Il Caleidoscopico Fiano

Racconti dalle delegazioni
18 febbraio 2016

Il Caleidoscopico Fiano

AIS Milano incontra il Fiano di Avellino in una Master Class tenuta da Paolo De Cristoforo. Irpino autoctono, ci ha condotto attraverso una denominazione complessa e vasta, mostrandoci la grandezza del Fiano di Avellino tra terroir e annate.

Andrea Marino

Fiano di Avellino

Celebre uva campana, il fiano è uno dei grandi bianchi italiani, esprime il massimo delle sue potenzialità in provincia di Avellino. Qui, nonostante la grande vocazione, non sempre si è riusciti a puntare sulla qualità.

Agli inizi del '900 si producevano circa un milione di ettolitri di fiano, il settore era così redditizio da avere una linea ferroviaria ad hoc per la commercializzazione del vino. Dopo gli anni ’50, il continuo spopolamento delle campagne ha ridotto la viticultura a soli 17 ettari vitati nel 1970 e, solo grazie alla secolare famiglia Mastroberardino, si è riusciti a ritornare ad una discreta produzione, partendo dall’enclave di Lapio. Nel 2003 l’approvazione del DOCG ha ridato finalmente lustro alla zona.

Per comprendere il terroir bisogna concentrarsi sulla parola chiave della serata: eterogeneità. Sono 26 i comuni interessati dalla DOCG, con differenze di esposizione, altitudine dei vigneti tra i 300 e i 650 mt s.l.m.,  e conduzioni agricole diverse.

Tali differenze si ritrovano anche nei terreni, dove un'estesa base marina di argille e calcare si alterna a zone vulcaniche e terreni sciolti, il tutto circondato da montagne e attraversato da due fiumi, veri termo-regolatori. Inoltre, la latitudine bassa dell’Irpina crea delle escursioni termiche capaci di registrare differenze vicine ai 15°C tra giorno e notte. Il fiano si è adattato nei millenni a tutte le combinazioni di micro-terroir, offrendo al viticoltore uno strumento unico per valorizzare la propria zona, grazie ad una buona vigoria, grappolo spargolo e poco soggetto a muffe, buccia resistente, carica di terpeni, e una maturazione leggermente tardiva.

Il nostro viaggio attraverso le cinque zone chiave inizia da Fiorino che è la parte meridionale della denominazione, di minor altitudine e con temperature più alte, terreni sciolti di natura vulcanica e di medio scheletro. 

Il vino è il Fiano Particella 928 2013 di Cantina del Barone: colore caldo, al naso sprigiona profumi di melone, genziana, con ritorni tostati, mentre il sorso è ben disteso, sorretto da una buona acidità e da un finale citrico.

Risalendo la denominazione ci ritroviamo nel territorio di Candida, dove abbondano castagneti e querceti, su terreni più compatti di marne calcaree e porzioni argillose. Zona ventosa, dove la maturazione dell’uva è più tardiva e variabile nelle diverse esposizioni.  Il Selvecorte 2013 di Michele Contrada offre al naso sentori fini, un sussurro di camomilla, piccoli fiori di campo e una vena minerale che si conferma al sorso, con acidità sferzante e discreta lunghezza.  La raffinatezza del vino si evince anche nell’ annata 2003: evoluta su note affumicate, si apre su scorza d’arancia, limone e zafferano. Sorso pieno e fresco, con un finale tostato godibilissimo.

Sarno 1860 è un interprete recente del territorio e il suo Fiano 2010 è incantevole, con profumi di frutta dolce, menta e miele, ed un sorso lungo su sensazioni sapide.

Il nostro viaggio continua verso Lapio, enclave storica del fiano: sui due versanti opposti si estende il “gran cru”, dove le vigne si alternano a terreni di depositi vulcanici, con argille in profondità, a quelli misti calcareo-argillosi. Incantevole è il Fiano 2013 di Rocca del Principe: naso ampio su pesca matura, sentori agrumati canditi, nocciola ed erbe aromatiche. La decisa mineralità continua nel sorso, fresco con un finale di lime. La verticalità del vino si ammorbidisce nella bottiglia dell’annata 2003, dove le durezze di gioventù lasciano il posto a note evolute, eteree e ferrose per virare poi su frutta candita e spezie orientali.

Entriamo nel comune  di Montefredane, altro “gran cru” della denominazione, diviso tra due versanti Nord e Sud, dove troviamo vini energici, eleganti e longevi. È il caso dell'azienda Pietracupa con il Pietracupa Fiano 2013 del versante nord, ai profumi affumicati associa guizzi minerali e citrini con nuances di agrumi; segue una sorso largo e glicerico, sapidissimo. Il loro Fiano 2006 invece stupisce per la complessità: profumi minerali di lavagna e gesso, seguono idrocarburi e un'apertura sul tamarindo. Inizialmente seduto il sorso, la verve minerale prima ed acida poi regalano un'esperienza piacevole ed estremamente lunga.


I vini degustati

Villa Diamante con il suo Vigna della Congregazione 2013 gioca molto sulla complessa compostezza del vino: naso balsamico, iodato con ricordi di alghe con associazioni di zafferano e frutta polposa; il sorso è pieno, lungo e molto promettente.

La parte più alta della denominazione è nel comune di Summonte, dove i vigneti raggiungono altitudini oltre i 600 mt s.l.m.. Interprete della zona è Ciro Picariello con i suoi Fiano 906 2013 e Fiano 2004. Nel primo abbiamo un corredo floreale delicato, un lieve fruttato carnoso ed un sorso profondo ed estremamente lungo. L’evoluzione del 2004 invece favorisce una frutta ancora più matura, con tratti di cedro candito, miele ed anice, con una chiusura equilibrata e infinta.

Nell’ultimo calice, un magnetico Vadiaperti Fiano 1997, dell'azienda Vadiaperti: il colore dorato carico, al naso sprigiona sentori affumicati, burrosi, quasi transalpini,  si apre poi su sentori di frutta candita, roccia e speziature. Il sorso deciso, sinuoso e materico, dimostra come il fiano in questo terroir sappia sfidare i decenni.

Il viaggio si sta concludendo, il fiano ci lascia in estasi, i suoi colori ed aromi ci hanno proiettato in una nuova dimensione. La sensazione è che il territorio abbia delle potenzialità interessantissime e la recente storia enologica ci abbia dato solo un assaggio di quello che potrebbe essere in futuro la produzione di una delle zone più vocate per i bianchi in Europa, capace di regalarci emozioni in ogni calice.

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori