Cantine Balgera

La nostra serata parla dell’amore che Paolo Balgera mette nella produzione dei suoi vini, in particolare, per dirla con l’idioma locale, dello Sfursat.

Laura Zaninelli

BalgeraVoltolina, valle circondata d'alti e terribili monti, fa vini potenti…” (Cod. Atl. F 214 r)

Questo è il giudizio espresso da Leonardo da Vinci, verso il 1483, sulla terra di Valtellina: dunque alti monti, difficili da lavorare, che però regalano ottimo vino.

Paolo Balgera, in giacca e cravatta ma con le mani e le unghie che sanno di vigna, è accompagnato dal professor Alberto Zaccone, docente di Analisi Sensoriale presso l'Università Cattolica di Piacenza; insieme ci regalano una serata densa di profumi e sapori.L’azienda Balgera ha radici lontane; è stata fondata nel 1885. Paolo tiene a sottolineare, come prima cosa, che il suo Sforzato si produce solo se l'annata è ottima, perché l'uva non deve essere guasta. Vengono usate, e poi selezionate, uve da tutte le sottozone del Valtellina superiore, in particolare Valgella e Inferno.

Ci addentriamo nella produzione di questo straordinario vino: sappiamo che tutti i vini classici valtellinesi devono subire un minimo di dieci anni di invecchiamento in legno; Balgera non usa quasi mai barrique ma solo botti di tipologia media e medio-grande; i vini che escono dalla cantina non subiscono trattamenti chimici (salvo una piccola aggiunta di anidride solforosa) e vengono sottoposti ad una filtrazione larga. Il professor Zaccone ci spiega ciò che ha visto, con occhi esperti, nell’azienda di Paolo: qui la tradizione é rispetto di qualcosa di valido che viene conservato nel corso del tempo; grazie all’attento studio e alla  tenace esperienza si producono vini importanti di lunga durata.

Stasera si assaggiano vini a base di chiavennasca, nome locale del più conosciuto nebbiolo, giunto in Valtellina tra il IX e X sec. d.C. Tra le più accreditate ipotesi sull’origine del nome valtellinese c’è quella del "Ruralium commodorum libri XII", il trattato medievale del giurista bolognese Pier de’ Crescenzi, che definisce quest’uva “ciù vinasca”, ossia uva più vinosa, cioè adatta alla trasformazione in vino. La chiavennasca è povera di antociani, ha cioè poco colore, che evolve rapidamente e poi si stabilizza rimanendo quasi inalterato nel tempo.  Per la produzione dello Sfursat vengono raccolte, dieci giorni prima della vendemmia, le uve migliori, che  rimangono circa cento giorni ad appassire in fruttai naturali.

Ecco di seguito i vini in degustazione:

BalgeraSforzato 2011

Questo vino non è ancora passato in legno. Paolo ci racconta che i suoi Sforzati fanno un primo passaggio in vasche di cemento e acciaio per sedimentare e successivamente vengono dati alle botti. I lieviti usati sono naturali, autoctoni. Si sentono già tutte le caratteristiche del vitigno; appare subito un’annata affascinante, bisogna solo darle tempo.

Sforzato 2007

Primo vino della "guerra generazionale” della famiglia Balgera; quasi contro la volontà del padre, lo ha voluto il figlio Luca. È sul mercato da una anno e mezzo, ed è stato imbottigliato prima di compiere i dieci anni di tradizionale affinamento. Ha fatto tra i sei e gli otto mesi in vasca di cemento e un anno e mezzo di legno in botte grande. Il legno conferisce quel quid di complessità che lo rende un vino già strutturato; ottimo il connubio di spezie ma non soverchiante nei confronti del frutto della vigna.

Sforzato 1995 barrique

Affinato in barrique, imbottigliato nel 2004. La dose di legno non disturba il gusto; il vino è in buono stato di maturazione e durerà ancora. I vini di questa montagna, come ci diceva Leonardo, hanno gran nerbo, con spina dorsale solida. Questo vino, aprendosi nel bicchiere, cambia molto velocemente, e rivela un bouquet molto ricco.

Sforzato 1995 tradizionale

Stesso vino appena assaggiato ma vinificato tradizionalmente: è rimasto a lungo in acciaio e poi spostato in botte grande di rovere; la coda di affinamento si è svolta in botti da 15-30 hl di castano (tipiche valtellinesi). Il professor Zaccone ci fa notare che questo 1995 tradizionale ha l'impronta caratterizzante l’azienda Balgera: sentore di affumicato e spezie amare.

Sforzato 1991 tradizionale botte grande

Abbiamo qui una conferma di come il colore dello Sforzato si mantenga molto bene nel tempo. Notiamo quel sentore leggero di affumicato; profumi complessi di esterificazione, con una chimica complicatissima. Rimane un vino nervoso, di montagna.

Passito Luca primo IGT

Questo ottimo vino nasce da un’idea del giovane Luca Balgera, rimasto affascinato dal passito di Pantelleria. Si utilizza la stessa uva dello Sforzato che viene però diraspata e pigiata a mano in aprile; il mosto viene messo in barrique esaurite per far ripartire la fermentazione. Il liquido macera un anno intero a contatto con le fecce, nell’aprile successivo si svina, l’anno dopo ancora si imbottiglia. Tre anni di lavoro che danno un grandissimo risultato. Si parlava di abbinamenti con dessert e cioccolato fondente.

Ci alziamo dal tavolo con in bocca l’intensa persistenza del passito di Luca; l’azienda Balgera ci ha regalato uno spaccato familiare che, nell’amore per la tradizione e per gli uomini che l’hanno perpetuata, racconta la sua storia come indissolubilmente legata a quelle alte e scoscese montagne, custodi di grandi vini.

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