Angelo Gaja. Il Re di Barbaresco

Inutile raccontare Angelo Gaja, solo chi lo ha incontrato può capire il perché del suo successo. Incontrarlo è come ritrovarsi faccia a faccia con la storia stessa del vino italiano. La forza, l'intraprendenza e la simpatia di quest'uomo sono contagiose.

Raffaella Ceruti

La passione è palpabile e ad ascoltarlo c'è un'incantata platea di sommelier ed appassionati che numerosi sono accorsi a questo evento, rimanendo come rapita dal travolgente entusiasmo di quest'uomo. La storia di questa dinastia nasce nel 1859 quando il trisnonno Giovanni fondò la storica cantina a Barbaresco, da allora Gaja è rimasto sinonimo di qualità. La bisnonna Clotilde Rey incoraggiò Angelo, seconda generazione della famiglia, a puntare su una produzione di qualità già ai primi del '900, quando i tempi imponevano quel rigore economico che portava a fare della quantità la parola d'ordine di molti produttori, come continua ad accadere ai nostri tempi, tra l'altro. Nel 1961, al suo debutto in azienda, Angelo, quarta generazione della famiglia, fu pioniere della valorizzazione del Barbaresco nel mondo. Fu il primo a capire che l'export era la carta vincente per il vino italiano: proponendo il suo prodotto sul mercato americano cominciò la grande scalata della sua cantina. Oggi questa realtà conta 100 ettari vitati in Piemonte e più di 200 in Toscana, affiancando così la produzione piemontese con i più rinomati vini toscani, Brunello di Montalcino in testa. L'enologo Guido Rivella è l'anima di tutti i vini della famiglia Gaja. La straordinaria degustazione di questa sera, guidata da un sempre grande Guido Invernizzi, comincia da uno splendido champagne e termina con un Calvados, passando da Montalcino, dal Reinghau fino ad approdare ovviamente a Barbaresco.

Ma vediamo i vini in particolare:

Champagne Gosset Gran Reserve

Dalla valle della Marna un vino di grande eleganza, come ben si addice al più classico dei Pinot Meunier. Bellissimo il naso, ricco di lieviti, pane ma anche profumi di pasticceria, di mandarino candito; in bocca risalta l'eleganza e la persistenza, accompagnate da morbidezza ed una buona acidità.

Wegeler Geheimrat “J” Riesling 2006 Spatlese trocken

Dopo un primo momento di timidezza, eccolo aprirsi e mostrare tutto il Riesling che c'è in lui. Grande mineralità, profumi tipici di idrocarburo, carbone, una nota di agrumi ad alleggerire l'olfatto e in bocca una pienezza, una persistenza e una freschezza veramente piacevoli.

Brunello di Montalcino Sugarille DOCG 2006 Pieve Santa Restituta – Gaja

Sangiovese del vigneto Sugarille – 18 mesi in barrique, un anno in botte, e poi due anni in bottiglia per ottenere un'ottima tipicità in questo Brunello. Spiccano al naso le note di confettura, di spezie e in bocca è elegante e persistente.

Sperss Langhe Nebbiolo DOC 2003 – Gaja 

Nebbiolo94% e barbera 6% per questo vino che fa 12 mesi in barrique e 18 mesi in botti tradizionali. Troviamo al naso un arcobaleno di profumi. Dai petali di fiori passiti, alle spezie, zenzero, vaniglia e carruba. In bocca una bella consistenza riempie e soddisfa. Vino di grande classe, da lasciare invecchiare per godere appieno di un vero capolavoro.

Barbaresco DOCG 1999 – Gaja Nebbiolo 100% proveniente da 14 vigneti differenti, ognuno dei quali dona al prodotto le particolarità della sua terra e del suo sole. I profumi sono concentrati sulle note di tabacco, cioccolato. In bocca convince e conquista. Caldo, con un tannino elegante.

E per chiudere in avvolgente bellezza un Calvados Millesime 1990 AOC Domfrontais Louis de Lauriston, per brindare come si conviene ad un poeta del vino perché, come sosteneva Aimé Guibert: “Il vino rappresenta un rapporto quasi religioso tra l'uomo, gli elementi naturali e l'immortale.

Ci vuole un poeta per fare un grande vino”... Ed Angelo Gaja lo è.

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