Milena Pepe. Identità fiamminga e cuore verace

Milena Pepe. Identità fiamminga e cuore verace

Interviste e protagonisti
di Gabriele Merlo
14 gennaio 2015

Dal Belgio a Luogosano; giovane ma determinata, Milena è amministratrice ed enologa della Tenuta Cavalier Pepe

Milena PepeOcchi azzurri, biondi capelli, un’affascinante “R” francese, Milena, figlia del celebre Cavalier Angelo Pepe, non ha certamente l’aspetto della classica donna campana, ma il cuore sì. E l’amore e il rispetto per l’Irpinia, terra che ormai considera come casa, traspaiono nei discorsi appassionati di Milena, e dalle parole in dialetto napoletano che ogni tanto si lascia scappare e che pronuncia sorridendo con accento belga.

Milena è timida, arrossisce ai complimenti ma ha tanto entusiasmo, preparazione e voglia di mettersi in gioco, doti che ti contagiano empaticamente. Dopo averla conosciuta alla serata che AIS Milano ha dedicato ai suoi vini, sono subito stato colpito e incuriosito, tanto da decidere di intervistare questa giovane produttrice campano-belga. Ecco com’è andata…


Cos'hai provato quando tuo padre ti ha comunicato la sua intenzione di volerti affidare la sua tenuta a Luogosano?
All’epoca non conoscevo la realtà aziendale, quindi mi sono lanciata cominciando a vinificare le uve che mio papà vendeva alle più famose cantine irpine. Mentre lui era in Belgio ho poi creato la mia linea di vini, studiato la legislazione italiana, mi sono confrontata con la burocrazia e coi diversi uffici di competenza e occupata di contabilità e marketing; infine, ho trovato i migliori fornitori che mi vendevano prodotti di qualità al miglior prezzo. Mi sono affermata e ho dimostrato le mie competenze per quattro anni, prima di avere la carica ufficiale di amministratrice e socia della Tenuta Cavalier Pepe.


Com'è stato il primo impatto con la realtà vitivinicola italiana e in particolare con quella Irpina? 
Sono arrivata in Italia a venticinque anni. Ero una donna straniera, giovane, bionda e con la “R” moscia. Tutti elementi che di primo impatto avrebbero potuto essere soggetti a pregiudizi. La mia iniziale preoccupazione è stata quella di conoscere altri produttori per poter capire i meccanismi della viticoltura irpina. Volevo e dovevo conquistare il rispetto degli altri viticultori, e così ho fatto approcciandomi a loro con altrettanto rispetto.


Hai trovato grandi difficoltà? 
Sì, ero da sola e lavoravo sia in cantina che in ufficio. I miei zii a Luogosano mi sostenevano ma non erano del settore, la mia famiglia era in Belgio, per cui ho dovuto concentrarmi sul lavoro. Dovevo imparare tutto, perché non sapevo come poter realmente gestire un’azienda in Irpinia. A Luogosano venivo solo in vacanza in estate una volta all’anno. Un giorno sono caduta da un serbatoio, mi sono fatta male e sono andata da sola all’ospedale, non dicendo nulla alla mia famiglia per non farla preoccupare. Tutti pensavano che non avrei portato a termine questa avventura e che mi sarei demoralizzata. Grazie alle mie capacità ho perseverato, ho cambiato commercialista, avvocato, ho litigato con persone che volevano approfittarsi di mio padre. Oggi, a 35 anni, ho ancora problemi da affrontare quotidianamente, a cui si sono aggiunte le difficoltà di occuparmi della mia famiglia in un posto dove non ci sono servizi. Spero in futuro di poter creare un asilo o un doposcuola aziendale per i miei figli e per quelli delle mamme che lavorano da me.


Vigneti Taurasi Tenuta Cavalier PepeIn che modo i tuoi studi belgi e francesi ti stanno aiutando nel lavoro in cantina e in vendemmia? 
Ho studiato e lavorato in diversi posti e Paesi, ho imparato svariati metodi di lavoro, il rigore degli olandesi e la serietà dei francesi. In Belgio ho studiato e mi sono laureata in marketing, management e gestione aziendale, ho anche partecipato a un progetto Erasmus alla Hogenschoool di Utrecht. In Francia ho studiato marketing del vino alla Université du Vin à Suze-la-Rousse e ho lavorato nell’azienda Chapoutier, nella Valle del Rodano. In quel periodo ho fatto visita a molti produttori francesi e italiani che mi hanno trasmesso la passione per questo lavoro e per il vino di qualità. Mi sono infine laureata in viticultura ed enologia a Macon. Ho studiato agronomia, enologia, viticultura; ho anche lavorato in vigna e in cantina a Chateauneuf-du-Pape nella cantina Domaine de la Janasse. Quando sono arrivata in Italia avevo una buona formazione sia teorica che pratica.


Come applichi il concetto di terroir, tanto caro alla cultura d'oltralpe, nei tuoi oltre 40 ettari di vigneti in Irpinia? 
Grazie al clima soleggiato, ai suoli vulcanici e argilloso-calcarei, i vini possiedono grande struttura, corpo e un perfetto equilibrio. Aggiungiamo solo una bassa dose di solfiti e nessun tannino, alcool o altre sostanze nei nostri vini. Il territorio dona per natura tutti gli elementi necessari per fare grandi vini da invecchiamento. Il mio desiderio è quello di produrre tre diversi Taurasi Riserva con le uve provenienti dalle tre colline della tenuta (La Carazita, Pesano e Santa Vara) così che questi tre vini possano esprimere al meglio la tipicità di ogni parcella, dei suoli e delle esposizioni. In futuro ho anche intenzione di praticare un’agricoltura biodinamica per poter esaltare maggiormente il potenziale e la tipicità di ogni singola vigna.


Produttrice di vino, appassionata di formaggi e prodotti agroalimentari artigianali, quali sono i tuoi progetti futuri? 
Amo mangiare bene, con consapevolezza ed equilibro. Desidero imparare, e insegnare alle persone, la corretta alimentazione e a prestare maggior attenzione alla qualità del cibo. In tutte le manifestazioni a cui partecipo cerco di abbinare ai miei vini i prodotti tipici irpini o campani. In futuro vorrei aumentare la visibilità e la notorietà della tenuta. Vorrei vendere i miei vini sempre più all’estero e conquistare nuovi mercati come India, Sudamerica, Russia. In piccolo, invece, creerò un asilo e un campo scout estivo per bambini nella nostra stupenda tenuta.


Qual è tra, tra i tuoi vini, quello a cui sei più legata o che preferisci? 
Il Taurasi è il mio preferito. Lo vinifico in purezza da sole uve aglianico, l’uva che mi dà maggiori soddisfazioni. Le uve provenienti dalle nostre vigne situate tra 350 e 500 metri di altitudine sono alla base di questo vino di gran corpo, con tannini eleganti, finezza e persistenza che esprimono appieno il territorio irpino. All’interno della tenuta abbiamo diverse parcelle nelle quali coltiviamo l’aglianico, e ognuna di esse regala al vino caratteristiche, sapori e aromi diversi.

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