Ais Mantova ed il premio Rigoletto d'Argento 2007

Racconti dalle delegazioni
20 febbraio 2008

Ais Mantova ed il premio Rigoletto d'Argento 2007

Il racconto della serata dedicata al Premio Rigoletto d'Argento 2007 organizzata dalla delegazione Ais di Mantova

Monica Mirandola

Il 2007 è agli sgoccioli, è tempo di bilanci, considerazioni, auguri natalizi. E anche di conferimento di riconoscimenti per chi, in questo anno, nell'ambito del nostro mondo, quello della cultura del buon bere, della gastronomia, della piacevolezza nello stare insieme intorno ad un tavolo imbandito è emerso per impegno e merito, capacità, estro e creatività e, lasciatemi dire, anche cuore e passione.
A tal proposito nel 1997 da un'idea del cav. Franco Freddi e del delegato Ais di Mantova Prof. Luigi Bortolotti nasce il premio RIGOLETTO D'ARGENTO, (quest'anno alla sua undicesima edizione), assegnato durante la consueta cena natalizia presso il “Ristorante Ambasciata “di Quistello (Mn).
La scelta del luogo che fa da cornice all'evento non è certamente casuale. Il rinomato locale è considerato un tempio della gastronomia mantovana, nelle sue sale si respira la tradizione autentica del territorio. Lusso, sfarzo, cura meticolosa di ogni particolare, un'eleganza che apparirebbe quasi eccessiva se non fosse per la fresca e genuina ospitalità dei titolari, i fratelli Tamani,che spostandosi per i tavoli “coccolano”, allietano e fanno divertire i clienti, mettendoli perfettamente a loro agio.

Per il 2007 la Commissione organizzatrice, all'unanimità, ha premiato
ARTURO ROTA, Direttore Generale della Veronelli Editore, per “ l'onestà e la capacità che esprime nel continuare l'opera indimenticabile di Luigi Veronelli, a ragione considerato, nel mondo, il padre della moderna critica enogastronomica italiana”
e
MICHELE SHAH (Wine, Food & Travel Writer/Journalist Consultant to the Italian Wine Trade) ” per il sapiente ed attento contributo di informazione e conoscenza, che, attraverso la sua attività di giornalista, offre alla cultura enogastronomica italiana nel mondo”.

Brindiamo alla serietà ed al lavoro di questi professionisti con il Lambrusco Mantovano,”lo spumante più contadino d'Italia”, come lo ha definito Bortolotti. Il secondo, non meno importante, obiettivo della serata e' stato infatti quello di presentare ufficialmente il LUNA DI MARZO , Lambrusco Mantovano Doc dell'azienda Terre del Po,che nasce dalla collaborazione con Franco Bernabei, enologo di fama mondiale, presente alla serata(con lui la famiglia, in particolare il figlio Matteo che avrà una pesante ma lodevole eredità da portare avanti), e con la consulenza dell'esperto Bortolotti.
Questo vino è il frutto della volontà di lavorare in maniera innovativa e moderna su un bene dalla tradizione secolare. I contadini della zona storicamente hanno appreso l'arte di fare il lambrusco dai Monaci di San Benedetto Polirone, monastero fondato nel 1007 da Tedaldo, nonno di Matilde di Canossa. La produzione era limitata al consumo minimo necessario per il nucleo famigliare o poco più ma appunto per questo curato nei minimi particolari dalla vite al bicchiere.
Negli ultimi decenni il vino subisce un boom commerciale,viene concepito principalmente in funzione della Grande Distribuzione , come prodotto “ da battaglia” e le sue qualità e reputazione ne risentono pesantemente.
Ma le potenzialità di questo “champagne rosso mantovano” sono infinite. Per fortuna qualcuno lo ha capito e lo ha riproposto rispettando la tradizione ma applicando tecniche innovative di cantina, facendo della qualità e dell'eleganza le sue caratteristiche fondamentali .E che sia da buon esempio anche per altri imprenditori. Il nome è un omaggio all'usanza dei contadini di seguire i cicli lunari e di imbottigliare il lambrusco alla Luna di Marzo, appunto.
I vitigni utilizzati sono quelli tipici della Doc (lambrusco viadanese, maestri, marani, salamino e poi ancellotta e uva d'oro per max 15%) che copre le aree di Sabbioneta, Viadana e dell' Oltrepò Mantovano.
Le caratteristiche organolettiche di rottura con gli anni bui di questo vino emergono soprattutto dalla corrispondenza gusto-olfattiva, dalla piacevolezza al palato che non sfuma, dall'eleganza e personalità che escono dagli sfavillanti calici.
Abbiamo continuato a sorseggiarlo a tutto pasto (altro che sorsi, veniva versato a fiumi!) accanto ad uno champagne ,il“Mailly Grand Cru Millesimè 1999” .
L'accostamento non ha deluso di sicuro i nostri palati né la nostra fantasia... Anzi!
Il menu quest'anno prevedeva una “bisque de mer avec des crevettes” come entrèe e a seguire “risotto mantecato con zucca, ristretto di sherry e parmigiano reggiano di Quistello”.
Come secondo piatto la “faraona disossata farcita e cotechino serviti con purea di patate e carote”. E dulcis in fundo Vesuvio di Meringata servito con zabaglione caldo al moscato e marsala e dolci secchi di cultura del Vicariato di Quistello (questi abbinati con un Muffato della Sala 2005, Antinori,). Esperienza , come dire... indimenticabile!

Prima di tuffarci nei piatti abbiamo dato modo ad alcuni illustri ospiti di chiarire il loro punto di vista.
Il presidente del Consiglio Nazionale Ais Terenzio Medri apre la serie degli interventi identificando la figura moderna del sommelier nel ruolo di comunicatore del potenziale dell'enogastronomia italiana che sempre più costituisce un modello da seguire anche fuori dai confini nazionali (gli stessi “cugini” francesi hanno la tendenza ad “italianizzare” la loro cucina anche se per orgoglio.. non lo ammetterebbero mai!). Delinea i punti di forza da valorizzare sempre più del Lambrusco Mantovano, come la gradazione alcolica limitata e la scarsità di tannini che lo rendono facilmente abbinabile e godibile come vino da bere anche tutti i giorni.
Seguono gli interventi degli Assessori della Provincia, Maurizio Castelli (Agricoltura) che esalta la preziosità del Lambrusco come prodotto di nicchia, vanto esclusivo del mantovano, ed Ezio Zani (Attività Produttive) che parla di Mantova come luogo di eccellenza agro-alimentare ed enogastronomica frutto della ricchezza della sua terra, del lavoro dei suoi uomini, della meticolosa ricerca, nonché della umiltà, della conoscenza e della consapevolezza che i risultati arrivano col tempo e con la coerenza produttiva.
Presenti anche il Presidente della Fiera Millenaria di Gonzaga,Paolo Falceri, le aziende agricole Virgili e F.lli Stefanoni. E soprattutto tanti sommelier, corsisti, appassionati.

Alla fine della serata, con la pancia piena ed il bicchiere vuoto ci sentiamo arricchiti e vicini alla nostra storia, alle nostre origini di mantovani. Il “Luna di Marzo” è un Grande Vino. Anche se magari mai avrà i 5 grappoli o i 3 bicchieri sulle Guide. Non sarà blasonato come un Supertuscans, un Bordeaux francese, un grande Pinot Nero di Borgogna. Ma non è stato creato per questo. Non ci troveremo mai ad organizzare una verticale con grandi annate. E' da bere subito. Non discuteremo sull'abuso di barrique, un tema che ultimamente infervora il dibattito tra gli addetti ai lavori. Non ci resterà mai sullo stomaco come certi vini ”marmellatosi” di ultima generazione. Racconta una storia antichissima. Parla di un popolo. E già per questo motivo è unico. Ha un ottimo rapporto qualità/prezzo. Si sposa perfettamente con la cucina locale. Crea allegria, convivialità .E' fresco, leggero, adatto ad essere assaporato in ogni momento. Si fa capire facilmente da tutti, uomini donne, giovani e meno giovani. Ha sicuramente potenzialità di mercato, ma tra i consumatori attenti, quelli che non badano solo al prezzo. Cosa chiedere di più ad un vino? Rappresenta un territorio e assolve perfettamente alle funzioni per cui è stato pensato.

Grazie allora a chi ci ha creduto e chi ha collaborato alla sua realizzazione. Grazie all'Ais a livello provinciale, regionale e nazionale che sempre di più attira numerosi appassionati diffondendo la cultura del vino. Grazie ai fratelli Tamani che con i loro piatti ci hanno regalato intense emozioni. Grazie ai contadini e ai lavoratori mantovani. Grazie a tutte quelle persone come Arturo Rota e Michele Shah che sanno valorizzare l'enogastronomia italiana favorendone la divulgazione in ogni angolo del mondo. Grazie .E Buon 2008 a tutti.
Concludendo credo sia utile riproporre il giudizio espresso da un sommelier di lunga esperienza come Stefano Morbini che dopo avere assaggiato Luna di Marzo ha così scritto a Bortolotti:
“Il vino è veramente interessante, sicuramente a livello dei migliori lambruschi di una volta. E' indubbiamente il miglior podotto che abbia mai assaggiato nel novero dei lambruschi "tinti" della bassa mantovana. Sono daccordo con te che non è poi difficile primeggiare, visto l'esigua qualità della concorrenza, ma devo dire che siete riusciti a creare un gradevole connubio di sensazioni fruttate, che stemperano, unitamente ad un piacevole abboccato (per me sempre da apprezzare in un lambrusco) le forti note tanniche delle uve tintorie. Sostanzialmente un buon equilibrio che mi da l'idea (correggimi se sbaglio), che lo potremo gradire al meglio della sua forza ancora per diversi mesi, forse anche un paio d'anni, in ragione di un tannino ancora piuttoste evidente, anche se, devo dire, ben ingentilito. Sono rimasto gradevolmente colpito dal fatto che al naso non rivela gli spiccati sentori di vinosità che spesso (quasi sempre) "macchiano" i nostri lambruschi. Il suo delicato profumo vinoso sembra potenziare la componente del floreale più che mascherarla come purtroppo avviene in quasi tutti i lambruschi mantovani. In bocca non tradisce le piacevoli sensazioni olfattive, anzi ne aggiunge di nuove, mantenendo un corretto retrogusto e una più che corretta persistenza.
Merita sicuramente di più che essere accompagnato a un salame o in un bevrinvin.
Complimenti all'enologo”

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