Loira, il Cabernet Franc

Le degustazioni organizzate dall’AIS Lecco erano iniziate nel 2011 con un tributo al Pinot Noir di Borgogna e ripartono nel 2012 con una splendida serata dedicata al Cabernet Franc della Valle della Loira. Prestigiosa sede dell’incontro, come un anno fa, le sale del ristorante “Il Griso” a Malgrate, che si affacciano sul lago.

Valerio Mondini

Ais Lecco - Serata Loira Per predisporre gli animi all’incontro col Cabernet Franc, nulla di meglio di un raffinato buffet in cui ci si conosce, si socializza e soprattutto si degusta un ottimo Cremant de Loire Chateau Pierre Bise, uno Chenin Blanc in purezza di grande freschezza e persistenza, con importanti note minerali e un sentore di erbe officinali; molto meno famoso degli champagne più altisonanti, merita invece un maggior interesse, sia per la qualità che per il prezzo contenuto.

Entrando nella sala della degustazione si viene accolti da una massima che campeggia sullo schermo: «Pris en quantité modérée, le vin est la plus saine et la plus hygiénique des boissons » — Louis Pasteur (grande chimico francese, padre della microbiologia moderna, che si era occupato, tra l’altro, del miglioramento dei processi della fermentazione del vino e della birra).

Prima di cominciare viene rivolto un doveroso ringraziamento ai due volontari che hanno recuperato alcune bottiglie di Saumur Champigny, che per un disguido tecnico non erano arrivate per tempo.

La serata ha inizio con il relatore, Guido Invernizzi, che illustra le caratteristiche della regione della Loira dal punto di vista vitivinicolo e con la storia del vitigno Cabernet.

L’origine del nome Cabernet è incerta, ma sembra che nel tempo lo stesso vitigno fosse chiamato Kapnios, dai greci, Vitis carbunica da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia e infine Cabernet dai francesi, che localmente lo chiamano anche Breton.

Ais Lecco - Serata LoiraIl Cabernet Franc, col Sauvignon Blanc, può essere considerato il padre del Cabernet Sauvignon e cresce in questa regione su terreni argillosi e sabbiosi, in grappoli di dimensioni medie dalla buccia pruinosa.

La Valle della Loira è famosa nel mondo per il Sancerre e il Pouilly-Fumé, ma anche il suo Cabernet Franc, seppure molto diverso da quello bordolese, merita di essere valorizzato e soprattutto degustato. Si caratterizza in genere per la sensibilità alla botritis, per la carenza di acidità, per le note erbacee, per il colore poco intenso e la ridotta tannicità.

Il primo vino in degustazione è il Chinon 2008 “Clos Guillot” di Bernard Baudry. Da terreni calcarei-argillosi con strati di tuffeau gialli si ottiene questo Cabernet Franc in purezza di colore rubino, che appare consistente  e che al naso rivela una nota erbacea quasi insignificante, al contrario di alcuni cabernet con forti sentori di peperone, note fruttate di bacche rosse, ciliegia nera, uva spina, una nota speziata da legno “intelligente” e di pepe. In bocca si apprezza la buona corrispondenza gusto-olfattiva e la buona freschezza. L’alcol è in armonia, ben equilibrato e la buona persistenza ci lascia intravedere la lunga potenzialità di invecchiamento. Vino che promette una grande evoluzione nel tempo.

Si passa al Gevrey AOC BOURGUEIL "Le Grand Clos" 2008 di Domaine Yannick Amirault. Per questo Cabernet Franc il disciplinare consente l’utilizzo di Cabernet Sauvignon o di Pineau d’Aunis (Chenin Noir) fino a un massimo del 10%, anche se la maggior parte dei produttori lo vinifica comunque in purezza. Il terreno ricco di sabbie conchilifere e di gesso turoniano (tuffeau jaune)  conferisce una colorazione profonda. Il naso è importante, con sentori di frutta rossa tra cui spiccano ciliegia, Ais Lecco - Serata Loiramirtillo e lampone e una nota di spezia dolce di vaniglia e tabacco, data dall’affinamento in legno ma leggero, senza tostatura. In bocca si sentono più gli alcoli e i polialcoli e meno gli acidi e i tannini, è morbido e carezzevole e il tannino è più fruttato e meno tannico, meno aggressivo dei Cabernet Franc bordolesi. A un secondo assaggio si avvertono delle note di uva spina, si apprezzano la lunga persistenza e la grande morbidezza. Decisamente un vino da lungo invecchiamento, se resistete alla tentazione di berlo subito e conservare solo le bottiglie vuote.

E’ poi la volta del Saumur Champigny 2009 di P’tit Domaine. Oltre all’influenza dei terreni calcarei-argillosi con strati di tuffeau gialli, sui vini di questa zona ha grande influsso il clima oceanico temperato. Di un bel colore rubino appare consistente. Al naso spicca una nota delicata di peperone e foglia di pomodoro, si riconoscono dei piccoli frutti rossi ma meno evoluti che nel vino precedente, lampone, ribes, frutti rossi comunque poco maturi. In bocca provoca una salivazione elevata e l’acido tartarico è facilmente riconoscibile. Anche in questo caso c’è una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, con note erbacee eleganti, delicate. Le note speziate derivano da botti al quarto o quinto passaggio, solitamente in arrivo dal produttore del’ultimo vino. Molto equilibrato, con una ottima persistenza. Ancora molto giovane, non può che migliorare nel tempo.

Per chiudere alla grande si degusta il Saumur Champigny 2007 “Clos” di Clos Rougerard. Con meno colore e meno carica cromatica dei Cabernet Franc bordolesi questo vino consente di apprezzare l’evoluzione del colore, con note di rosso granato vivo.

Il naso è spettacolare e atipico: note fruttate su una base speziata, eterea, note floreali e vegetali, note terrose e sentori di animali del sottobosco.

In bocca è ancora più straordinario, con una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, buonissima acidità e tannino elegante, impressionante mineralità e sapidità.

Il piacere di degustare questo vino vale da solo tutta la serata e i fratelli Foucault confermano ancora una volta la validità dei loro prodotti e, in particolare, i loro Cabernet Franc non possono che essere classificati tra i più raffinati di Francia. 

I piatti preparati dallo chef Claudio Prandi chiudono in bellezza la serata e consentono di completare la degustazione ricercando e testando i diversi abbinamenti. 

  

« J'aime le vin d'ici mais pas l'eau de là » - Pierre Dac

 

« Meo bear sforsè che laorar de gusto »   - Anonimo veneto

 

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