Il pinot nero e i suoi fratelli

Racconti dalle delegazioni
15 febbraio 2018

Il pinot nero e i suoi fratelli

Con un grappolo d'uva siamo riusciti a fare il giro del pianeta in modo divertente e meno serioso del solito riuscendo tuttavia a comprendere ed apprendere le varie sfumature, non solo cromatiche, di un vitigno che nel nostro immaginario crediamo essere così austero e scontroso ma che in fondo si è rivelato molto fantasioso.

Darapaola Ieraci

Elisa Cremonesi e NicolaBonera

Stiamo parlando del signor pinot nero che nel nostro Oltrepò Pavese sappiamo bene essere il padrone assoluto e bene lo conosce anche la Franciacorta e il Trentino per i vini base dei tre principali spumanti metodo classico italiani.

Le caratteristiche che lo rendono unico sono il basso livello di tannini e pigmenti, l'acino piccolo dalla buccia sottile, le sue ricche note fruttate della gioventù e quelle speziate ed animali del tempo, la predilezione per i terreni calcarei e il clima fresco; ma scopriremo giocando quante altre particolarità si celino in esso a seconda del luogo dove viene prodotto. In Italia lo troviamo anche in Valle d'Aosta e Sicilia, fondamentale vitigno in Champagne e Borgogna, ma cresce anche in Germania, Svizzera, in Romania e Slovenia. E dall'altra parte del globo: Australia e Nuova Zelanda,in America in California e Oregon e più giù in Argentina.

Ma nel gioco che il nostro Nicola Bonera ci ha proposto abbiamo scoperto che altri vitigni, per alcune caratteristiche specifiche, possono indurci a chiamarli fratelli del pinot nero. Abbiamo degustato alla cieca 7 vini ai quali dovevamo abbinare il millesimo di produzione, il luogo di provenienza e il vitigno in base ai suggerimenti a nostra disposizione. Il risultato finale è stato molto interessante: nel primo bicchiere la corvina veneta del 2016 ha sottolineato quelle tipiche note fruttate, fresche e un po' verdi della sua giovinezza, comuni anche nel pinot nero di pronta beva che ha ritrovato nella schiava altoatesina del 2015 del secondo vino, il tipico colore scarico e la speziatura.

Il pinot nero e i suoi fratelli

Nel terzo bicchiere abbiamo riconosciuto l'attore protagonista della serata in un'espressione tutta pavese che ha ben evidenziato le caratteristiche tipiche del vitigno dell' Oltrepò, ovvero la pienezza e la potenza. Il gioco si è fatto avvincente con il quarto vino in quanto il sentore comune di spezia ci ha portato a sud dell' Italia, in Sicilia con un frappato in purezza del 2014, minerale, ricco ed evoluto. Totalmente diverso il pinot nero dell'Alto Adige 2012 che ha reso ben chiara l'idea di come un terroir possa cambiare le peculiarità di uno spesso vitigno: frutta matura, noce di cocco e vaniglia al naso; in bocca chiaro ricordo di arancia sanguinella e the ai frutti di bosco, un vino pieno, di buona alcolicità e lunga persistenza.

Il pinot nero e i suoi fratelli

Altra fratellanza è stata ritrovata nella chiavennasca valtellinese, nello specifico della sottozona Valgella, poco colore nel vino, nota minerale e terrosa data dal millesimo, un 2014 che ha lasciato anche un ricordo di zolfo e un aroma retronasale di banana matura. L'ultima mossa del pinot nero è stata giocata negli Stati Uniti, precisamente in Oregon dove è ritornata la forza, l'alcol, il carattere dirompente, il tutto addolcito dal passaggio in legno, un 2013 che al gusto è risultato meno sprezzante delle sensazioni olfattive e quindi nel complesso ben equilibrato.

Classifica finale: tutti ne sono usciti vincitori, i vini che hanno raccontato tutto di loro e noi che abbiamo arricchito le nostre conoscenze.