École de Champagne

È trascorso poco tempo dall'ultimo incontro dell'École de Champagne e già accuso i primi sintomi di astinenza. Non so spiegarmi il perché: alla carenza di bollicine si può facilmente sopperire ricorrendo ad una delle tante enoteche presenti sul territorio, ma ciò che più mi manca è proprio il corso, quel paio d'ore intenta a non perdere neppure una parola di Roberto Bellini...

Susi Bonomi

École de Champagne Ais Milano...che concludeva cercando di riconoscere alcune peculiarità dei quattro champagne proposti di volta in volta in degustazione; immergersi in quel magico mondo serviva a ricaricarmi per tutta la settimana.

 

Lo confesso: non sono un'amante dello champagne! Proprio per questo avevo bisogno di approfondire la mia superficiale conoscenza e di capire qualcosa di più in relazione al gusto di questo prodotto.

L'École de Champagne è stata la mia grande occasione, un prezioso banco di prova, finalmente avrei avuto a disposizione ben 48 vini con cui smentire le mie convinzioni. Mi sarebbe bastato trovare un vino che mi trasmettesse un'emozione, una vibrazione diversa da tutti gli altri per convincermi che la mia era solo una prevenzione... ebbene l'ho trovato e non solo uno! Ma non è questa la cosa più importante che sono riuscita a portare a casa, ho scoperto che il mondo dello champagne è veramente complesso e affascinante allo stesso tempo. La storia, i territori, le varie tecniche di produzione e anche la moda hanno giocato un ruolo fondamentale affinché lo champagne presentasse talmente tante sfaccettature, che conoscerle tutte sarebbe veramente impossibile.

Già a partire dalla degustazione si capisce subito che è necessario un approccio differente rispetto a quanto si è abituati a fare per un vino fermo: lo champagne ha bisogno di un linguaggio diverso e poi, diciamolo chiaramente, parlare di champagne non è così spontaneo come berlo!
Compagno di avventure extra-coniugali, si beveva inizialmente sempre fuori casa e dopo cena, addirittura vi fu un periodo in cui doveva essere acquistato in farmacia, destinato alla cura medicale (ad esempio per i militari feriti al ritorno della guerra di Crimea); era rosato, non frizzante e addirittura dolce. Ad oggi sono stati individuati quattro diversi stili di produzione: classico, antico, tradizionale e innovativo, ognuno caratterizzato dall'uso o meno del legno, il quale a sua volta può essere nuovo, di secondo o terzo passaggio, con tostature differenti, dove il vino può sostare per periodi più o meno lunghi.

Considerando che i produttori di champagne sono 8565 e in media ogni Maison propone almeno 5-6 tipologie, giungono sul mercato dalle 43000 alle 51000 tipologie di bottiglie; è quindi impossibile descrivere tutto ciò solo con delle parole: è necessario sperimentare in prima persona.

Con Roberto Bellini abbiamo avuto la possibilità di analizzare tutti gli aspetti che si celano dietro un'etichetta cercando, volta per volta, di mettere a confronto champagne ottenuti da vitigni diversi, provenienti da zone differenti, prodotti con metodi e quindi stili non sempre facilmente riconoscibili. Solo dal confronto è possibile cercare di cogliere l'essenza e lo spirito che ogni Maison vuole dare al consumatore. Una palestra davvero unica che consiglio veramente a tutti, da chi ama visceralmente questo prodotto a chi, come me, ha altre preferenze.

Comunque, se a fine serata nei miei bicchieri non rimaneva neppure una goccia, ci sarà stato un motivo e anche se probabilmente non diventerò come Marilyn, che beveva champagne ad ogni occasione, d'ora in poi avrò maggiore consapevolezza di ciò che ho di fronte.
Buone bollicine a tutti!

 

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