Eccellenze dal Sud Italia

Il percorso formativo dei Degustatori di AIS Lombardia continua il proprio giro d’Italia delle eccellenze: coordinati da Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, oltre 70 colleghi si sono dati appuntamento al Westin Palace Hotel di Milano per un ricco approfondimento sui vini di eccellenza del Sud e delle isole.

Davide Gilioli

5 marzo 2017: la nuova tappa della formazione dei Degustatori di AIS Lombardia passa anche da degustazioni insolite ed inaspettate, perché se è vero che questo gruppo è deputato a recensire i vini di Lombardia sia per la guida regionale “ViniPlus”, sia per quella nazionale “Vitae”, è fondamentale confrontarsi per capire quale sia il livello riconosciuto alle eccellenze vinicole (premiate con i “quattro tralci”, equivalenti ad un punteggio uguale o superiore ai 91/100) dai colleghi di altre regioni d’Italia, garantendo così una maggiore omogeneità e consapevolezza nel formulare il proprio giudizio. 

Si parte quindi con la prima delle quattro batterie di assaggi, dedicata a quattro bianchi della DOC Etna, prodotti prevalentemente dal vitigno carricante, autoctono che cresce in tutta la Sicilia ma che ha trovato nell’areale del vulcano il suo habitat prediletto, integrato con piccole quote di catarratto, inzolia e minnella, che regalano vini dalla spiccata acidità e sapidità, adatti anche a lunghi affinamenti. A differenza dei rossi, prodotti secondo il tradizionale blend di nerello mascalese nerello cappuccio, coltivati per la maggior parte nella zona a nord dell’Etna, le vigne più vocate per il carricante si trovano tendenzialmente sul versante est e sud. 

La seconda batteria ci porta in Puglia, con quattro vini ottenuti da primitivo in purezza, equamente divisi fra le due DOC principe dedicate a questo vitigno: i primi due, provenienti dall’areale di Gioia del Colle, crescono sull’altopiano delle Murge baresi, caratterizzate da terreni bianchi e rocciosi, di matrice calcarea e gessosa, in grado di regalare una certa freschezza ed eleganza anche a vini che non faticano a raggiungere e superare il 15% di titolo alcolometrico volumico; piuttosto diversa, invece, la seconda coppia di primitivo, proveniente dalla piana di Manduria, nel tarantino, che regala vini molto più potenti e concentrati su note di frutta rossa matura, che nelle versioni più affinate ricordano la prugna in confettura. 

Dopo una breve pausa viene servita la terza batteria, collocata in un’altra grandissima regione vitivinicola del Sud: la Campania. E parlando di rossi, i quattro “eletti” non potevano che essere Taurasi DOCG: in questa zona collinare e pedemontana della dorsale appenninica avellinese, le altitudini variano fra i 400 e i 700 metri s.l.m. ed i terreni ricchi di argille donano vini potenti e austeri, che richiedono periodo di affinamento più lunghi per potersi esprimere al meglio (lo stesso disciplinare prevede infatti un minimo di 3 anni, di cui uno in legno, prima dell’immissione al commercio, elevati rispettivamente ad un minimo di 4 anni, di cui almeno 18 mesi in legno, per la Riserva). Si arriva quindi a servire vini del millesimo 2009, dove l’espressione fruttata si arricchisce di sentori speziati e balsamici, non mancando di far notare la presenza di tannini ancora fitti e lasciando presagire che questi vini, già godibili, potranno essere “dimenticati” in cantina ancora per qualche anno.

Eccellenze Sud Italia | Degustatori AIS Lombardia

Con la quarta ed ultima batteria, infine, il viaggio tocca l’altra grande isola italiana, la Sardegna, presentando quattro rossi DOC a base cannonau. Diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo con il nome di grenache (in Francia) o di garnacha (in Spagna), l’origine storica di questo vitigno – piuttosto misteriosa - è da sempre contesa fra questi tre Paesi, nei quali annualmente viene anche indetto un concorso internazionale in cui gareggiano vini provenienti da tutto il mondo, prodotti con questa tipologia di uve. Caratteristiche principali sono la grande resistenza alla siccità ed alle malattie, oltre ad una certa vigoria, che ne hanno favorito la diffusione facendolo divenire il vitigno a bacca rossa più diffuso della regione. Tuttavia questa rusticità tende talvolta a ritrovarsi anche nel vino, per cui è risultato particolarmente interessante poter degustare quattro campioni di eccellenza, nei quali i produttori hanno saputo trovare il giusto equilibrio tra le morbidezze date dall’alcolicità e dalla struttura con l’impatto dei tannini e dell’acidità di questi vini. 

Nonostante la degustazione di alcuni “pesi massimi” dell’enologia italiana, la giornata è stata accolta con grande interesse da parte di tutti i Degustatori lombardi, perché ancora una volta ha rimarcato la grande importanza di saper valutare un vino non secondo regole e canoni assoluti, ma tenendo conto delle peculiarità dei vitigni impiegati e dell’espressione del territorio di provenienza, cercando di apprezzare e comprendere tutte le sfumature che derivano dai terreni, dal microclima, dalle tecniche utilizzate in vigna e in cantina, per poter ottenere vini di eccellenza come quelli degustati oggi.

Credit foto: Camilla Guiggi

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori