Romano dal Forno, la sostanza dell’Amarone

Racconti dalle delegazioni
17 dicembre 2014

Romano dal Forno, la sostanza dell’Amarone

Varcare i portali della cantina di Romano dal Forno dà la sensazione di entrare nel Sancta Sanctorum della viticoltura veronese e non solo. La fama la precede e, una volta arrivati a Cellore d’Illasi, l’imponente palazzo che custodisce la cantina conferma le aspettative di grandeur

AIS Mantova

È quindi una bella sorpresa vedere che ad accogliere il gruppo dell'Ais Mantova non sia una guida qualsiasi, ma Romano dal Forno in persona, e che quello che da fuori sembra un tempio della tradizione mostri, passati gli spessi portoni, un raffinato equilibrio fra questa e l'innovazione.

Il reparto di vinificazione presenta impressionanti investimenti tecnologici, non solo in cisterne dalla temperatura controllata, ma anche in strumentazioni necessarie per la perfetta pulizia di ogni angolo della cantina e poi impianti che erogano vapore e detergenti, un sistema che crea il vuoto per limitare al minimo il contatto del vino con l'aria e altro. Tutto testimonia una cura meticolosa nel delicato trattamento della materia prima, per rispettare la sostanza "viva" del frutto.

Romano dal Forno

Questo, racconta Romano dal Forno, è il risultato di una consapevolezza acquisita nel tempo: acini buoni troppo esposti nelle fasi di vinificazione sono "come il bambino robusto che la madre mette a dormire fuori": un rischio assurdo che l'esperienza gli ha insegnato a non correre.

Il tono ha la semplicità disarmante di chi le cose le fa con le sue mani: Dal Forno usa la metafora del setaccio per far capire come nel passaggio generazionale ognuno possa tenere il buono ciò che si è acquisito lasciando cadere ciò che è inutile, e come così la sua cantina abbia aperto le porte all'innovazione tecnologica.

Oggi la modernità è tanta almeno quanto lo è lo spazio: vastissime sono le sale per l'appassimento, con ventilatori che corrono su binari per assicurare un'omogenea ventilazione delle cassette; un sensore apre e chiude le finestre secondo i livelli di umidità; ascensori degni dell'Ikea facilitano lo spostamento della strumentazione.

Sotto terra affondano le radici della tradizione: ben due piani sotto il suolo ospitano le barrique che contengono i futuri Valpolicella e Amarone, ed è da due di queste che degustiamo il 2011 di entrambi i vini.

Romano dal Forno - Cantina

La stoffa che il vino potrà mostrare ad evoluzione terminata è già percepibile nonostante le ovvie note di gioventù. Piacevolezza più immediata nel Valpolicella, dai sentori di viola e di frutto rosso; l'Amarone presenta sentori evolutivi e distintivi di un vino unico che l palato lascia presagire la personalità che potrà esibire solo fra qualche anno.

Il percorso continua al Ristorante Villa de Winckels, dove degustiamo di entrambi i vini l'annata 2006 ed il Vigna Seré, passito rosso.

Nel Valpolicella torna il profumo della viola, del tamarindo, di piante mediterranee come il mirto, e un fondo minerale. Il vino è equilibrato, fresco, di buona tannicità. La nota balsamica è il trait d'union, insieme al sentore di viola, con il fratello maggiore, l'Amarone, che unisce note evolutive di grafite, mineralità calcarea e di grandissima eleganza. In bocca quest'ultimo è caldo, morbido, potente, persistente e sorprendentemente fresco e quindi ampio e strutturato ma già molto bevibile. Una caratteristica comune al passito rosso, per nulla stucchevole grazie a una bella freschezza.

A fronte delle lodi, peraltro meritate, nei confronti dei suoi vini, il padrone di casa si schermisce con modestia, spiegando che aspettative maggiori vanno al vino che ancora riposa in barrique.

Poco marketing, tanta sostanza: Dal Forno si mantiene low profile, controcorrente, lasciando che sia il vino a parlare per lui.

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