Moscato di Scanzo: la più piccola DOCG italiana punta in alto

Moscato di Scanzo: la più piccola DOCG italiana punta in alto

News dai Consorzi lombardi
di Paola Brambillasca
13 luglio 2011

La regina Elisabetta ne è una grande estimatrice e ogni anno ne ordina alcune casse per degustarlo con la famiglia e per offrirlo ai suoi ospiti. Forse è solo una leggenda che rimbalza da anni nella valle bergamasca, ma la casa reale non ha mai smentito queste voci che vogliono il Moscato di Scanzo uno dei protagonisti della carta dei vini di Buckingham Palace.

Moscato di ScanzoE se in Inghilterra questo vino sembra già aver preso piede da diversi anni, anche nel resto del mondo si stanno accorgendo della straordinaria qualità di questo prodotto unico in Italia nel suo genere.

Il Moscato di Scanzo, divenuto DOCG nel 2009, è uno dei vini più antichi d’Italia. Da disciplinare può essere prodotto solo con uve coltivate nella fascia collinare di circa 20 ettari del Comune di Scanzorosciate. La vendemmia è tardiva e le uve Moscato di Scanzo vengono fatte appassire dai 20 ai 50 giorni sui graticci in ambienti con una temperatura non superiore ai 15 gradi.

L’invecchiamento viene effettuato in contenitori di vetro o di acciaio, dato che questo passito non tollera il legno. Il prodotto può essere messo in commercio dopo il 1° novembre dei due anni successivi alla vendemmia.

Il vicepresidente del Consorzio Sergio Maiorana ha risposto alle nostre domande.

A distanza di tre anni dall’acquisizione della DOCG possiamo già tirare qualche conclusione?

I nostri associati hanno accolto con grande entusiasmo questo riconoscimento, segno evidente della qualità del nostro prodotto e, soprattutto, della sua unicità. Il Moscato di Scanzo è davvero un vino di nicchia da degustare, non da bere. Per questo motivo il mercato è ovviamente diverso, per certi aspetti più difficile. L’acquisizione della DOCG ha dato al nostro prodotto una spinta maggiore sia nell’ambito commerciale sia nell’ambito della qualità. I controlli sono aumentati e le aziende hanno fatto investimenti importanti per migliorare la qualità. I ricambi generazionali, inoltre, hanno portato in questi ultimi anni a un approccio più moderno verso le nuove tecnologie e tecniche sia in cantina sia in vigna.

Se dovessimo fare un sondaggio del parere dei consorziati sulla positività dell’essere diventati DOCG, sono sicuro che la risposta sarebbe a favore di questa denominazione che ci conferisce grande lustro e prestigio.

Il Moscato di Scanzo è sprovvisto di una DOC d’appoggio.

Esatto. Non abbiamo all’interno della nostra area una DOC che supporti il nostro prodotto perché non è pensabile dare un’alternativa di Moscato alla nostra DOCG conquistata con grande fatica. Sarebbe interessante invece pensare di produrre, sempre con la stessa uva, un vino alternativo. Qualche azienda sta già facendo delle sperimentazioni in questo senso.

In che modo gli appassionati sommelier o i semplici turisti possono conoscere il Moscato di Scanzo?

Nel 2007 è stata costituita la “Strada del Moscato di Scanzo e dei sapori scanzesi” che coinvolge non solo i produttori vitivinicoli, ma anche i ristoranti, le enoteche e gli alberghi del nostro Comune. Si tratta di un’associazione parallela al Consorzio che lavora in piena sinergia con il territorio organizzando diverse manifestazioni con l’obiettivo di promuovere tra gli appassionati del settore e tra i semplici curiosi il grande patrimonio enogastronomico della nostra area. Tra gli eventi che ogni anno vengono organizzati, la “Festa del Moscato di Scanzo e dei sapori scanzesi” che prenderà il via il primo weekend del mese di settembre. Nella passata edizione ha visto un grande successo di pubblico, che si aggira intorno ai 20.000 partecipanti.

Stiamo poi lavorando per organizzare alcune serate di degustazione e di promozione del nostro prodotto nel prossimo inverno.

Moscato di ScanzoQual è la caratteristica del vostro vino che piace agli appassionati?

Credo sia la personalità. Nel senso che un moscato non è mai uguale all’altro. All’interno della stessa area, la composizione del terreno cambia in modo sensibile tanto da poter avere due passiti molto differenti, pur essendo prodotti da aziende confinanti.

Quali sono gli obiettivi futuri?

Abbiamo il desiderio di aumentare la produzione che attualmente si aggira sulle 60.000 bottiglie da mezzo litro ogni anno cercando per cercare di raggiungere quota 100.000. Per fare questo è necessario ampliare le superfici vitate, ovviamente sempre entro i limiti imposti dal disciplinare che prevede solo l’area del Comune di Scanzorosciate.

Il nome del Moscato di Scanzo è balzato agli onori della cronaca per la minaccia di alcuni lavori per l’interramento di un gasdotto che attraverserebbe proprio parte dell’area collinare attualmente vitata. Il Consorzio quale posizione assume in questo senso?

In questo momento siamo ancora in una fase delicata, in cui non ci sono decisioni definitive e provvedimenti già presi su cui intervenire. Nel caso ci dovessero essere aziende a rischio, il Consorzio interverrà per tutelare gli associati.

Moscato di Scanzo DOCG in pillole

DOCG riconosciuta con Decreto 28/04/2009 - G.U. 19/05/2009.

Zona di produzione

Comprende l’area vocata alla qualità, con esclusione dei terreni pianeggianti, del comune di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo.

Vitigno

Moscato di Scanzo in purezza

Resa massima di uva in vino: 30%

Invecchiamento minimo: 2 anni

Contatti

Consorzio di Tutela Moscato di Scanzo
Via Abadia, 33/a - 24020 Scanzorosciate (BG)
Tel. 035.6591545

Presidente del Consorzio Moscato di Scanzo: Giacomo de Toma

www.consorziomoscatodiscanzo.it

www.stradadelvinoscanzo.it

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori

alessandro boccardo
15 luglio 2011 - 09 41
alessandro boccardo

chiunque in qualsiasi altra parte del mondo con una tradizione vinicola avrebbe pensato, invece di aumentare la quantità della produzione estendendo l'area vitata, ad aumentare il valore della produzione anche creando un effetto scarsità. Possibile che ogni volta che qualcosa di buono si affaccia al mercato, non solo del vino, si cerca di svaccarlo credendo di guadagnare di più? vedi lardo di colonnata, ecc. ecc.