La Valtellina di Rainoldi

Racconti dalle delegazioni
21 dicembre 2009

La Valtellina di Rainoldi

Oggetto della degustazione, organizzata da Ais Mantova, i vini della Cantina Rainoldi, presentati dall’enologo Aldo Rainoldi che ci ha piacevolmente intrattenuto illustrando il suo territorio, il clima, i vigneti e le uve.

Maria Grazia Grazzi

La sua terra è la Valtellina, attraversata dal fiume Adda; è parallela al crinale alpino, ed è inusuale fra le vallate alpine questa direzione da Est a Ovest.

Ben noti ne sono i vini, prodotti principalmente con le uve di Nebbiolo, localmente dette Chiavennasca. I vigneti sono disposti su terrazzamenti lungo le pendici del versante retico, ben esposti a Sud. La luce che li colpisce è analoga a quella dell’isoletta di Pantelleria! Le stesse Alpi, poi, proteggono questi pittoreschi filari di vite dai venti freddi del Nord e il vicino lago di Como mitiga la temperatura. Si hanno circa 900 ml di piovosità annua e una fortissima escursione termica diurna; non a caso, in Valtellina, si trova il cactus!

Il terreno è scuro e sabbioso, poco profondo, con poca roccia, quella presente è ricca di ferro, i sassi sono “arrugginiti” e il ph del terreno è calcareo e ricorda quello piemontese.

Il Nebbiolo che predilige la luce, ma non ama il caldo, adora le escursioni termiche e la scarsa piovosità, esprime il meglio di sé in questa valle, come in Piemonte, aiutato dalle caratteristiche morfologiche della terra, dalla disposizione dei vigneti e dal clima; da esso si ricavano vini con una loro personalità e carattere, e mai copia di quelli piemontesi.

L’azienda, fondata nel 1925 da Aldo Rainoldi, attualmente ha sede a Chiuro, reale cuore enologico della valle, è ancora condotta dalla famiglia Rainoldi; le uve sono prodotte da vigneti di proprietà e da una fitta rete di piccoli viticoltori costantemente monitorati da un tecnico di fiducia, che permettono di produrre mediamente 200.000 bottiglie all’anno.

Una particolare attenzione è rivolta al più nobile fra i vitigni: il Nebbiolo. La gamma spazia dai “classici” Valtellina docg Inferno, Sassella e Grumello, lasciati riposare per 2 anni in botti di rovere di Slavonia, sino alle “Riserve” di Sassella e Inferno, prodotte solamente nelle migliori annate e tenute in cantina 3 anni prima della commercializzazione.

Si passa poi allo “Sfursat”, vino secco ottenuto dall’appassimento delle migliori uve di Nebbiolo provenienti dai vigneti meglio esposti e frutto delle vendemmie più fortunate.

La grande sorpresa è però un insolito quanto sorprendente “Brut Rosè”, metodo classico base Nebbiolo, millesimo 2005. Ne vengono prodotte solamente 5000; da Uve Nebbiolo (92%) con altre di Pignolo e Rossola, che vi conferiscono il colore e l’acidità. Si tratta di un vino “nato per scherzo”, in cui l’acidità è molto importante ed il colore volutamente carico; riposa 3 anni sui lieviti; il tentativo è stato quello di dare una veste diversa al nobile ed elegante Nebbiolo: all’olfatto si colgono i lieviti, il frutto (note di castagno, ribes, frutti rossi delicati), un sottofondo di bosco e un recupero di ammandorlato; in bocca si percepiscono struttura, forza, acidità e sapidità. E’ caratterizzato da lunghezza di bocca e gusto olfattivo per cui si rende adatto ai pizzoccheri e alla bresaola, piatti forti e strutturati.



Valtellina Superiore docg Sassella Riserva 2005 (annata caratterizzata da equilibrio) e 1999; 13,5%, (100% Nebbiolo):

Sassella, è una sottozona della Valtellina in cui, come il termine indica, la roccia affiora dal terreno dopo 30-40 cm e così le radici non possono affondare ed è tipico in zona alpina; qui sono dislocati 35 ettari di vigneto. Questo vino, maturerà in botti di rovere di Slavonia ed è in grado di affrontare lunghi invecchiamenti in bottiglia coricata. L’apice è attorno ai 10-12 anni.

