Sweet home...SUD

Lo scorso 28 novembre Ais Milano ha dedicato una serata alle eccellenze enologiche del sud Italia. La spedizione, guidata dal capitano Guido Invernizzi, ha condotto una ciurma di oltre cento appassionati in un viaggio a sud dell'Urbe, dalle rocce marine della Costiera Amalfitana alle terre salentine baciate dal sole, dall'inesplorato entroterra molisano ai terreni vulcanici della provincia di Caserta

Anna Basile

Perché l'Italia delle eccellenze enologiche non si trova più solo in Toscana e in Piemonte; perché il Sud ha smesso di essere fanalino di coda di un Paese dalla grande cultura enologica;  perché il terroir e l'esperienza di enologi e produttori hanno saputo dare un'impronta unica ed inconfondibile al vino del sud, oggi più che mai simbolo di straordinaria qualità.

Il capitano Invernizzi comincia il viaggio esplorando le terre rocciose e uniche della Costiera Amalfitana, tra panorami mozzafiato dove rocce dolomitiche calcaree accolgono vigne sapientemente abbarbicate tra pendici dal fascino eterno, fino a 500 metri sul livello del mare. Siamo a Furore, dove Marisa Cuomo produce il Fiorduva (nei bicchieri abbiamo il millesimo 2012) con le uve surmature di ripoli, fenile e ginestra, un mix perfetto di vitigni autoctoni che armonizza morbidezze e acidità in un connubio sublime, “Un capolavoro di magici equilibri e spontanee aggressioni” direbbe Veronelli. Le nuance dorate impreziosiscono un giallo intenso molto elegante che risplende nel bicchiere con estrema finezza. Ricco e complesso al naso, in bocca è Costiera Amalfitanamorbido e denso, con un'importante persistenza aromatica. “Un vino di mare che sa di roccia” -per continuare con le parole di Veronelli- che con l'irruenza del mare e la forza della roccia racchiude in sé il segreto di un territorio unico: non potevamo varcare in modo migliore le porte della Campania.

Il viaggio nella regione continua, e nei bicchieri viene versato il Terra di Lavoro 2009 di Galardi (aglianico 80%, piedirosso 20%). Siamo a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, una terra vulcanica dove i rossi danno risultati di gran lunga più importanti dei bianchi. Il colore è un rosso cupo intenso, con accenni al granato che preannunciano evoluzione ma anche opulenza e grande struttura. Il panorama aromatico spazia dalla frutta rossa disidratata alle spezie, con sentori di pipa spenta. Un bouquet molto elegante in cui non ci sono note erbacee o resinate. In bocca gli aromi e la speziatura tornano con grande persistenza, ma quello che sorprende è la setosità del tannino, potente e fine allo stesso tempo.

La ciurma di degustatori approda in Sardegna, nei bicchieri un Carignano del Sulcis Is Arenas Riserva 2008 di Sardus Pater. Carignano in purezza, coltivato con viti a piede franco in un terreno sabbioso situato proprio vicino al mare. Un preziosissimo patrimonio pedoclimatico che si ritrova tutto in questo vino: decisa impronta salmastra, macchia mediterranea, sapore marino inconfondibile. In bocca esplodono anche la confettura, la frutta sotto spirito, la liquirizia e una nota amaricante molto lunga e persistente. Latita un po’ in freschezza ed anche il tannino è smussato e spento: Is Arenas non è adatto ai lunghi invecchiamenti. Sicuramente un vino atipico, profondo, austero, con una personalità che sa raccontare la terra selvatica da cui nasce e valorizzare i sapori forti della tradizione gastronomica sarda.

cantinaSi torna sulla terra ferma, destinazione Puglia, “terra sitibonda, ove il sole si fa vino” scriveva Dante, e nei vini in degustazione ritroviamo proprio la calda carezza del sole. Questa volta però non sono gli autoctoni i protagonisti della degustazione: il primo vino è un Lemos Rosso 2008 di Leone de Castris, syrah in purezza. Un intenso rosso rubino che sviluppa riflessi granati e che ci fa subito immaginare l’invecchiamento e la struttura. Al naso sentori di ciliegia sotto spirito ed un aroma di pepe verde sembrano prendere il sopravvento, ma basta poco per ampliare il ventaglio dei profumi con note balsamiche e interessanti aromi eterei. In bocca dominano una grande freschezza ed un’assoluta pulizia al palato: il vino, mediterraneo e caldo, ha un’ottima persistenza che rimane soprattutto col sentore balsamico mentolato. Il secondo vino made in Puglia è un Carvinea Frauma 2008. Siamo ancora nel Salento, vigne sul mare piantate in un terreno di tufo calcareo. Aglianico al 60%, petit verdot al 40%: una bellissima sfida per il territorio salentino. Al calice il colore è rosso rubino intenso con sprazzi ramati che virano al mattone. Il profumo è intrigante e atipico, calibrato e fine: inizialmente di frutta rossa molto matura e spezie dolci, non mancano poi gli aromi più vivaci che evocano il tabacco, il caffè tostato, la menta e il cuoio, rinvigoriti da una balsamicità intrigante. In bocca il tannino è gentile, il vino è comunque energico all’assaggio, caldo e bilanciato, capace di un lungo finale di dinamica eleganza. Uno stile di vino assolutamente “francesizzante”.

Prossima destinazione: Molise. Il vino in degustazione, Don Luigi riserva 2009 dell’Azienda Di Maio Norante (90% montepulciano, 10% aglianico) nasce da un terreno calcareo antichissimo. Vino dall’ottima muscolatura, al naso è salubre ed elegante e sprigiona sentori di liquirizia, una gradevole nota tostata e fresca mineralità con un percettibile e definito sentore di grafite. In bocca la speziatura e le vivaci note erbacee sono perfettamente equilibrate: un vino austero, lungo e gentile che prepara il palato all’ultima degustazione.

“Finiamo con la commozione pura” esclama Invernizzi. E come non essere d’accordo! L’ultimo vino ci porta in Sicilia; nei calici si versa il “figlio del vento”, il Ben Ryé di Donnafugata 2011, e sembra quasi di sentire la calda brezza marina che soffia tra i grappoli nei vitigni dell’isola di Pantelleria. 
Il vino, zibibbo in purezza, presenta sin dal primo sguardo le caratteristiche di un’eccellenza enologica. Il colore è ambrato brillante e risplende rigoglioso nel bicchiere. Al naso i profumi si rincorrono dinamici e vivi: immediata è la percezione dell’albicocca secca, della pesca matura, per poi scoprire sentori di fico, dattero, uva passa, miele, erbe aromatiche, note minerali e una miriade di sensazioni olfattive che riconducono alla pasta dolce. In bocca tutte le promesse fatte alla vista e all’olfatto vengono mantenute: il vino è un microcosmo di sensazioni ed emozioni, un equilibratissimo gioco tra dolcezza e acidità. È un prodotto che non ha eguali al mondo.

E con un meraviglioso bicchiere di Ben Ryé il viaggio nel sud Italia volge al termine: l’esplorazione di un territorio in passato sicuramente bistrattato, ci mostra oggi la forza e l’impegno di una terra capace di riconoscere il proprio potenziale e di produrre eccellenze enologiche uniche.

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