Taurasi Riserva di Mastroberardino. AIS Monza alla scoperta del carattere della montagna irpina

Taurasi Riserva di Mastroberardino.  AIS Monza alla scoperta del carattere della montagna irpina

Degustando
di Paola Brambillasca
02 dicembre 2013

Accade sempre, ma a volte accade un po' di più, che il vino rispecchi non solo la terra di origine ma anche gli uomini che l'hanno fatto nascere e crescere. Che la personalità, il modo di fare dei suoi "padri" si ritrovi nel bicchiere. Forse è solo una suggestione ma nella verticale guidata dall'enologo di Mastroberardino, Massimo di Renzo, abbiamo ritrovato una bella corrispondenza tra il suo modo di fare e il vino

Mastroberardino Massimo Di RienzoPoche parole, asciutte, secche e mirate. Una presentazione vera, quasi da addetti ai lavori, così distante da quelle solitamente proposte dai relatori più conosciuti, appassionati e poetici. Massimo di Renzo ha introdotto gli oltre 50 sommelier in sala alla scoperta del Taurasi così come ce lo si aspettava: un vino secco, di montagna, di carattere e senza tanti fronzoli. Tannino, acidità e longevità. I caratteri della montagna Irpina.

Il Taurasi di Mastroberardino nasce da vigne ubicate a Montemarano e Mirabella Eclano, per il Radici e dai possedimenti di Montemarano per il Radici Riserva. Altitudine che varia dai 300 ai 450 metri, clima fresco, grande escursione termica e terreni calcarei e vulcanici sono gli ingredienti che hanno permesso alle dieci generazioni di Mastroberardino di conservare e migliorare la tradizione legata all'aglianico. Il Riserva prevede l'affinamento in legno per due anni e mezzo e altri quattro anni in bottiglia mentre il Radici un affinamento classico di due anni in legno (metà in barrique e metà in botte grande) e altri due in bottiglia.

La degustazione

Radici Taurasi 2008. Al naso un deciso impatto di pepe nero. Dopo qualche minuto, delicata, fa la sua comparsa la viola tipica dell'aglianico. Il percorso olfattivo termina con un lento eco erbaceo. In bocca il tannino è il protagonista assoluto, giovane, deciso, di qualità ma forse ancora troppo impulsivo. Nel complesso armonico e lunghissimo. Un vino di corpo, che degustato da solo risulta impegnativo e che fa venir voglia di posare il bicchiere per qualche minuto per dedicarsi a un piatto ricco della tradizione campana per poi proseguire con la degustazione.

Radici Taurasi Riserva 2006. Il 2006 è stata un'annata tardiva e la vendemmia è terminata il 18 novembre. Al naso un frutto giovane, una buona speziatura. In bocca esprime il meglio di sé con una buona acidità, un tannino più elegante e un finale di liquirizia a bastoncino. L'erbaceo è ancora presente ma non disturba e dona un carattere più acceso a un vino che già si proietta verso un'eleganza più strutturata.

Degustazione Mastroberardino Ais MonzaRadici Taurasi Riserva 1999. Il colore è brillante, di un granato intenso. Al naso si sente benissimo la viola appassita, una nota di tabacco e di cioccolato, frutto dell'invecchiamento in legno. In bocca entra discreto e in punta di piedi per poi aprirsi con decisione lasciando un ricordo lungo e persistente. Il tannino è molto più contenuto e rende questa annata più docile e dall'eleganza femminile.

Radici Taurasi Riserva 1998. È l'annata più apprezzata dal pubblico di sommelier in sala. Il profumo coinvolge ed esplode nei sentori tipici dell'aglianico: la viola appassita su tutti. I frutti lasciano il posto alla confettura che cela un sentore quasi dolce, ma non dolce. Il legno non è invasivo e regala lontane note di tabacco e di anice stellato. L'ingresso in bocca è potente e il tannino dona al vino un carattere giovane ma, grazie al lavoro del tempo, non impulsivo.

Una grande annata caratterizzata dalla presenza dei venti di scirocco nel mese di ottobre che hanno asciugato il microclima nei filari consentendo una surmaturazione aromatica. I sentori di frutta fresca hanno, infatti, lasciato il posto alla conservazione sotto spirito e alle confetture. Un vino deciso, di carattere con una grande eleganza.

Radici Taurasi Riserva 1997. Annata davvero interessante anche se non brilla all'interno della verticale. Il colore è un bel granato con un'unghia aranciata. Il profumo si apre lentamente con un sentore di iodato e di china. Poi continua a esprimersi con note di spezie dolci e di frutta matura. Un leggero sentore di viola appassita e di tabacco bianco chiudono il bouquet. In bocca è caldo, sapido e con una grande mineralità. Il tannino, più evidente rispetto all'anno precedente, e il forte corredo strutturale confermano, nonostante i 16 anni di età, le caratteristiche tipiche di questo aglianico "di montagna".

Foto di Gualfrido Galimberti 

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori