Verticale di Valtellina Sfursat 5 Stelle, una serata che ricorderemo a lungo

Racconti dalle delegazioni
23 settembre 2009

Verticale di Valtellina Sfursat 5 Stelle, una serata che ricorderemo a lungo

Nove annate di Sfursat 5 Stelle e di Sfursat di Valtellina. Una verticale protagonista della serrata degustazione organizzata da Ais Sondrio in colalborazione con la Cantina Nino Negri

Natale Contini

Organizzata dall’Ais Sondrio, grazie alla disponibilità e alla collaborazione della Cantina Nino Negri, si è svolta martedì 22 settembre presso la sede di Chiuro una serata-evento con una degustazione verticale di 9 annate di Sfursat di Valtellina 5 Stelle (punta di diamante della produzione Nino Negri) e di Sfursat di Valtellina, comprendendo un arco di vendemmie dal 1997 al 2006. E’ stata una serata da incorniciare. Una degustazione verticale unica che ha permesso di confrontare differenti annate di un grande vino prodotto con il nebbiolo di montagna. In ogni bicchiere l’impronta della mano magica di Casimiro Maule. Ricorderemo a lungo questo evento in un confronto enologico (soprattutto con le annate 1999 – 2002 – 2005 e con un 2006 prelevato in barrique già superbamente splendido ) dove anche lo Sfursat tradizionale ha tenuto testa al più blasonato fratello maggiore. Circa il risultato non avevo dubbi, conoscendo questo vino fin dall’inizio, poichè ho avuto la fortuna di assaggiarne finora tutte le annate. Non sarebbe stato così nel lontano 1985 quando per la prima volta – in visita alle cantine Negri - Casimiro Maule mi fece provare il 5 Stelle 1983, prodotto per la prima volta. Di fronte al mio stupore per un vino diverso e di gran lunga migliore rispetto alla media degli altri che allora circolavano in Valtellina mi disse: “Sarà buono ma non lo compra nessuno”. Era la pura verità, poche migliaia di bottiglie rimaste a lungo stivate in cantina perché il mercato abituato a prodotti diversi non lo assorbiva. Ricordo i Valtellina di allora, duri, acidi, difficili da bere, senza identità: vini spesso “tagliati” coi mosti del Sud, la quantità a prevalere sulla ricerca della qualità. Valtellina ignorata dalle carte dei vini dei migliori ristoranti lombardi. Un disastro! Quindici anni da dimenticare complici il clima e soprattutto gli errori dell’uomo. Il 1985, oggi possiamo dirlo, fu l’anno della svolta anche per merito dello Sfursat 5 stelle che fece da apripista alla rinascita enologica valtellinese. In una dimensione diversa ebbe lo stesso ruolo del mitico Sassicaia che nel medesimo periodo riconquistò all’Italia la presenza sulla scena mondiale dopo lo scandalo del metanolo e la grande crisi enologica che ne seguì.



L’ha ricordato Casimiro Maule durante la serata, “nel 1980 avevamo la cantina piena causa una gravissima crisi dei consumi e quindi bisognava fare qualcosa. Soprattutto occorreva cambiare rispetto ai tradizionali sistemi di vinificazione e fare molta più attenzione al lavoro in vigna. Col 5 stelle abbiamo iniziato una nuova era: macerazioni più brevi, utilizzo di piccoli botti nuove, controllo delle fermentazioni, rigorosa selezione delle uve”. E i risultati non sono mancati. Ricordo la grande annata 1989 e soprattutto il 1990 un vino che ancora oggi mi ritorna spesso in mente. I fatti hanno quindi dato ragione a tutti coloro – pochi in quegli anni – che imboccarono subito la nuova strada tracciata da questo vino. Certo lo Sforzato non è nato con il 5 stelle. Lo si produceva con la tecnica dell’appassimento delle uve nebbiolo sui graticci già nei secoli scorsi e poche migliaia di bottiglie costituivano il così detto vino del padrone. Oggi sono circa 300mila le bottiglie di Sforzato tutte di ottima qualità che escono dalle cantine valtellinesi a fronte di una produzione complessiva che non arriva ai 5 milioni di bottiglie di Valtellina Superiore Docg e Rosso di Valtellina Doc. Lo Sforzato ha fatto da traino agli altri vini ritornati celebri, quali il Sassella, Inferno, Grumello, Valgella, che oggi occupano un posto importante nel panorama enologico di qualità. E di ciò va il merito a chi è stato antesignano, di chi ha visto giusto e non ha esitato a rischiare. E i fatti gli hanno dato ragione. Ecco perché l’Ais ha voluto aprire il calendario delle attività di degustazione dell’autunno-inverno con questa verticale che resterà nella memoria dei pochi fortunati (più di 45 posti la sala non poteva ospitare, inoltre di alcune annate le bottiglie scarseggiavano) che hanno potuto essere presenti. E con Nicola Bonera che ha condotto da par suo la degustazione - interloquendo ripetutamente con Maule - abbiamo vissuto pienamente vino dopo vino il racconto di un prodotto che non è mai lo stesso nonostante alcuni segni distintivi che lo rendono unico nella sua tipologia. Degno di plauso il servizio dei vini, inappuntabile e preciso specie per le temperature, curato da Angelo coadiuvato da Paola Compagnoni e Paola Villa. Meglio di così non poteva andare anche perché la serata si è chiusa degnamente con gli ottimi pizzoccheri del Ristorante Baffo, un Bitto 2006 delle Valli del Bitto e un Casera stagionato da urlo. Il tutto, ovviamente, annaffiato dai 9 vini rimasti nei bicchieri.

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