnica di cantina utilizzata per la produzione dei suoi vini. Entrambi non si sono dimenticati di nominare il grande Michelangelo Buonarroti che, pare, abbia contribuito a creare tale territorio lasciandovi la curiosità di andarlo a scoprire sul sito di Giacomelli.

 

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