Sudafrica. Il Paese arcobaleno

Sudafrica. Il Paese arcobaleno

Degustando
di Anita Croci
16 ottobre 2014

Titola così questa serata, ma non tutti sanno che, dopo la fine dell’apartheid, il Paese ha acquisito il soprannome di Rainbow Nation “nazione arcobaleno" ovvero nazione di persone multicolori

Sudafrica. Il Paese arcobalenoPerché il Sudafrica, da quel 1994 che vide Nelson Mandela presidente e segnò la fine di un’epoca socialmente ed economicamente buia, è fiero e cosciente di essere una nazione molto speciale. 

Ha ben tre capitali e riconosce undici lingue ufficiali; due oceani lambiscono i suoi 2.500 chilometri di coste, che insieme ai vasti altopiani interni attraversano ben tredici paralleli, per una superficie grande quattro volte l’Italia ed una varietà di climi e suoli davvero considerevole. Un caleidoscopio anche dal punto di vista vitivinicolo, dove ci affacciamo introdotti dal console generale Saul Molobi e condotti da Guido Invernizzi.


Il successo enologico del Sudafrica è storia recente; per questo siamo abituati ad annoverare i suoi vini tra quelli del Nuovo Mondo, ma le prime radici della vite affondarono qui già nel Seicento, ai piedi del Table Mountain, portate dai coloni olandesi.  Personaggio significativo fu Simon van der Stel, primo governatore della Colonia del Capo, che diede il nome ad una città oggi tra le zone vitivinicole più importanti del Sudafrica: Stellenbosh. Egli incoraggiò attivamente l’impianto di nuove viti, fondando anche una propria tenuta a Constantia. In breve tempo e grazie anche all’esperienza degli ugonotti in esilio dalla Francia, i vini dolci di Constantia divennero immancabili sulle migliori tavole dell’Europa settecentesca, spesso preferiti a sauternes e tokaji. Poi le alterne vicende politiche, che sempre decidono le sorti dell’esportazione, la fillossera, il disagio interno al Paese e le sanzioni internazionali a causa dell’apartheid ne segnarono il declino.

La storia più recente vede invece un interesse mondiale per il vigneto sudafricano, oggi ben più variegato di Guido Invernizzi con il console del Sudafrica quello zibibbo che ne fece allora la fortuna. Vitigni originari della valle del Rodano come syrah, grenache, mourvèdre e viognier, ma anche di zone più settentrionali, come chenin blanc e sauvignon, pinot nero, chardonnay e gewürztraminer, regalano vini certo diversi dai loro corrispondenti europei, ma non meno interessanti e sempre più presenti nelle degustazioni internazionali.

Le principali zone di produzione si trovano a sud, nel cosiddetto “Capo”, dove il clima è temperato, talvolta mediterraneo, regolato dai freddi venti atlantici che convergono con le calde correnti meridionali; le zone di Constantia, Stellenbosch, Paarl, Franschoek ed altre ancora, a seconda delle loro caratteristiche pedoclimatiche, si contraddistinguono per la produzione di bianchi o di rossi, di spumanti metodo classico (chiamati cap classique) o di vini dolci e fortificati.

La degustazione

Bovlei Gewurztraminer 2013

Dimentichiamo l’impatto dolce e violento di frutta tropicale e spezie; questo naso si modula su note tenui e fini. La frutta gialla si accompagna a note minerali e floreali. In bocca mostra esatta corrispondenza g-o; fine e morbido, senza mancare di acidità e sapidità, e con alcol perfettamente integrato.  Buona la lunghezza che, grazie alla speziatura poco evidente, non ricade in note amare.

21 Gables Chenin Blanc 2012

Lo chenin blanc, in Sudafrica chiamato steen, è un vitigno originario della valle delle Loira, noto per la spiccata acidità ed il buon tenore zuccherino. Questo vino si presenta con un naso burroso, di banana e ananas, nocciola e amaretto, che rivela il suo passaggio in legno. Anche in bocca la nota boisée è netta. Pieno e morbido, fresco e sapido al contempo, è un vino elegante e lungo.

Idiom Viognier 2011

Un altro vitigno francese, questa volta della valle del Rodano settentrionale, caratteristico per la sua avvolgenza in bocca.
Naso non particolarmente ricco, spicca la mineralità, come in bocca la freschezza, insieme a sentori di pipa e sigaro. Chiude con una nota amaricante, testimone di un uso del legno non completamente felice.

sudafrica_diemersdalDiemersdal Pinotage 2013

Il pinotage è un vitigno creato in Sudafrica nel 1925 da un incrocio di pinot nero e cinsault (localmente denominato hermitage); zuccherino e tannico, di buona struttura e adatto a diverse vinificazioni. Questo vino mostra, insieme alla frutta matura e ad una variegata speziatura, anche una nota di banana: atipica in un vino rosso, ma evidente nel pinotage perché ricco della specifica molecola caratteristica, ad esempio, dello chardonnay. In bocca è morbido e strutturato. Le note di confettura e di tabacco persistono nel lungo finale.


Linton Park Shiraz 2010

Fine al naso, dove alla tipica nota di pepe si uniscono cannella e lievi sentori affumicati. Fresco e tannico, è un vino deciso ed elegante.

Thokozani SMV 2007

Shiraz e mourvèdre, con una piccola partecipazione di viogner. Al naso è speziato ed ematico, con note animali e tostate. In bocca la corrispondenza g-o è ottima. È un vino ricco, quasi masticabile, equilibrato e lungo.

Diemersfontein Pinotage "coffee and chocolate" 2013

Vino assolutamente atipico, frutto di una vinificazione mirata e particolare. Al naso è un pocket coffee, con le belle note di caffè e fave di cacao su una base importante di frutta rossa matura. In bocca è fresco, piacevolmente sapido. Lungo il finale al caffè.

Vini di sole, di vento e di oceano; li ricorderemo per il carattere, quella texture di seta che, combinata all’immancabile freschezza, li ha resi tutti - tutti diversi - piacevolissimi.

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