La Loira ed il suo Chenin Blanc

Nuova puntata in territorio francese, questa volta nel cuore della Loira. A guidare l’esplorazione è Samuel Cogliati, giornalista, scrittore ed editore enoico italo-francese, che esprime il proprio “disagio e l’imbarazzo epiteliale” per un titolo che accosta un puro territorio, la Loira, a un vitigno che ne travalica i confini, salvo concludere che è il miglior accostamento possibile, visto che la Loira può e deve essere considerata la patria dello Chenin Blanc.

Valerio Mondini

Ais Lecco Chenin Blanc - Samuel CogliatiVitigno difficile, poco flessibile, che mal si adatta al di fuori della regione, salvo rare eccezioni come in Sudafrica e Australia, con insediamenti anche in America del Sud e in altre regioni francesi, e che viene spesso usato come componente nei blend.

Presente sin dal IX secolo nell’Anjou, da Angers è risalito nei secoli fino a Tours, arrivando ad occupare un territorio molto esteso, di circa 70.000 ettari, in una zona dal clima fresco ma mite. 

Ogni annata ha un’impronta così peculiare da caratterizzare il vino in maniera decisa, confermandone così la grande versatilità.

Lo Chenin Blanc, noto localmente anche come Pineau de la Loire, ha una acidità pronunciata, una propensione alla botrytis e una natura tardiva, capaci di sviluppare una eccezionale concentrazione e ricchezza, pur conservando un naturale equilibrio nell’acidità.

In piena maturità è quasi bruno e si raccoglie in ottobre, impiegando da tre a cinque cernite.

Per meglio inquadrarlo, si può prendere in prestito la definizione di James Jefferson, “Lo Chenin Blanc è la risposta francese al Riesling tedesco”.

Nelle zone Fiefs-vendéens, Anjou e Saumur con lo Chenin Blanc si producono anche dei Crémant piacevolissimi, sia con metodo classico che ancestrale, ma stiamo parlando di un vitigno che si esprime al meglio nei vini fermi di grande invecchiamento.

Le altre principali zone di produzione sono Vouvray, Montlouis-sur-Loire, Savennières, Coteaux de l’Aubance, oltre a quelle in cui prevalgono i vini dolci: Coteaux du Layon, Bonnezeaux e Quarts du Chaume.

Ais Lecco Chenin Blanc - Samuel CogliatiI vini di questa sera sono tutti prodotti con fermentazione naturale, che può durare anche per dei mesi e che non sempre arriva alla malolattica.

Ad ospitarci sono le gradevoli sale del Ristorante Nicolin a Lecco, dove viene servito come aperitivo il Crémant de Loire - Chateau Pierre Bise (Chenin Blanc 100%).

Da terreno sabbioso-scistoso con pietre vulcaniche si ottiene questo gradevole Crémant, frutto di una pressatura soffice, fermentazione con lieviti indigeni e presa di spuma con 5-6 g/l di zucchero. Piacevolissimi profumi floreali, fruttati ed erbacei; gusto tagliente ma equilibrato, molto fresco e gradevole.

Il primo vino in degustazione è un Montlouis "Les Bournais" - François Chidaine – 2008. Turenna: vigna sulla riva sinistra, su terreno argilloso con calcare profondo. Resa di 37 q/ha, raccolta per passaggi successivi, pressatura pneumatica diretta, lunghissima fermentazione spontanea in botti da 600 litri, malolattica gestita spontaneamente, affinamento per undici mesi in botte, di cui otto sulle fecce. Residuo zuccherino di 4,8 g/l e acidità a 6,3. Colore giallo paglierino molto carico, tendente al dorato leggero. Il naso può essere definito didattico, per la severità, la chiusura, la lentezza con cui anche i grandi vini si esprimono. E’ estremamente vegetale, con note di scorza di agrume, mineralità aromatica di etere, alcol denaturato, fino a rasentare l’asciuttezza di un Riesling. Dopo qualche istante si colgono note di calce, quasi di cemento fresco e una burrosità bruciata. E’ chiaramente in fase di riduzione. In bocca se ne apprezza la straordinaria trama, l’acidità molto solida, la qualità della morbidezza, la sensazione vellutata. Quasi si incolla al palato e evidenzia una chiara sensazione di cremosità.

Si passa subito a un Vouvray "Tendre" - Vincent Careme 2009 (Chenin Blanc 100%).

Turenna: vigna sulla riva destra, su terreno argilloso con presenza di silicati e sottosuolo calcareo. Raccolta manuale, pressatura diretta, fermentazione spontanea in botti di legno da 400 litri, malolattica spontanea, affinamento per dieci mesi in legno. Il colore è più carico del precedente e può essere definito dorato. Il naso è curiosamente accomunato al precedente da una chiusura linfatica. Naso opulento, che appare più caldo e aperto. Note di cuoio, di polpa, note solari di garofano e geranio che si evolvono in modo più graduale. Il 2008 è stata una annata tesa, difficile, fresca, in confronto al 2009 che è stata una annata opulenta e ricca. Il naso è più statico, meno dinamico, meno movimentato.

