Lugana Doc: la valorizzazione del vitigno e del territorio

“Il Lugana è, a mio avviso, uno dei vini bianchi più importanti d’Italia per versatilità e longevità”, così Luigi Bortolotti, responsabile del gruppo dei degustatori di AIS Lombardia, apre i lavori della giornata dedicata al Lugana Doc

Anna Basile

A San Martino della Battaglia, presso il podere Selva Capuzza, oltre 50 degustatori provenienti dalle delegazioni lombarde si sono riuniti per un approfondimento tematico: 20 campioni di Lugana in degustazione, rigorosamente alla cieca, per esplorare e capire meglio una Doc riconosciuta nel 1967, il terroir in cui nasce e il suo vitigno principe, la turbiana. 

Degustatori AIS Lombardia | Lugana

Con l’aiuto del presidente del Consorzio Tutela Lugana Doc, Luca Formentini, comincia un viaggio nel territorio in cui nasce il Lugana, un vino capace di dare ottimi risultati dallo spumante alla vendemmia tardiva. È l’anfiteatro morenico del lago di Garda la patria del Lugana, tra le province di Brescia e Verona. Un territorio ricchissimo e difficile da coltivare, che si può dividere in due macrozone: la prima, quella più ampia e pianeggiante, cuore della Doc, sede dei comuni storici di produzione, si estende tra Desenzano e Sirmione, fino a Peschiera del Garda. Questi terreni sono ricchissimi di argille e sali minerali, e qui si producono Lugana dalla spiccata mineralità, con tipici sentori di mandorla. La parte veneta, invece, quella più collinare, con altitudini che non vanno oltre i 130 m, ha suoli morenici e ghiaiosi caratterizzati da argille più sabbiose. I vini risultano meno minerali, con sensazioni calcaree, ma comunque molto freschi. Il microclima, influenzato dalle lievi brezze del lago, è mite e sempre costante, con poche escursioni termiche. Una culla climatica ideale per esaltare le caratteristiche della turbiana, parente del trebbiano di soave, vitigno generoso e difficile, che grazie alla sua acidità riesce a dare al vino ottime doti di invecchiamento. 

La degustazione si apre con tre Lugana Spumante metodo classico. Presente nel disciplinare della Doc dal 1975, lo spumante è ormai un prodotto consolidato nella tradizione del Lugana, diversissimo dai cugini franciacortini, ma capace di raccontare il suo territorio. I tre campioni, pur presentando delle differenze, hanno una caratteristica che li accomuna: la sferzante e piacevole freschezza, seguita dalla mineralità. In alcuni il frutto croccante e i netti sentori di agrumi sono la chiave interpretativa di un vitigno che in questo modo sprigiona le sue doti migliori, altri, che fanno lunghi periodi di affinamento o criomacerazione, hanno sentori diversi, meno caratteristici, legati a lievi tostature, a erbe aromatiche e note balsamiche. È la freschezza a farla da padrona, e a delineare un aspetto fondamentale del vitigno. 

La seconda batteria vede come protagonista il Lugana 2016, turbiana in purezza (il disciplinare ammette il 10% di altre uve purché non aromatiche), e anche questa degustazione conferma il carattere del vitigno: freschezza e mineralità. Il ventaglio odoroso, delicato e gradevole, oscilla tra leggeri sentori fruttati, sempre croccanti, di mela verde, agrumi e mandorla, oppure di erbe aromatiche come rosmarino e salvia, fino a note di pietra focaia e ardesia. L’assaggio è sapido, fresco, teso. Una degustazione che mette ben in chiaro una cosa: questa tipologia è il simbolo della Doc.

Degustatori AIS Lombardia | Lugana

Con la terza batteria la degustazione si sposta sui Lugana Superiore (i due campioni sono entrambi del 2015) e Lugana Riserva (2015, 2014, 2013). La menzione Superiore entra nel disciplinare nel 1998 e riguarda i Lugana con un anno di affinamento in più a partire dall’anno della vendemmia. I campioni sono più complessi della versione base. Il colore, pur essendo sempre giallo paglierino, vira in frequenti riflessi dorati, mentre i profumi risultano molto più articolati e variano da sentori di agrume maturo, mandarino e mela, alle erbe di campo, oltre alle ricche note di nocciola e spezie. L’assaggio rivela ancora l’acidità, che in questa batteria è più vigorosa, sempre affiancata da una sapidità di natura minerale che rende il vino sfaccettato e gustoso. Nei Riserva la freschezza è sostenuta da una morbidezza piacevolissima. I due anni di invecchiamento rendono netti i sentori tostati e balsamici al naso che diventa quindi più evoluto e complesso. Rimane la sensazione minerale al palato, anche se giocata su toni più avvolgenti e caldi. Il finale è lungo, elegante e morbido. 

L’ultima batteria vede protagonista due Lugana vendemmia tardiva (2015, 2014) e due vecchie annate (2008, 1999). “Dedicarsi alla vendemmia tardiva significa valorizzare tutto il vitigno”, ricorda Luca Formentini, e con questa tipologia la turbiana riesce a mostrare davvero tutte le proprie potenzialità. Le vendemmie tardive, ben lontane da un passito, hanno un residuo zuccherino non eccessivo, l’uva viene raccolta tra ottobre e novembre, una volta completato l’appassimento in pianta. L’acidità supporta poi lo zucchero per un assaggio equilibrato, vivo e armonioso. Sentori di evoluzione spadroneggiano nelle due vecchie annate che regalano note di tabacco, caramello, albicocca e frutti canditi, e conservano ancora una freschezza vivace, tonica che non si è spenta col passare del tempo. 

 

Una degustazione che ha convinto e ha raccontato un vitigno di grande personalità, capace di affrontare il tempo e conservare le sue caratteristiche principali. 

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