Il Brunello conquista Bergamo

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29 ottobre 2012

Il Brunello conquista Bergamo

Brunello chiama, Bergamo risponde. Sabato 20 ottobre, oltre 650 appassionati hanno affollato le sale del Centro Congressi Giovanni XXIII a Bergamo, dando il benvenuto a 32 produttori del Consorzio del Brunello di Montalcino.

Giordana Talamona

Sette sommelier al lavoro per oltre 500 bottiglie stappate nelle quattro denominazioni tipiche del territorio, Sant’Antimo, Moscadello, Rosso di Montalcino e non ultimo Sua Maestà, il Brunello.

“Pianificare un evento di questa portata non è stato facile, tutta la macchina organizzativa è partita circa tre mesi fa.  - spiega Nives Cesari, delegata di AIS Bergamo – Oltre ai molti ospiti invitati dalle aziende, abbiamo avuto una buona risposta di pubblico, per certi versi inaspettata, segno che quando un evento legato al vino è di alto livello, gli appassionati non mancano, tutt’altro”. E la partecipazione è andata ben al di là di Bergamo e provincia, perché per incontrare le aziende del Brunello sono arrivati sommelier e appassionati da tutta la Lombardia. Un risultato che premia non solo tutto lo staff di AIS Bergamo, ma anche l’alta qualità di uno dei vini più conosciuti al mondo, portabandiera di quel made in Italy che, oggi più che mai, è determinante per l’immagine del nostro Paese.

Un territorio relativamente piccolo, appena 2100 ettari vitati per il Brunello di Montalcino con una produzione annua di 8,5 milioni di bottiglie, il 65% delle quali esportate in tutto il mondo. Il primo mercato è quello statunitense, pari al 25% dell’export, a seguire  Germania (7,5%), Svizzera (5,5%), Canada (5%), Regno Unito (2,5%), Giappone (2%) e altri 60 Paesi (17,5%). “In questi anni la concorrenza per accaparrarsi nuove fette di mercato è diventata sempre più alta.  – spiega Fabrizio Bindocci, Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino – Tutto il mondo ormai produce vino, senza contare che alcuni Paesi hanno colmato dei gap qualitativi, diventando in pochi anni degli agguerriti competitori. La nostra risposta, anche a seguito della crisi economica del 2008, è stata quella di aumentare la qualità produttiva, mantenendo inalterato il nostro posizionamento nel mercato estero”. Questo ha significato un abbassamento delle rese da 80 quintali per ettaro, come previsto dal disciplinare di produzione, a 60 quintali. “Oggi grazie a questa politica non solo non abbiamo giacenze di vino in cantina – continua Bindocci – ma i prezzi, sostanzialmente invariati negli ultimi anni, stanno leggermente aumentando, cosa che ci fa ben sperare per la stabilizzazione del mercato”.  

Sangiovese al 100%, il Brunello viene affinato in botti di rovere per almeno due anni e immesso in commercio dopo cinque anni dalla vendemmia. I territori a sud di Montalcino, più caldi e meno umidi, composti da calcari e marne a est,  e da argille e calcari a ovest, danno vini più tannici e potenti, mentre quelli a nord, composti da argille e sabbia, regalano vini con maggiore eleganza e finezza. Sia come sia il Brunello, rappresentante nel mondo dell’italian style, non solo resiste alla crisi, ma è alla ricerca di uno spazio tutto nuovo nei mercati orientali in espansione. “Portare la cultura del vino in quei mercati è la strategia vincente. – conclude Bindocci – Solo sei anni fa la Cina conosceva a malapena il Brunello e stentava, persino, a pronunciarne il nome. Oggi le cose stanno cambiando e dobbiamo lavorare affinché in quei Paesi diventi un vino altamente riconoscibile”.  E perché no, faccia da traino ad altre produzioni italiane di livello. Un obiettivo prima di tutto culturale su cui sta puntando anche l’Associazione Italiana Sommelier.  

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I commenti dei lettori

marco falconi
02 novembre 2012 - 01 59
marco falconi

davvero un grande evento complimenti a Ais Bergamo, per averlo organizzato, BRAVISSIMI