Storia e tradizioni sarde nei vini di Contini

La famiglia Contini da Cabras è una delle poche aziende vinicole che ha legato indissolubilmente il proprio nome a quello di un territorio, di un vitigno e di un vino. La sua Vernaccia di Oristano è oggi un patrimonio da salvaguardare

Gabriele Merlo

Un’azienda famigliare con più di cento anni di storia, un vino ancestrale, quasi un fossile vivente, vigneti che riposano osservando il mare accanto ad antichi siti archeologici, giostre cavalleresche medioevali: poche righe per descrivere un territorio unico, diverso dalla Sardegna da cartolina, ricco di cultura e tradizioni. 

Non è un caso che proprio qui, a “Sa Osa”, a pochi chilometri da Cabras, dove ha sede la cantina di Contini, sono stati rinvenuti semi d’uva risalenti al 2000 a.C., la più antica testimonianza della viticoltura in Sardegna. Questa microregione situata nella parte centro-occidentale dell’isola, racchiusa tra la penisola del Sinis, lo stagno di Cabras e la valle del fiume Tirso, è da sempre un territorio vocato all’agricoltura ma anche un luogo di conquiste. 

In principio giunsero i Fenici e fondarono l’antica Tharros, poi i Romani, i Saraceni ed infine gli Spagnoli; storie e tradizioni diverse che ben si son fuse all’anima agro-pastorale sarda dando vita ad un insieme unico e originale che trova la massima rappresentazione nella Sartiglia, la “corsa alla stella”, che dal XIV secolo simboleggia il carnevale di Oristano. 

La salaSalvatore Contini decide di fondare qui la propria cantina, nel lontano 1898, puntando sull’eccellenza dei vitigni del territorio, non solo vermentino e cannonau, ma nieddera e vernaccia, i due originali gioielli autoctoni della penisola del Sinis e della Valle del fiume Tirso. 
Ora, alla quarta generazione, la voglia di sperimentare e credere nelle proprie radici è ancora più salda. Alessandro Contini assieme all’enologo Piero Cella e a Guido Invernizzi, relatore AIS sempre dedito allo studio ed alla ricerca di vitigni e vini poco conosciuti, ci conducono alla scoperta dei nettari di questo territorio.

Nieddera della Valle del Tirso

Un vitigno dalle origini misteriose, probabilmente importato dai Fenici, la nieddera cresce bene in suoli ciottolosi e argillosi con sedimenti limo-sabbiosi. 
I vigneti di Contini hanno mediamente trent’anni e sono coltivati a cordone speronato nella Valle del Tirso, ad alberello nella Penisola del Sinis, proprio accanto al sito archeologico in cui sono stati ritrovati i Giganti di Mont’e Prama. 

Il Nieddera Rosato IGT 2014, è un vino simbolo del territorio, probabilmente il più bevuto tra Cabras ed Oristano. Brilla nel bicchiere di uno scintillante rosato carico per poi sprigionare sentori di rosa selvatica, geranio, la dolcezza dei lamponi e delle fragoline di bosco, la croccantezza del melograno. 
Al palato esprime morbidezza e sapidità accompagnate da una leggera nota amaricante ed un alcol ben integrato, perfetta corrispondenza gusto-olfattiva; lungo e di facilissima beva. 

La nieddera mostra la sua brillante intensità cromatica anche nei vini rossi, la Nieddera IGT “I Giganti” 2012 ne è un esempio; all’impenetrabile rosso rubino aggiunge profumi di amarene mature, liquirizia dolce, una nota speziata di pepe verde ed erbacea di mirto e macchia mediterranea. 
Assaggiandolo regala una grande struttura sorretta da un tannino setoso.     

CaliciVernaccia di Oristano

La coltivazione della vernaccia in queste terre è antichissima, risale al tempo del Giudicato di Arborea (X-XVI sec.). 
Questo vitigno affonda le radici in terreni alluvionali freschi e profondi, costituiti da materiali di disgregazione rocciosa del fiume Tirso, dai nomi curiosi “Gregori” e “Bennaxi”. 
La vernaccia è nota per la produzione di meravigliosi vini ossidativi, ma interessante è anche l’assemblaggio al vermentino coltivato nelle Terre di Ossidiana del Monte Arci per produrre vini bianchi secchi. 

Il Karmis Bianco Tharros IGT 2014, maturato vasche di acciaio e cemento, mostra una sorprendente complessità al naso: fiori gialli freschi, frutta tropicale e banana una marcata impronta di roccia e di mare.
Sapidità che accompagna anche il sorso e rimane fino alla deglutizione. Un vino pieno, persistente, termina con sensazioni di sabbia e di mare. 

Il Bianco Tharros IGT “I Giganti” 2012 nasce come il tentativo di esprimere le potenzialità di questo vitigno e territorio e ci riesce magnificamente! 
Un vino che all’olfatto strizza l’occhio alla Borgogna: la fermentazione e la successiva maturazione in legno donano sensazioni di frutta gialla matura, pepe bianco e vaniglia, fini note tostate e delicate di nocciola.
All’assaggio lo speziato dolce è ottimamente bilanciato da freschezza e mineralità, la persistenza è lunga, come lo sarà il suo avvenire in bottiglia. 

Anche nella versione dolce ed unita ad una piccola percentuale di moscato, la vernaccia regala un vino tutt’altro che banale. Il Pontis Isola dei Nuraghi IGT 2013, vino bianco dolce da uve stramature, ne è un fulgido esempio: un ambrato lucente nel bicchiere è preludio a profumi di albicocca secca, fico, dattero, poi foglie di tè per terminare con nuances di spezie dolci. 
Un passito mediterraneo, tutt’altro che stucchevole, ma dotato di eccellenti freschezza e sapidità. 

I viniLa vernaccia nasce tradizionalmente come vino ossidativo; se lasciato maturare per decenni o addirittura secoli in caratelli di rovere e castagno, coperta da un velo di flor, dà il meglio di sé. 
La Vernaccia di Oristano classica è un vino dai profumi e aromi spiazzanti, infiniti, donati dai lieviti del genere Zygosaccharomyces che compongono il velo bianco all’interno delle piccole botti e che “ossidano” letteralmente il nettare che ricoprono. La Vernaccia di Oristano DOC Riserva 1990 è un caleidoscopio di sentori di fico secco, noce, uva passa, incalzano poi il cacao, la torrefazione e lo zucchero caramellato, infine sentori di smalto ed ossidato. In bocca esprime sapidità marina e mineralità gessosa, l’alcol è ben gestito. 
Un vino di grande struttura ed altrettanta persistenza.   

Una serata così speciale non può che terminare con un vino unico, introvabile se non nelle meravigliose cantine della famiglia Contini, la vernaccia Flor 22. Sulla carta è un nettare spillato da caratelli di 60/80 anni la cui matrice biologica risale a fine Ottocento, nella realtà è un’esplosione di profumi. 
Sferza la mucosa nasale con mallo di noce, liquore al caffè ed al cioccolato, caramello e poi smalto, sensazioni eteree di acetone, distillato. 
L’assaggio non è da meno: sapidità e acidità urticano e pizzicano lingua e palato. La lunghezza? Infinita! 

Sensazioni che riecheggiano anche al ritorno a casa, sotto le coperte prima di addormentarsi. 

Questa è la Sardegna, quella autentica.

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