Il vino secondo Natura

Racconti dalle delegazioni
17 dicembre 2015

Il vino secondo Natura

Vini “naturali”: dietro due parole si apre un mondo complesso, fatto di territori unici, persone speciali e vini emozionanti. Samuel Cogliati ci ha trasportato in questo mondo attraverso un talkshow con quattro protagonisti del mondo del vino che, alternando domande e degustazioni, hanno raccontato la loro visione enologica, facendoci vivere una serata all’insegna dell’amicizia e della passione.

Andrea Marino

Il primo ospite ad aprirsi con noi è Sofia Pepe dell’azienda Emidio Pepe, emblema della viticoltura abruzzese sin dagli inizi del secolo scorso. 
Dal 1964 imbottigliano seguendo una sola regola: il vino è trattato come un organismo vivente. Questa filosofia è fatta di continue attenzioni in vigna, per rispettare ciò che la natura è capace di produrre, limitando al minimo l’intervento dell’uomo. 
I prodotti chimici sono esclusi e, dopo anni di studi sui lieviti, hanno deciso di utilizzare solamente quelli già presenti sulle uve e in cantina. La vendemmia continua ancora con gli stessi metodi: raccolta a mano e spremitura soffice con i piedi.


Frutto di questo lavoro è il Trebbiano 2013. Il colore giallo paglierino ci introduce a sentori inizialmente freschi di cedro e tiglio. Il calore comincia a rendere più chiaro il vino ed i suoi profumi diventano più ampi su note di mela renetta, ginestra, iodio ed erbe officinali. L’assenza di filtrazioni e chiarifiche si sente al sorso, pieno e voluminoso, ma in equilibrio perfetto tra tensione acida e sapida. Chiude in un finale lungo su note di mandorla.


Il tavolo dei relatoriAnche Nino Barraco, immerso tra i bagli marsalesi, continua in azienda su questo tema: l’uomo deve rispettare la natura e assecondarla nella sua imprevedibilità. 
Inizia da giovane a interessarsi di vino e, dopo diverse damigiane, imbottiglia la prima annata di grillo nel 2004, seguendo solo il suo pensiero. Il risultato gli piace, lo emoziona e decide di continuare su una strada ben precisa: l’autenticità. Ci colpisce la sua concezione di vino: non più un perfetto equilibrio delle parti ma un insieme di squilibri che danno armonia e riconoscibilità. Infatti, è la ricerca della nota dissonante ciò che rende i vini di Barraco magnetici e stimolanti nella degustazione.


Lo Zibibbo 2011 è ne un esempio esplicativo: al naso gli intensi sentori di agrumi canditi, e frutta matura sono bilanciati da note salmastre e iodate, mentre il sorso è giocato sui contrasti di voluminosità e freschezza, con dolcezze fruttate e sapidità ad alternarsi in un equilibrio raffinato.


La storia di Alessandro Dettori è di forte estrazione territoriale: Badde Nigolosu in Romangia, provincia di Sassari, terra di pastorizia e difficile per l’agricoltura. La coltivazione ad alberello è il simbolo di come la viticultura sia stata frutto di un processo naturale di fusione di necessità tra uomo e natura: il territorio arido e ventoso richiede che la pianta sia bassa per limitare la traspirazione dell’acqua ma anche facile da gestire per i pastori dediti al pascolo. 

Un terroir armonico quindi che l’azienda di Dettori cerca di interpretare con il buonsenso agronomico, fondato sull’osservazione e sull’esperienza e non su pratiche da laboratorio o tecniche meccanizzate. Alessandro quindi cerca di rappresentare nei vini questo fazzoletto di terra unico, rispettando i frutti della natura per ciò che sono.

Il Cannonau Dettori Tenores 2011 è una rappresentazione vera di questo fazzoletto di terra. Il naso è profondo e largo: frutti di bosco, ribes, eucalipto, macchia mediterranea. La bocca è in perfetto allineamento con il naso, alterna sapientemente la potenza del frutto con guizzi balsamici, chiudendo armonicamente su una nota fresca di rabarbaro.

“Assicurare che il territorio dia vini unici ogni anno è il vero lavoro di chi fa questo mestiere”.  
Elena Pantaleoni introduce immediatamente la filosofia aziendale, facendoci vivere la dimensione limpida e serena della sua azienda, situata in un territorio d’eccezione come le colline piacentine. L’ambizione aziendale de La Stoppa è far vivere alle bottiglie il tempo, senza seguire la moda, rispettando la storia di quei luoghi. 
Una sfida resa ancor più entusiasmante dalla scelta di seguire, con l’enologo Giulio Armani, il metodo biodinamico. L’assenza di trattamenti invadenti in vigna ha permesso di ottenere vini diversi nelle singole annate, straordinari e stimolanti anno dopo anno, con un forte imprinting territoriale. 

Il Vigna del Volta 2008 è un vino dolce, prodotto quasi esclusivamente da malvasia di candia aromatica. L’appassimento regala un colore bronzeo brillante, il naso è un susseguirsi di sentori di frutta disidratata, mandorla e miele. 
Il sorso è morbido e largo, la freschezza e dolcezza seguono in sintonia ma la sorpresa è l’appena percettibile tannino, derivante dalla macerazione con le bucce, che regala al vino una personalità unica. Con queste ultime gocce di nettare si chiude questa serata dedicata al vino naturale, il cui iniziale rebus di definizione diventa di più facile lettura per noi. 

I vini degustati

Naturale non è il vino bensì il metodo del vigneron: un atteggiamento cosciente del suo ruolo nell’ambiente in cui vive, profondamente rispettoso della pianta, del clima e del terroir. Il viticoltore non è più interessato a sfruttare l’ecosistema per raggiungere il massimo ma sceglie di mettersi a servizio della natura per ottenere il meglio, assecondando le caratteristiche e gli umori di ciascun territorio. 

L’esperienza dei viticoltori incontrati durante questa serata ci insegna che solo vivendo in simbiosi con la pianta, con la vita microbica del vigneto, e con le fermentazioni naturali si riescono ad ottenere prodotti autentici, di fattura antica ma estremamente moderni, capaci di sfidare il tempo e le sue mode.

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