A cena con il produttore. Azienda Ricchi

Una bella serata all’insegna della qualità e della semplicità, inserita nell’affascinante cornice del ristorante “Della Commenda” a Morimondo

Elena Flaccadori

 

Ais Milano - Sezione Magenta - Azienda RicchiTanti sono i Borghi più belli d’Italia, ma Morimondo ti entra nel cuore; tanti producono vino, ma quello dell’azienda Ricchi ha personalità. Queste due realtà si sono incontrate nel ristorante “Della Commenda”, teatro di una degustazione con cena in abbinamento.

Ora potrei scrivere che: “A guidare i presenti alla scoperta di quest’azienda agricola di Monzambano, di proprietà della famiglia Stefanoni da tre generazioni, è stato il produttore Chiara Tuliozi”. E potrei continuare dicendovi che “negli ultimi trent’anni l’azienda Ricchi ha investito in tecnologie innovative, ha selezionato accuratamente le uve, ha puntato sulla qualità e ha coltivato con passione i vigneti che godono di terreni (morenici) e condizioni climatiche eccezionali (dovute alla vicinanza con il lago di Garda)”. Ma quello che invece vorrei trasmettervi è stata la schiettezza della serata; nessuna lode eccessiva, un’effettiva corrispondenza tra quanto degustato e quanto raccontato dalla signora Tuliozi e dai sommelier Roberto Fusè e Silvano Vignati, insomma nessun protagonismo da parte degli addetti ai lavori che hanno lasciato invece la parola ai vini. Che di cose da dire ne avevano davvero tante. A partire dallo spumante degustato come aperitivo:

Colli Mantovani DOC Brut Metodo Classico; un millesimato del 2009 ottenuto da uve chardonnay all’85% e pinot nero al 15%, con un titolo alcolometrico volumico del 13%. Sicuramente quando pensiamo alla spumantistica italiana la provincia di Mantova non è la prima che ci balza alla mente, ma questo vino che l’azienda Ricchi produce ormai da trent’anni, non ha niente da invidiare ad alcuni cugini della Franciacorta.

Posati i calici, hanno fatto il loro ingresso in sala gli antipasti; prosciutto cotto d’oca, salame d’oca e strudel ai funghi porcini, che avremmo dovuto abbinare a un Garda DOC Lugana. E qui il condizionale è d’obbligo perché questo vino, prodotto solo dall’ultimo biennio e ottenuto da vigneti che hanno 25 anni, era un’esplosione di sensazioni! Ampio bouquet, con una nota preponderante di banana, grande intensità olfattiva, persistenza in bocca… insomma gli antipasti sarebbero scomparsi di fronte a cotanta potenza, quindi abbiamo fatto un passo indietro e siamo tornati a degustare con soddisfazione lo spumante. Poco male, abbiamo pensato, terremo il Lugana per il primo piatto, un risotto Vialone nano alla zucca e nocciole tostate con crema di stracchino. In abbinamento però a questa preparazione, la serata prevedeva un Garda DOC Chardonnay “Meridiano” del 2011. Devo ammettere che quando ci è stato detto che il vino matura in botti di rovere per 6 mesi ho storto il naso e il primo pensiero è stato: “Ecco il solito chardonnay che sa solo di legno”. Fortunatamente mi sono subito ricreduta. La barrique non era per nulla invadente e ho trovato il Meridiano estremamente fine ed elegante, ottimo in accompagnamento al delicato piatto pensato dallo chef Chiara Melani. Il Lugana invece l’avrebbe fatta da padrone anche qui, se non l’avessimo saputo avremmo pensato che fosse stato lui a subire il passaggio in legno e non lo Chardonnay, quindi l’abbiamo apprezzato da solo prima di passare al rosso.

Ecco dunque che per accompagnare lo stracotto di guancialino di manzo in salmì con crostone di polenta rustica, i calici si sono riempiti di Garda DOC Merlot “Carpino” del 2008, 15% vol. Credo di non sbagliare di molto affermando che questo, tra le 13 tipologie prodotte, sia il figlio prediletto dalla famiglia Stefanoni; lo si percepiva dalle parole della signora Tuliozi e lo si leggeva chiaramente tra le righe della scheda tecnica della brochure dell’azienda. Anche se inizialmente l’abbiamo trovato un po’ chiuso, dopo una maggiore ossigenazione ha espresso tutto il suo potenziale e ed è andato a braccetto con la carne.

Ais Milano - Sezione Magenta - Azienda RicchiGiunti, nostro malgrado, al termine della serata, è stato il momento del Garda DOC passito “Le Cime” del 2009, accostato alla piccola pasticceria di pasta frolla. Come i due precedenti, anch’esso fa parte della linea barrique, affina infatti per circa 15/20 mesi in piccole botti di rovere di media tostatura. Questo vino è il prodotto di una selezionata raccolta di singoli grappoli di moscato giallo e garganega, lasciati lentamente appassire per 90 giorni. Per nulla stucchevole, con una buona spalla acida, questo passito è stata l’ultima coccola di una cena veramente ben riuscita.

 

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