Oltrepò Pavese. Il valore aggiunto delle Cantine Sociali

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04 giugno 2014

Oltrepò Pavese. Il valore aggiunto delle Cantine Sociali

Domenica 11 maggio 2014, presso il Teatro Comunale Dardano di Montù Beccaria (PV), è stato presentato il libro dal titolo “Le Cantine Sociali in Oltrepò Pavese. Cooperazione e Solidarietà” (Graphia Studio Edizione, Pavia, maggio 2014), scritto dal notaio Franco Tonalini. Una testimonianza importante, che racconta l’evoluzione di un territorio vitivinicolo, dalle sue origini sino alla nascita delle Cooperative

Gabriella Grassullo e Ezio Gallesi

Le Cantine Sociali in Oltrepò Pavese - Franco TonoliniL'autore ha ideato il progetto editoriale coinvolgendo alcuni dei Comuni limitrofi ma, «è con un pizzico di orgoglio che il Comune di Montescano è diventato capofila di questa iniziativa» ha affermato il sindaco Giampiero Roggero. Per la realizzazione dell'opera il contributo di uomini, aziende viticole e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia, è risultato alla fine fondamentale.

Il libro è dedicato a tutti i viticoltori dell'Oltrepò Pavese e rappresenta un prezioso documento, frutto di competenza storica e di una ricerca scrupolosa e scientifica, dovuta anche alla "formazione" dell'autore, alla sua voglia di capire e approfondire "il mondo del vino in cooperazione". Nasce anche dalla passione prima del nonno prima, e del padre poi. Nell'opera troviamo il racconto di oltre un secolo di evoluzione economica del territorio vitivinicolo oltrepadano, dalle origini della vite fino alla nascita delle cooperative, arricchito con foto inedite e con una carta geografica storica di Pavia Principato.

Qui di seguito vi riportiamo un estratto degli interventi degli ospiti che hanno animato la presentazione del volume, moderata dal giornalista Matteo Colombo:

Giancarlo Vitali, Presidente Fondazione Comunitaria della provincia di Pavia

«Il Prof. Montemartini ha voluto dire basta alla commercializzazione selvaggia dell'uva ed allo sfruttamento di questo bene, indispensabile per l'economia della zona. Era fondamentale che l'uva si vendesse al prezzo giusto e non sotto il ricatto della pubblica piazza. Ecco allora che l'idea di Montemartini prese piede e nacque la prima Cantina Cooperativa Sociale: a questa fecero seguito altre e si costituì la Federazione delle Cantine Sociali dell'Oltrepò Pavese con sede a Montù Beccaria, eravamo all'inizio del '900 (1902). L'Expo internazionale di Milano del 1906 fu poi l'occasione per dare visibilità alla nascita della nuova Istituzione. Voglio sottolineare che l'Oltrepò vitivinicolo, terra vocata allo sviluppo ed alla coltivazione dell'uva così come alla produzione di vino, non abbia il giusto riconoscimento che conta da parte degli operatori di settore, organizzazioni e critici enogastronomici».

Fabrizio Guerrini, La Provincia Pavese

«Un libro sulle Cantine Sociali..., se mai si scriverà un libro sulla storia dell'Oltrepò Pavese, un capitolo molto denso sarà dedicato alle Cantine Sociali, ma quello dopo, altrettanto denso, sarà dedicato a come l'Oltrepò è riuscito, in questi anni, a farsi male. Stiamo parlando della poca valorizzazione delle proprie capacità, delle proprie qualità. Farsi male e farsi bene: perché la storia delle Cantine Sociali, se la si guarda dall'esterno, si scoprirà che sono un unicum, una realtà importante, che non ha molti altri paralleli nel mondo della vitivinicoltura Italiana. Con la sua specificità ha portato ricchezza, garantendo al vitivinicoltore che ha una piccola azienda un reddito per la sussistenza della propria famiglia, e nello stesso tempo ha dato un senso all'attento lavoro in vigna senza essere massacrato dalle varie logiche di mercato. Creare quella massa critica di produzione che però valorizzasse l'impegno dei singoli viticoltori.

Presentazione Libro FrancoTonolini - Montù BeccariaLa Cantina Sociale ha svolto questa capacità di tenere i piccoli produttori legati al proprio territorio evitando quel degrado che purtroppo adesso si verifica, perché alcuni di loro, per tanti altri motivi, abbandonano le vigne. La Cantina Sociale ha dato risposta a questa esigenza ma nello stesso tempo ha creato i presupposti per una criticità. Penso alla Franciacorta: là non ci sono le Cantine Sociali. Si trovano quattro produttori la sera in pizzeria e decidono le strategie di mercato. In Oltrepò Pavese questo non è possibile, perché la varietà, la ricchezza delle produzioni, delle presenze, impedisce di fare un discorso totale di squadra, predomina il discorso della difesa del proprio campanile, dimenticando che è il gioco di squadra quello che conta. La sfida è importante e le Cantine Sociali stanno ruotando da sempre in una specie di orbita parallela: a volte subentrano nelle logiche di questo territorio, a volte si chiamano un po' fuori. Allora bisogna ragionare, ad esempio, sul tema della tutela della denominazione, e sul tema della tutela della produzione; noi sappiamo che molta uva delle nostre zone finisce fuori dall'Oltrepò, ma è il mercato globale che lo impone e costringe il mondo del vino a decidere le masse di produzione e le quantità da portare fuori dal territorio.

Però c'è anche un velo di tutela della denominazione, su quel lavoro dei singoli vignaioli che quando lavorano le vigne gli danno un nome, quello che per i francesi è il cru. Quelle vigne hanno un nome ed un cognome, una loro specificità: è chiaro che quando quelle uve vengono conferite alle Cantine Sociali entrano in un gioco di massa critica diverso. Si dovrà decidere del futuro dell'Oltrepò senza chiamar fuori le Cantine Sociali, ma costringendole a chiarire quale è il loro ruolo sul territorio: se è soltanto quello di parlare una logica di mercato o la logica è anche quella di tutelare la denominazione. In questo modo si difendono tante piccole aziende che su quella denominazione devono garantire in modo altrettanto importante il reddito alle loro famiglie.

Ricordo l'esperienza della presidenza del Duca Denari alle Cantine La Versa: aveva cercato, forzando sull'immagine, di portare il dibattito sul tema della denominazione sulla qualità produttiva. È importante anche il marchio, è importante anche la specificità del territorio. Credo che il dialogo si arenò. Questa sarà la sfida, che l'Oltrepò dovrà assolutamente affrontare per vincere». 

Atto costitutivo Cantine SocialiMarisa Fumagalli, Corriere della Sera

«Ricordo che negli anni  '70 mi recai in una famosa enoteca di Milano a cercare uno spumante: "La Versa" mi risposero. Oggi citerebbero altri nomi.  Ci viene chiesto di parlare dell'Oltrepò, ma si è persa l'immagine, l'identità, nonostante le potenzialità di questo territorio; c'è una forte concorrenza, l'Oltrepò dovrebbe sintonizzarsi sulla linea della comunicazione anche della gastronomia, è a un bivio che richiede una svolta»

Giulio Cipollone, Pontificia Università Gregoriana

«Parlare di vino significa parlare di comunità, di stare bene insieme, il fil rouge che domina in qualche modo la scena del volume, è il fatto della socialità, Cantine Sociali, che direi d'augurio e anche certezza per l'Oltrepò. Il presente libro, con sottotitolo "Cooperazione e Solidarietà", racconta in modo tanto documentato quanto semplice, la storia appassionante di come l'uva è stata per l'uomo un'occasione di aggregazione, offrendo uno spazio sociale per la cooperazione e la solidarietà. È un libro originale e funzionale, offre una panoramica di modernità economica, tocca la politica e l'ecologia. L'autore ha cercato le risorse sistematiche di tutto ciò che ruota attorno al vino con rigore scientifico, chiarezza e struttura narrativa».

Franco Tonalini, autore del libro, ricorda l'Onorevole Luigi Montemartini

«Fautore della prima Cantina Sociale a Montù Beccaria, laureato in Scienze Naturali, botanico e profondo conoscitore del ciclo vegetativo e produttivo della vite, nonché della fatica del contadino per accudirla, fu dal 1900 deputato al Parlamento del Regno d'Italia nel consiglio di Stradella, carica che manterrà per circa sei mandati consecutivi. Socialista-riformista, si troverà ad interessarsi anche alla questione agraria, diventando poi organizzatore sindacale e perciò profondo conoscitore della realtà contadina, percorso che lo porterà a prendersi a cuore la sorte di questi piccoli coltivatori oltrepadani dediti all'agricoltura , arrivando alla conclusione che sarebbe stato necessario procedere alla creazione di una nuova forma di associazionismo cooperativistico per piccoli produttori di uva. Secondo la sua visione, una volta costituite, le Cooperative avrebbero dovuto trasformare l'uva da loro conferita in vino, per poi a tempo debito rivenderlo, ripartendo l'utile ricavato tra i soci conferenti, come remunerazione del prezzo dell'uva. In questo modo, riteneva, si sarebbe potuto affrancare il piccolo produttore, che da solo non poteva avere alcuna forza contrattuale sul mercato, dall'inevitabile strapotere dei commercianti e dei mediatori. Secondo questo schema sono state costituite in Oltrepò 15 Cantine Sociali: di queste ben 12 sono state fondate nel breve arco di tempo compreso dall'8 giugno 1902 e il 24 novembre 1907, quasi tutte su ispirazione del Prof. Montemartini. Le rimanenti 3 cantine sono state costituite in tempi più recenti, dal 1931 al 1961. Ad oggi sono quattro le Cantine Sociali rimaste in vita ed operanti: la Cantina Sociale La Versa SpA, Torrevilla Viticoltori Associati di Torrazza Coste e Codevilla Soc. Coop.r.l., Terre d'Oltrepò Società Cooperativa agricola per Azioni, Cantina di Canneto Pavese Società Cooperativa Agricola».

Giampiero Roggero, Sindaco di Montescano

«Questo libro ci ha permesso di capire qualcosa del nostro passato, ha il seme e le basi per guardare e pensare al futuro con serenità. Leggendolo ho preso nota di due parole: cooperazione e solidarietà. La mia riflessione è questa: proviamo a fare noi, tutti i giorni, cooperazione e solidarietà nei piccoli fatti quotidiani. Avremmo sicuramente un mondo migliore dell'attuale». Mozart diceva: "tutto è stato creato ma non ancora composto". L'Oltrepò Pavese è già composto da un'ambiente unico, colline  luminose, bellezze segrete, è imprevedibile. Questo patrimonio, con i suoi uomini, è la strada della sua completa composizione».

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