La Borgogna sul lago di Lecco

Come ideale continuazione della serata sul Nebbiolo, si continua a parlare di vitigni antichi e difficili da coltivare, di vini famosi e intriganti, che sanno suscitare emozioni in chi li assaggia: sua maestà “le Pinot Noir de Bourgogne”.

Valerio Mondini

Serata Borgogna - Guido Invernizzi

Relatore: Guido Invernizzi

L’ambiente è di prestigio, le sale del ristorante “Il Griso” a Malgrate, le cui vetrate si affacciano sulle luci della città di Lecco riflesse nel lago, la partecipazione è calorosa e numerosa, il relatore è conosciuto e conta diversi ammiratori tra il pubblico.

E Guido Invernizzi non delude i suoi estimatori e parte subito con una serie di affermazioni decise: “Il Pinot Noir è il miglior vino del mondo”; “Il Pinot Noir della Côte de Nuits è irraggiungibile”.

Il protagonista é un vitigno che ha più di duemila anni, che subisce fermentazioni tumultuose, necessita di grandi escursioni termiche e non ama il caldo.

Dopo un breve excursus storico che parte dal VI secolo A.C. con i Romani, passa dai Burgundi, dal monachesimo e arriva fino alla parcellizzazione delle proprietà del 1798 e ai Négociant éleveur, si parla infine della Côte de Nuits, una serie di colline alte 300-350 metri, di terreno calcareo, esposte a est (faces the sun come dicono gli americani).

Tutti i vini in assaggio arrivano da questa zona prestigiosa, da cui provengono le denominazioni più famose e costose del mondo, come i Grand Cru di Grands Echézeaux e Echézeaux,  i Premier Cru di Vosne-Romanée. di Romanée-Conti e di La Tâche, gli altri  Grand Cru di Richebourg e di Romanée-St. Vivant.

Il primo vino in degustazione è il Côte de Nuits Villages “Aux Faulques” 2008 Jean Marc Millot. Di colore rubino, al naso appare ben fatto ed equilibrato, con belle note fruttate di bacche rosse, ribes, mora, lampone, una leggera speziatura di pepe e noce moscata e nessuna nota terziaria da evoluzione. In bocca si avverte un tannino delicato, un potere alcolico deciso ma piacevole, una buona persistenza accompagnata da una grande freschezza. Vino che deve ancora dare molto e dovrà completare la sua evoluzione.

Si passa quindi al Gevrey Chambertin 2002 Gilles Burguet. La provenienza da terreni ferrosi conferisce una maggior carica di colore, in un vino che si presenta perfettamente limpido, con delle tonalità tendenti al granato. All’olfatto l’alcol appare più elegante, con sentori di uvetta passa sotto spirito e note di cioccolato: la persistenza non è lunghissima ma si avverte una certa freschezza, sintomo di una evoluzione ancora in corso. Sorseggiandolo si segnala la perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, con note speziate di pepe bianco e un notevole potere calorico molto elegante e raffinato.

Cartina BorgognaIl terzo vino è l’Echézeaux Grand Cru 2007 Jean Marc Millot. Si tratta di uno dei grandi vini della Côte de Nuits “da degustare con piacere, soprattutto quando sono gli altri a pagare”. Di un bel colore brillante, presenta una notevole “morbidezza olfattiva” caratterizzata da note fruttate, dall’eleganza del legno usato per valorizzare il vino, da note di cipria, sentori di tabacco e cuoio e da profumi tostati di fondi di caffè. Si riconosce una nota dolciastra di dattero, cannella, vaniglia. In bocca è estremamente equilibrato, con una persistenza lunghissima. Ancora molto giovane, è un vino che può dare ancora molto: risulterà uno dei più apprezzati della serata.

Il quarto vino è il Chambolle Musigny “ Les Charmes” 2007 Amiot Servelle. Viene definito il più « femminile » della Côte de Nuits per le sue caratteristiche di morbidezza date dal terreno poco argilloso, calcareo ma frastagliato e dal suolo poco profondo.

Esame visivo perfetto e grande complessità olfattiva. Note di tabacco, di “cigar box”, alcol elegante, grande freschezza e persistenza, mineralità olfattiva e sapidità sono le principali caratteristiche di questo vino che non può che essere definito raffinato.

Per chiudere si degusta il Clos de la Roche Grand Cru 1989 Louis Remy. Il lungo invecchiamento fa apprezzare peculiarità che non potevano essere presenti negli altri vini degustati. Il colore è mattone con riflessi aranciati, mentre al naso si riconosce della frutta sotto spirito, delle note terrose e setose di humus e fogliame umido, noce moscata e chiodi di garofano, per una complessità olfattiva impressionante. Corpo, struttura e morbidezza completano la descrizione di un vino molto elegante e valido.

Dopo un buffet e in abbinamento ai piatti preparati dallo chef Claudio Prandi, i cinque vini continuano a rivelare altre caratteristiche gusto-olfattive non individuate in prima battuta e ad accentuare le differenze che li contraddistinguono, con cinque distinte interpretazioni di come fare un Pinot Noir, tutte molto apprezzate per una serata perfettamente organizzata e molto apprezzata. 

Stendhal  «La Bourgogne? Sans ses vins admirables, je trouverais que rien au monde n’est plus laid ».

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