Estero o non estero? Questo il problema. Il Sangiovese di Romagna

Estero o non estero? Questo il problema. Il Sangiovese di Romagna

Degustando
di Alessandro Franceschini
22 luglio 2010

Durante il convegno che ha preceduto la degustazione in anteprima dei nuovi millesimi appena messi in commercio o ancora in affinamento di una delle culle del sangiovese, la Romagna, organizzato dal Consorzio Convito di Romagna, il focus era stato proprio questo: l’estero

Tratto da L'Arcante 13

 

Vista Colline Sangiovese di RomagnaDobbiamo presentare il vino diversamente a seconda dei mercati di riferimento o dobbiamo essere noi stessi, con le nostre peculiarità, sempre e comunque? Dobbiamo vendere un vitigno, prima che un territorio o, al contrario, diciamo alla francese, proporre una denominazione, ed in secondo piano l'uva che la caratterizza? Sono interrogativi classici nel mondo del vino, che attraversano qualsiasi periodo storico, siano essi di crisi o di euforia. In Italia, poi, dove l'export per moltissimi settori merceologici è la voce più importante, se non vitale, chiedersi quale sia la forma migliore per presentarsi, vincere la concorrenza e colmare la domanda estera non rappresenta solo un semplice momento di approfondimento tra operatori di settore, quanto una necessità fondamentale. Chi vende l'80% del proprio vino all'estero, se potesse, vorrebbe raggiungere quota 100%: chi, invece, volge le spalle ai mercati internazionali, non lo fa certo per scelta, ma perché, al momento, non ha alternative o non ha ancora trovato la soluzione ai suoi problemi. L'estero, volenti o nolenti, è per molti, se non la totalità, una scelta obbligata, ossigeno vitale per le proprie finanze. I perché di questa "esterofilia" sarebbero tanti e complessi da affrontare, non ultimo l'annoso tema dei "pagamenti", ma questa è un'altra vicenda.
Cosa c'entra il sangiovese di Romagna con tutto questo? C'entra e non poco. Durante il convegno che precedeva la degustazione in anteprima dei nuovi millesimi appena messi in commercio o ancora in affinamento di una delle culle del sangiovese, la Romagna per l'appunto, organizzato dal Consorzio Convito di Romagna, il focus era proprio l'estero. Non a caso agli inizi di novembre dell'anno scorso il Consorzio locale ha ospitato 26 buyer provenienti da 18 paesi europei ed extraeuropei per far incontrare offerta e domanda estera. Nove cantine cooperative, ottanta produttori vinificatori, dieci imbottigliatori e 4.890 aziende viticole per un totale di circa 14 milioni di bottiglie non sono numeri da poco. Se poi, come ha affermato il Direttore del Consorzio vini Di Romagna, Giordano Zinzani, l'obiettivo futuro sarà quello di arrivare a 30 milioni, o si aprono le porte dei mercati europei ed internazionali o non è chiaro come si faccia a piazzare questo fiume di sangiovese romagnolo.

 

Grappolo Sangiovese di RomagnaLe difficoltà in Italia

Non è facile essere un produttore di sangiovese fuori dai confini toscani. E' indubbio come la vicinanza con denominazioni storiche e dal fascino indiscutibile rappresenti un ostacolo non facile da affrontare. A questo aggiungiamo come l'unione di questi due termini, "sangiovese" e "Romagna" evochi ai più, sia in Italia che all'estero, quantità più che qualità, grandissime produzioni per la grande distribuzione organizzata e non nicchie di prestigio e fascino. Destino, d'altronde, che accomuna (o forse accomunava) la Romagna a molti altri distretti produttivi italiani, pensiamo alla Puglia nel suo complesso, per esempio, o alla Sicilia di qualche anno fa. Eppure, mentre altrove una certa dinamicità ha fatto sì che pregiudizi e condizionamenti psicologici cominciassero a cadere, da queste parti la situazione sembra ancora stabile, nonostante non manchino areali da scoprire e produzioni di interesse. Ad ascoltare le parole di Giovanni Longo, ex presidente di Vinarius, l'associazione che rappresenta le enoteche storiche del nostro paese, nonché titolare dell'enoteca Longo Speciality a Legnano, la situazione in Italia è addirittura molto peggiore di quello che si possa pensare. Se non proprio drammatica. "Nella metà delle enoteche italiane il sangiovese di Romagna non è presente. Ed in quelle poche nelle quali è presente, tutti potrebbero tranquillamente farne a meno. Chi lo tiene è semplicemente perché piace a lui e non perché esista una reale domanda". Certamente la franchezza, specie ad un convegno, è meglio della finta ed ingessata cortesia di facciata. In questo caso, probabilmente, si è infierito anche oltre il dovuto.

Il Convito di Romagna

E dire che un certo fermento, in realtà, da queste parti, non manca. A fianco delle istituzioni classiche, Consorzio in primis, a rappresentare il sangiovese di Romagna in Italia e nel mondo esiste un ulteriore associazione, che nel tempo ha addirittura cambiato forma giuridica diventando essa stessa Consorzio, che ha il nome di Convito di Romagna. Nata da un'idea di Andrea Muccioli nel 2001, amministratore di San Patrignano, nel tempo il Convito ha assunto anche finalità commerciali e non solo promozionali e divulgative. Sono 8 oggi le aziende che vi aderiscono, tutte di medio piccole dimensioni, che vinificano esclusivamente vigneti di proprietà. In totale producono circa un milione di bottiglie ed esportano circa il 40% della produzione. Tre Monti, Stefano Ferrucci, Fattoria Zerbina, Poderi Morini, Calonga, Drei Donà-La Palazza, San Patrignano e San Valentino: questi i nomi degli otto. A far da contrasto alle parole di Longo, nei comunicati ufficiali si legge anche di un "vero rinascimento" che attraverserebbe i filari di questa denominazione, che porterà alla modifica del disciplinare abbassando la percentuale dal 15% al 5% delle altre uve che oggi possono concorrere alla composizione dell'uvaggio delle riserve. Al tempo stesso è doveroso sottolineare come, invece, recentemente, l'articolo 8, sempre dello stesso disciplinare di produzione, sia stato modificato consentendo, oltre al vetro, anche l'utilizzo di contenitori alternativi: "costituiti da un otre in materiale plastico pluristrato di polietilene e poliestere racchiuso in un involucro di cartone o di altro materiale rigido non inferiore a due litri". Insomma, le direzioni verso le quali si vuole andare non sono univoche e come spesso accade devono rispondere agli interessi di più parti, non sempre coincidenti. Se da una parte c'è chi vuole andare verso un vero e proprio raddoppio della produzione, dall'altra c'è chi recupera antiche forme di allevamento che da queste parti erano un tempo diffuse e che certamente vanno verso la qualità più che la produttività: stiamo parlando dell'alberello che, per esempio, hanno catalizzato sforzi ed investimenti economici di aziende come Fattoria Zerbina e della sua conduttrice, Cristina Geminiani.

Vigneti Sangiovese di RomagnaCome proporsi all'estero?

Come riposizionarsi, soprattutto sui mercati esteri, per valorizzare una produzione che è anche qualitativa e che sostiene con forza la propria diversità ed unicità, non solo nei confronti dei vicini toscani, ma anche al proprio interno? Non è ovviamente sufficiente un convegno per trovare risposte a domande di questo tipo. L'inizio è sempre caotico, confuso e spesso raddoppia gli interrogativi senza sciogliere i nodi fondamentali. Paul Medder, esponente della società di consulenza inglese di nome Wine Intelligence, chiamato ad esporre i risultati di una ricerca commissionata ad hoc ne è un esempio: in UK e USA i vini vengono scelti in base alla varietà del vitigno, in Germania e Svizzera sarebbe più importante la denominazione. Sempre in UK sono fondamentali le promozioni nei supermercati che detengono il 70% del mercato. In Canada e Danimarca i consumatori sono più disposti alle novità, esattamente all'opposto della Germania, dove vige un atteggiamento più conservatore. C'è chi è più sbilanciato verso il mercato dei giovani e chi no, per alcuni paesi conta solo il prezzo, per altri l'esclusività. Essere se stessi o cambiare in base ai gusti dei consumatori esteri? Di fatto è una non-domanda osservando come sia eterogeneo e non omologabile da numeri e statistiche un universo così composito come quello del cosiddetto "mercato estero". Il rischio, che parte del comparto vinicolo nazionale ha già percorso, è quello di cambiare in base alle diverse domande sparse per il globo, non avendo poi la successiva e necessaria forza di rimodellarsi, quando gusti e stili dovessero nuovamente mutare. Internet, in tutte le sue forme, Social Network in testa, può essere una soluzione? Si è discusso anche di questo: Gianpiero Nadali, blogger di successo (http://www.aristide.biz/) e creatore della società Fermenti Digitali (http://www.fermentidigitali.com/) che ha come mission: "affiancare aziende della filiera del vino italiano interessate a cogliere nuove opportunità nel mercato globale, dis-intermediando le vendite di vino grazie a nuovi canali diretti, per fidelizzare i consumatori finali e i turisti del vino" ha illustrato a produttori romagnoli ed operatori di settore le nuove opportunità che la rete può offrire loro. Dall'altra parte un'importatrice tedesca, scettica, ha voluto invece sottolineare come: "internet non crei domanda e neanche un brand aziendale, ma soddisfa semplicemente una domanda che c'è già. La domanda non la crei via web con il vino, ma con la presenza del tuo vino nei ristoranti, anche se poi nessuno li prende".
In realtà in Romagna esiste una certezza: il turismo. E' una terra che nel tempo ha fatto dell'ospitalità e dell'efficienza delle proprie strutture un marchio di fabbrica riconosciuto, non solo sulla costa, ma anche nell'entroterra. Si tratta, problema presente qui come in tante, purtroppo, altre zone italiane, di riuscire a compattare l'intero territorio in tutte le sue eccellenza, comprendendo anche, quindi, quelle provenienti dalla viticultura.

La degustazione

Abbiamo testato, provenienti da questo comprensorio, 67 campioni, durante la degustazione cieca che si è tenuta all'interno della manifestazione "Vini ad Arte" il 22 febbraio presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Vini che provengono non solo dalle 8 aziende del Convito di Romagna. Alcuni 2009 e molti 2008 e 2007, ancora in affinamento così come già in commercio. Non è semplice trovare un denominatore comune, né forse necessario. C'è frutto, tanto frutto nel sangiovese di Romagna. Quando la tecnica di cantina lascia spazio a questa espressività, a volte potente così come anche più sottile e soffusa, emerge con piacevolezza un quadro aromatico fresco e convincente. Verrebbe da dire che il sangiovese in Romagna è più unidimensionale rispetto al vicino toscano. Non è un deficit. E' semplicemente un territorio altro, diverso, che in realtà presenta al suo interno sfaccettature complesse, forse non sempre presenti in modo così limpido nel bicchiere. Se il galestro domina al di là dell'Appennino tosco-emiliano, tra le provincie di Bologna, Forlì/Cesena, Ravenna e Rimini un mix di argille e calcaree, con zone gessose, domina le dolci colline (in media 150 mt. di altitudine) che si affacciano sull'Adriatico. Nelle migliori versioni alle tante visioni fruttate, si uniscono tannino di decisa tessitura. Si è sempre associato il termine "rusticità" al sangiovese di queste colline: non è un limite, se sfrondato da passate inesattezze ed una gestione del vigneto che miri solo alla quantità. E' in realtà un territorio ed un vino ancora da scoprire nella sua intimità e nella sua veste migliore, dotato come è di sottozone che possono donare ora vini più fruttati, così come più minerali e complessi. Ve ne segnaliamo sette.