Il Valtellina Sup. docg Sassella Riserva 2005 ha ampi profumi, ottima qualità olfattiva, equilibrio, perfezione e complessità: al naso piccoli frutti neri e frutta sotto spirito, sposati con la viola e il sottobosco, i funghi, il mallo della noce, note speziate ed eteree che fanno uscire una nota minerale ed argillosa; perfettamente morbido il tannino si farà perfetto con l’invecchiamento; vi è eleganza sontuosa e solida: è proprio Nebbiolo! Il dottor Bortolotti conferisce 90 punti destinati a crescere nel tempo!

Il 1999, presenta le stesse sensazioni olfattive, ma evolute in quanto il futtato è smorzato, si colgono la viola, i funghi (finferli e porcini), la liquirizia, il sottobosco più interessanti. Al gusto il tannino è equilibrato e dà una nota di personalità senza disturbare; ciò che è naso si recupera al retrogusto; vi è armonia, espressione di tradizione e territorio. Il nostro delegato attribuisce 92 punti.

In perfetto abbinamento, lo Chef Matteo, cucina pasta contadina con formaggio, funghi e fagioli.



Valtellina Superiore docg Inferno Riserva 2005 e 1997 (100 % Nebbiolo), (13,5%):

Inferno, è un’altra sottozona della stessa valle alpina e come la parola ci fa intuire, è la più calda. Il vino che si otterrà è ruvido in gioventù, ma tende ad ammorbidirsi dopo il lungo invecchiamento in barriques nuove di rovere francese e la conservazione in bottiglie coricate in cantine fresche e buie.

Il 2005 ha un colore più intenso rispetto al 2005 Sassella e al naso la componente fruttata è inferiore; emergono una mineralità argillosa, i funghi, il sottobosco, la viola mammola e la speziatura; l’equilibrio di bocca è interessante, il tannino è presente e anche l’acidità di gioventù.

Il 1997 Inferno, è un vino più evoluto, manca la componente fruttata, vi sono note terziarie di sottobosco e fungo, caucciù, corteccia d’albero, speziatura dolce, cacao; è equilibrato, un grande prodotto! In sintonia, sono serviti ai nostri tavoli, fumanti “tocchetti di manzo con polenta di Storo”.

Lo Sfursat è un grande vino e un vero “must” dell’enologia Valtellinese è il “Fruttaio Cà Rizzieri”, le cui uve, ottenute nelle annate favorevoli e opportunamente selezionate, vengono lasciate appassire nel più alto dei fruttai dell’azienda, Casa Rizzieri; il successivo affinamento avviene unicamente in barriques nuove di rovere francese di “Allier” per 15 mesi. Poi, di vitale importanza, è la permanenza delle bottiglie per 12 mesi in cantine fresche e buie.

I calici che ci vengono serviti sono di Sfursat di Valtellina docg Fruttaio Cà Rizzieri 2006, 2002 e 1997, (100% Nebbiolo), (14,5%):

2006: sentori di frutta nera e sotto spirito, il tannino è smorzato e l’acidità è equilibrata.

2002: l’annata è caratterizzata da grandi escursioni; il vino ha grandi potenzialità, ma è ancora un po’ nervoso.

1997: al naso si percepiscono i frutti neri maturi (prugna e ciliegia) e sotto spirito, la speziatura (cacao,nocciola tostata); è globalmente elegante e strutturato.

Perfettamente abbinato gustiamo Bitto dop, formaggio tipico della Valtellina, prodotto quasi esclusivamente nei mesi estivi e nei pascoli d’alta quota. E’ preparato con latte vaccino intero a cui può essere aggiunta una percentuale di latte caprino non superiore al 10%. La selezione proposta ai nostri tavoli è di 3, 5 e 10 anni di invecchiamento, per meglio comprenderne le diverse caratteristiche organolettiche ed evoluzione temporale.

Come sempre una grande serata, all’insegna dell’enogastronomia in Valtellina!

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