Jean Valenti, il decano dei sommelier, si racconta.

Jean Valenti, il decano dei sommelier, si racconta.

Interviste e protagonisti
di Giordana Talamona
22 dicembre 2011

E' arrivato in Italia nel 1960, Jean Valenti, storico fondatore dell'Associazione Italiana Sommelier, chiamato al Savini da Angelo Pozzi, il patron del celebrato ristorante di Milano.

Jean Valenti e Sergio Bassoli“L'avevo conosciuto quando lavoravo in Francia, come stagionale, – racconta Jean Valenti, con un accento francese che tradisce le sue origini – al ristorante Saint Maurice del Palace Hotel. Lui mi chiese se volevo prestare servizio al Savini di Milano. Io gli dissi un semplice “sì” e poco dopo partii con la famiglia per l'Italia”. 

Muggiò, dicembre 2011. Jean Valenti tiene in mano un calice di Pauillac 1999, Château Pichon Longueville Baron, mentre racconta la sua storia. Lo sguardo fiero, che traspare dai grossi occhiali calati sul naso, è rivolto verso tutti i sommelier che gremiscono la sala. La location è quella del ristorante Day By Day di Sergio Bassoli, il delegato di Monza e Brianza che ha voluto rendergli omaggio con una serata aperta a tutti i soci della provincia.

Valenti è qualcosa di più di un socio fondatore, nei suoi occhi si può leggere una vita intera passata nei più grandi ristoranti del mondo, prestando servizio a capi di stato, presidenti, industriali, attrici di fama internazionale e principi. Mentre parliamo se ne sta seduto comodamente, citando con noncuranza le grandi personalità che ha incontrato:  Maria Callas, Aristotele Onassis, Ranieri di Monaco, Grace Kelly, Saragat, Segni, Kennedy, Kruscev, Breznev, Harry Fonda, Totò, Vittorio Gassman, Sofia Loren, Vittorio De Sica.

Ricordo che dopo la prima alla Scala – racconta Valenti – arrivarono al Savini, Maria Callas ed Aristotele Onassis. Lui venne da me e mi mise nelle mani 100 dollari, ordinando per tutta sera fiumi di Don Perignon”. 

Jean Valenti nasce il 25 aprile del 1923, in Francia, da madre francese e padre italiano. Nel 1957 si sposa e, dopo aver passato molti anni in giro per il mondo, decide di trovare un luogo sicuro in cui fermarsi. “Nel 1958 era nata la prima figlia e, di lì a qualche anno sarei diventato padre per altre due volte. – spiega – Sia io, che mia moglie, sentivamo il bisogno di trovare una certa stabilità, per questo accettai la proposta del commendator Pozzi di lavorare al Savini”.

Chateau Pichon LonguevilleGiunto al Savini nel 1960, Valenti capisce subito che la cultura della sommellerie, in Italia, è ancora lontana da venire. “Rimasi un po’ deluso perché in un grande ristorante come il Savini, – prosegue – la maggior parte del vino era sfuso, con poche bottiglie di pregio. Capii che in Italia, allora, mancava completamente la cultura del vino. Dopo qualche anno fu un mio affezionato cliente a farmi riflettere sulla necessità di fondare l'associazione italiana  sommelier. Si trattava del direttore generale della Bayer, un uomo importante che aveva girato mezzo mondo e che mi disse: <<è un peccato che gli italiani non conoscano i propri vini>>. Fu allora che capii che senza una scuola che potesse formare dei professionisti del settore, nulla sarebbe mai cambiato”. 

 Dopo qualche anno, dunque, più precisamente il 7 luglio del 1965, si trovarono davanti ad un notaio di Milano, il prof. Gianfranco Botti, Jaen Valenti, Leonardo Guerra ed Ernesto Rossi per porre la firma alla nascita dell’Associazione Italiana Sommelier. A Gianfranco Botti fu affidata la presidenza, a Leonardo Guerra la vice-presidenza, a Jean Valenti la segreteria  operativa e ad Ernesto Rossi la tesoreria.

“Un po' alla volta iniziammo a farci conoscere, - prosegue Valenti – andai prima a Torino, poi a Roma per promuovere l'associazione. Un giornalista del Corriere della Sera ci intervistò, dandoci una buona visibilità, così fummo in grado di far partire anche i primi corsi”.

Da allora l'Associazione Italiana Sommelier di strada ne ha fatta: 31.000 iscritti al suo attivo ed oltre 150 sedi in tutta Italia, attestandosi come la realtà più importante tra le associazioni che si occupano di cultura del vino. 

“Sono molto fiero di vedere, oggi, tutti questi giovani sommeliers – conclude rivolgendo uno sguardo alla sala – auguro loro tutto il bene possibile, proprio come fossero miei nipotini. Una sola raccomandazione: degustare vuol dire farlo con discernimento: se sono arrivato alla mia età, in buona salute, è perché non ho mai esagerato”.

Tutti i suoi nipotini sommeliers, la ringraziano di cuore, Monsieur Jean Valenti, decano della sommellerie italiana.  

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I commenti dei lettori

lina raschetti
15 aprile 2013 - 00 02
lina raschetti

Carissimo Jean Valenti, dopo lungo peregrinare per riuscire a rintracciare un recapito telefonico, o comunicare con Annalena, con esiti negativi, mi è felice scoperta trovare in internet ciò che cercavo. Mi presento:
sono Lina Raschetti e davvero sempre ricordo l'amicizia e la stima con tutta la famiglia. I decorsi familiari hanno
prodotto difficoltà di ritrovi, per ovvie esigenze reciproche ma mai hanno cancellato il vero legame nel ricordo. E' bello scorrere nella lettura tanta meritoria.
BRAVISSIMO E TANTISSIMI COMPLIMENTI.
ATTENDIAMO UN CENNO CON L'AUGURIO DI RITROVARCI UNA VOLTA,
COME AI CARI TEMPI DELL'AMATA PALMA E RICORDO DEGLI ALLORA BIMBI: ANNALENA, FRANCESCO, DUILIO.
VISTO CHE LIVIO E' FRIULANO, PUO' SEMPRE IMPARARE DISCERNERE IL MEGLIO.
UN CARISSIMO SALUTO E CONGRATULAZIONI.
LINA LIVIO
E' stata una sorpresa bellissima scoprire con Livio l'articolo sopracitato, che insieme abbiamo letto e gustato.
Aggiungiamo merito al merito