Ais Lecco Chenin Blanc - Samuel CogliatiIn bocca rivela tutta la ricchezza e la morbidezza dell’annata. La dicitura “Tendre” in etichetta è tollerata, (soglia zuccherina di 8 g/l, al limite del Demisec, anche se qui probabilmente si arriva a circa 10 g/l) è un vino abboccato.

Si continua poi con un Savennières "Les Vieux Clos" - Clos de la Coulée de Serrant - 2009 (Chenin Blanc 100%). Anjou: riva destra del fiume, terreno di scisti, con presenza di quarzo e sabbia silicea. E’ un terroir dove si lavora con la metà delle rese abituali (da 30 a 35 q/ha), raccolta manuale in più passaggi, pressatura diretta, fermentazione in vasca e affinamento in legno usato. Colore dorato, con sfumature tra ambra e rame. Sensazione di affumicato all’impatto olfattivo, dove spicca l’assenza di note fruttate, note di terra bagnata, foglie macerate, incenso. E’ un naso molto severo. In bocca il primo sorso è accoglienza, cordialità, poi arriva la staffilata finale, che stringe: “E’ come baciare il vento”. Ha la struttura di un vino rosso, è quasi tannico e piccante. Spicca una nota affumicata.

Si procede con un Vouvray "Le Mont" Demi-Sec - Domain Huet - 2007 (Chenin Blanc 100%). Turenna: riva destra del fiume, terreno di argilla verde e silice. Fermenta a bassa temperatura per due mesi con lieviti indigeni, affinamento in tonneau da 600 litri, 24 g/l di zucchero, acidità a 6,4. Naso molto espressivo e aperto, elegante, con sentori di agrume candito e zolfo, note di olio di sesamo. E’ il vino che si è aperto più rapidamente. Intensità coinvolgente e profilo gustativo con tendenza acida che fa pensare al primo vino degustato, ammorbidito però dal residuo zuccherino, che ricorda quasi il succo fresco di pera. Vino più di equilibrio che dinamico. Il 2007 è stata una annata fredda e complessa, che si manifesta nella relativa brevità rispetto ai vini precedenti. Vino limpido, preciso, puntuale, ma limitato dall’annata. Si coglie una acidità un po’ metallica e una nota  amara da bitter. Ci fa pensare a una maggiore freddezza e a una certa diluizione, che ci dimostra come non abbia ancora raggiunto la piena maturazione. E’ il più evanescente nella conclusione, mentre tenta di unire dolcezza e salinità, che è quasi assente.

Ais Lecco Chenin Blanc - Samuel CogliatiSi termina con un Vouvray Moelleux - Clos Naudin - 2009 (Chenin Blanc 100%). Turenna: riva destra del fiume, su terreno argilloso-siliceo. Vendemmia tardiva e breve appassimento su graticci, pressatura diretta, fermentazione lunga e spontanea, affinamento in barrique usate. La dicitura Moelleux (letteralmente “midolloso”) è sinonimo di “dolce” per i vini bianchi e di “morbido” per i vini rossi. Dopo una chiusura iniziale, il naso parla di un chiaro appassimento e di una lieve traccia di botrytis: citronella e note di noce, ma non di natura ossidativa. Cristallino e puro, è una commistione di tensioni, note di polvere di cacao, albicocca secca, concentrato di pomodoro, cioccolato amaro, uva passa. Il 2009 è stata una annata generosa, ricca che ha generato vini non semplici da gestire, ma caratterizzati da brillantezza gustativa, purezza espressiva, cristallinità, pienezza aromatica difficilmente replicabile. Sapori di zafferano, erbe, con un tocco di rosmarino.

La degustazione continua con l’abbinamento di tutti i vini assaggiati con i piatti preparati dal patron del “Nicolin”, Giovanni Cattaneo, che arriva in sala a prendersi i meritati applausi: cubo di coda di vitello, purea di patate affumicate, chips di verdure; assaggi di formaggi; crostata di caramello e noci.

 

Il vino conforta la speranza 

Aristotele


Bisogna essere ebbri. Tutto qui: è l'unico problema.
Per non sentire l'orribile peso del Tempo che vi spezza le spalle e vi piega verso terra, bisogna che v'inebriate senza tregua. Ma di cosa? Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro. Ma inebriatevi.

Charles Baudelaire

 

Se Dio avesse proibito il vino, perché mai l'avrebbe fatto così buono?

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I commenti dei lettori

Valerio Mondini
18 novembre 2013 - 06 16
Valerio Mondini

Mi scuso per il ritardo ma non avevo visto la precedente richiesta. Il termine "chiusura linfatica" è stato usato espressamente dal relatore: lo ha fatto accomunando le sensazioni olfattive iniziali che i primi due vini, molto diversi, rilasciavano a un primo esame. Vini che non si sono aperti subito ma hanno lasciato trasparire inizialmente note molto vegetali, salvo poi svelarsi in modo più aperto e differente.

angelica di trapano
15 novembre 2013 - 15 47
angelica di trapano

Attendo sempre che Valerio Mondini mi spieghi che cosa intende per "chiusura linfatica",riferito al Vouvray "Tendre", Vincent Careme 2009(chenin Blanc 100%)

angelica di trapano
01 novembre 2013 - 21 48
angelica di trapano

Per favore,qualcuno mi spieghi cosa vuol dire "chiusura linfatica".