Barriques

Sangiovese di Romagna Superiore DOC Fermavento 2008 - Giovanna Madonia - Bertinoro (FC)
L'azienda ha vigneti intorno alla collina di Montemaggio, luogo nel quale si sono concentrati gli investimenti. Il Fermavento nasce da un vigneto di sei ettari, allevato ad alberello, con impianti della metà degli anni novanta. Fatica a darsi in espressività, ondeggiando tra riduzioni ed un mix di piccoli frutti rossi e spezie di buonissima fattura. Deciso l'impatto gustativo, con tannini di buona grana e trama ed una freschezza vivace e pimpante. Maturazione 70% in acciaio e 30% in legno di secondo passaggio.

Sangiovese di Romagna Superiore DOC La Pennita 2008 - Tenuta Pennita - Castrocaro Terme (FC)
Solo 5000 bottiglie per questo sangiovese in purezza che affina 12 mesi in acciaio e 3 in bottiglia. Gestita da Gianluca Tumidei dal 1998, l'azienda si trova nel borgo medioevale Terra del Sole. Il frutto potente e dolce, ma al tempo stesso mai stucchevole e di ottima definizione connota un quadro aromatico decisamente suadente. Morbido, ma non arrendevole, chiude con bella sapidità e discreto slancio fresco.

Ravenna IGT Sangiovese Crepe 2008 - Cà di Sopra - Marzeno di Brisighella (RA)
Fondata nel 1967, l'azienda ha circa 30 ettari vitati, condotti dalla famiglia Montanari che a partire dal 2000 ha progressivamente apportato significativi cambiamenti di rinnovamento sia in vigna che in cantina. C'è molta sostanza in questo sangiovese che cresce su terreni argillosi e calcarei insieme: tannini ora ancora ruspanti, decisi, di non facilissimo approccio, ma che donano una bella personalità complessiva al vino. Naso dolce e maturo, con una definizione ciliegiosa ben eseguita.

Sangiovese di Romagna Riserva Calisto 2007 - Stefano Berti - Rivaldino in Monte (FC)
Chiese consulenza a Michele Satta ed al suo enologo Attilio Pagli ed insieme a loro Stefano Berti progettò la prima vendemmia del 2000 per la produzione di due vini, uno dei quali, appunto, il Calisto. Con l'aggiunta di un 10% di Cabernet Sauvignon, fermentazione in acciaio e affinamento in barriques di secondo passaggio, nasce questo campione tanto severo ed austero in bocca, quando dolce e fruttato al naso.

Sangiovese di Romagna Superiore Riserva Domus Caia 2007 - Ferrucci - Castelbolognese (RA)
12 mesi in tonneaux da 500 litri da uve sottoposte ad un appassimento naturale. Decisamente in divenire, con tannini mordenti ora, ma di bella tessitura. E' la dolcezza del frutto, in confettura, quasi fragolosa con tocchi di bella balsamicità a catalizzare il quadro aromatico, di buonissima definizione.

Sangiovese di Romagna Superiore Riserva Thea 2008 - Tre Monti - Imola (BO)
E' uno dei vini più rappresentativi dell'azienda, con uve che provengono dal podere Petrignone in provincia di Forlì. Circa 10.000 bottiglie ed un uso intelligente del rovere di allier nuovo. L'estrazione del frutto è di grande intensità, tutta giocata su decise note di visciole e prugne. Pieno, tannino levigato ma mai caricaturale, chiude con bello slancio e freschezza.

Sangiovese di Romagna Superiore Riserva Pietramora 2007 - Fattoria Zerbina - Faenza (RA)
Poco più di 15000 bottiglie per uno dei sangiovese di Romagna più rappresentativi dell'intera denominazione, che oramai deriva quasi interamente da vigne allevate ad alberello. Non solo frutto: piacevolmente maturo, ma non in confettura, vi si affiancano note speziate di buona eleganza e tocchi minerali. Vinificazione in acciaio ed affinamento in barriques francesi, 30% delle quali nuove.

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