I vini di Felsina

Con la presenza del Dott. Mazzacolin, la delegazione Ais di Mantova ha dedicato un incontro con i vini dell'azienda Felsina. Chianti Classico Berardenga, Vigneto Rancia ed una verticale del Fontalloro...

Maria Grazia Grazzi

In apertura si è parlato di “alcol test”, ricollegandosi ad uno scottante problema di attualità, già delucidato su “L’Arcante”, n.5 settembre 2008. Bortolotti ha spiegato che “E’ importante sconfiggere i fautori dell’assioma “vino uguale sballo” e diffondere la cultura del bere consapevole”. Il consumo di alcol deve essere modico e consapevole; i misuratori per l’alcol test è necessario siano precisi, sicuri e omologati.
Successivamente il dott. Mazzocolin ci ha piacevolmente intrattenuto su storia e geografia riguardo i territori di Felsina.
Felsina è un nome di origine etrusca; fin dall’antichità è un luogo di ristoro e di incontro ai margini di un’importante strada (via Antiqua) che collegava Siena con Arezzo.
Nelle immediate vicinanze del paese di Castelnuovo, sorgeva l’antico castello dei Berardenghi, e ora si trovano la Villa, la Chiesa e gli altri edifici dell’attuale insediamento di Felsina. L’agricoltura e la viticoltura su queste terre vantano lontane radici.
Grazie all’intraprendenza e alla creatività di Domenico Poggiali, imprenditore ravennate, che ha acquistato Felsina nel1966, e alla preziosa collaborazione del figlio Beppe, amministratore delegato della società, sono stati realizzati i nuovi vigneti specializzati ed i restauri della cantina.
Giuseppe Mazzocolin, genero di Domenico Poggiali, ed il suo amico enologo Franco Bernabei hanno inteso valorizzare le potenzialità dei singoli vigneti con mirate selezioni clonali ancora in fase di studio, ed accorte vinificazioni di microzona. Con l’acquisto, nel 1981, del Castello di Farnetella a Sinalunga (Chianti Colli Senesi DOCG) e, nel1995, di Pagliarese, a Castelnuovo Berardenga (nel Chianti Classico), il comparto viticolo si differenzia ulteriormente non solo sul piano produttivo, ma soprattutto in quello della ricerca e della sperimentazione. La continuità di un progetto imprenditoriale ha già un garante e un testimone nel nipote Giovanni Poggiali, attivamente presente in fattoria.
La fattoria di Felsina è attraversata dal confine amministrativo del Chianti Classico; da un punto di vista geologico si presenta come terra di “frontiera”: una parte è di natura calcareo-petrosa con predominanza di marna lamellare; l’altra, invece, è determinata da arenarie stratiformi con pillola alluvionale e argilla, mescolate a sedimenti marini ricchi di minerali, garanzia di buon grado di fertilità naturale. Ma nonostante queste differenze, gli effetti sui vini di Felsina sono unitari e tali da imprimergli caratteristiche del tutto specifiche. In particolare il Sangiovese, ha un penetrante bouquet con aromi di terra, tabacco e fumo con sentore di spezie e liquirizia.
I vigneti, orientati quasi interamente a sud, sud-ovest, sono posti su declivi ventilati; durante le abituali siccità estive, la calda e asciutta influenza del Tirreno favorisce una maturazione completa e uniforme delle uve. I vitigni sono della varietà Sangiovese, originaria del Chianti Classico, con bassa produttività ed un alto livello di sostanze estrattive nella buccia. É doveroso sottolineare che la resa per ettaro è sempre inferiore al disciplinare di produzione.
La fermentazione iniziale avviene in vasche d’acciaio a temperatura controllata e nella cantina, interrata ed isolata termicamente, è possibile affinare, in botti di rovere di varie capacità e provenienza, differenti annate di uno stesso vino. Sempre garantito e nelle migliori condizioni l’affinamento in bottiglia.
Felsina produce principalmente il vino Chianti Classico selezionando solo uve provenienti dai diversi vigneti aziendali. Tra questi il Fontalloro ed il Rancia.
Rancia coincide con il nome storico di un antico podere e del vigneto corrispondente e viene vinificato e imbottigliato separatamente.
Fontalloro è il risultato della vinificazione dell’uva Sangiovese prodotta in un vigneto all’interno del Chianti Classico e da altri quattro vigneti posti al di fuori del confine della stessa zona di produzione, in direzione delle Crete Senesi.
Il Rancia è un Chianti Classico Riserva corrispondente ad un vigneto unico di solo Sangiovese.
Il Fontalloro è invece un “IGT Toscana” ed è espressione del Sangiovese di Felsina nella sua totalità, perché prodotto dalle uve provenienti da vigneti posti su versanti diversi del confine del Chianti Classico.
Per vocazione ed estensione sono due autentici “crus”, caratterizzati entrambi dall’uso esclusivo del Sangiovese, che esaltano il “terroir” di Felsina. La loro prima vendemmia risale al 1983.
Il Chianti Classico Berardenga è prodotto da sole uve Sangiovese provenienti anche dai vigneti di Pagliarese. Quest’ultima azienda di 25 ha di vigneto (sul confine nord-occidentale di Felsina) completa il comparto viticolo per la produzione esclusiva di Chianti Classico. L’identità di zona si esprime così con il marchio “Berardenga”.

La degustazione si apre con “CHIANTI CLASSICO FELSINA BERARDENGA”, DOCG, 2006, Sangiovese 100%: nonostante l’annata ’06 sia stata caratterizzata da un andamento climatico altalenante, le uve sono arrivate alla fase di raccolta ricche di zuccheri, molto concentrate e con una maturazione polifenolica ideale. All’esame visivo si presenta rosso rubino intenso, consistente;
al naso è fruttato (ciliegia nera, mora), floreale (viola, geranio), speziato (sfumature di cacao dolce, cuoio); al palato è minerale, speziato, con una sapidità salmastra pulita, posato nei tannini, immediato, morbido, pieno e piacevole. Globalmente ha una personalità rotonda, ampia, quasi aristocratica. Questo vino viene affinato 12 mesi in botti di piccole e medie capacità. Poi riposa in bottiglia 3/6 mesi. Annata con risultati finali qualitativamente ottimi, sottolineando che questo è solo il “vino base” dell’azienda! Per dare uniformità di prodotto escono 170.000 bottiglie uguali.

Il secondo calice degustato è “CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA 2005”, DOCG, Sangiovese 100%: le uve provengono da un vigneto di 7 ha a 400 mt s.l.m., situato di fronte ad un bosco, la vista è incredibile: ci si trova nel mare delle crete senesi, si scorgono il M. Amiata, Siena e Montepulciano; vi è una significativa escursione termica giornaliera: luce, aria,vento si combinano in modo eccezionale sulla riuscita dei grappoli. Il 2005 non è una grande annata in quanto piovosa; ma la grande esperienza aziendale ha operato per la bevibilità dei prodotti coniugando scelte e tradizioni. Il vino si presenta rosso rubino con eleganza cromatica; all’olfatto è meno immediato del precedente perché è più sottile e fine; la piacevolezza è riscoperta come frutto rosso e nero (piccoli frutti di bosco e ribes), nota di vegetale da sottobosco, delicata, fresca e secca, fungo e fiori di collina che sono il collante ad una certa mineralità argillosa; inoltre è percepibile un soffuso sentore di cuoio e speziatura. Anche al gusto sono confermati, in modo austero ed elegante, la piacevolezza e l’espressività. Questa tipologia matura 12/18 mesi in botti di rovere di piccola e media capacità, poi si ha l’assemblaggio e l’imbottigliamento. L’affinamento in bottiglia dura 6/10 mesi.

Il terzo calice in degustazione è “CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA 2004”, DOCG, Sangiovese 100%: il 2004 è una annata caratterizzata da un andamento climatico complessivamente equilibrato, che ha avuto come risultato vini bilanciati e di buona concentrazione. Anche la vendemmia è stata ottima. Si hanno 5.400 ceppi per ha. L’equilibrio è più evidente e immediato del precedente calice. All’olfatto si percepisce fruttato e floreale, e queste sensazioni si fondono con i terziari. E’ presente una eleganza pacata e fine che rende più immediata la bevibilità.

Il quarto calice è “CHIANTI CLASSICO RISERVA RANCIA 1999”, DOCG, Sangiovese 100%:
il ’99 è caratterizzato dai grandi caldi di luglio e agosto, nonchè alte temperature registrate anche di notte: ciò ha determinato una maturazione graduale ma anticipata dei grappoli. Inoltre vi è stato un carico di uva superiore alla media produttiva di Felsina. Il perfetto andamento climatico di questa annata si è protratto anche nel periodo della vendemmia ed i risultati nel prodotto finale si sono manifestati ottimamente. Il vino si è presentato con una maggior forza e impeto rispetto ai precedenti, ma è stato reso mansueto dagli anni. Evidenti sono le note terziarie e balsamiche.

Al tavolo sono serviti gustosi “gnocchi di patate ai funghi di Borgotaro”. Perfetti con il vino.
La serata prosegue con la presentazione del “FONTALLORO IGT Toscana”: è Sangiovese in purezza le cui uve provengono da tre diversi vigneti, dislocati su due diverse zone: una sola parte da Fontalloro o Poggio al Sole posto all’interno dell’area della celebre DOCG chiantigiana, l’altra invece da Casalino e Arcidossino posti all’interno della zona di produzione Chianti Colli Senesi.

FONTALLORO 2004”, IGT, 100% Sangiovese: l’annata 2004 è stata caratterizzata da un andamento climatico complessivamente equilibrato che ha avuto come risultato vini bilanciati e di buona concentrazione. Il vino versato nel calice si presenta rosso rubino con riflessi granata, consistente. Al naso si presenta fruttato (frutti rossi e neri), floreale (viola), si colgono il sottobosco, alcune note di funghi freschi e di mineralità, in particolare d’argilla, nonché il tabacco; al gusto è equilibrato, con tannino morbido, elegante e piacevole. E’ elegante, ma mantiene una personalità contadina che rispetta il territorio e si lascia cogliere con umiltà. La tipologia di vino matura in legno per 18/20 mesi; l’assemblaggio avviene in acciaio. L’affinamento è di 8/12 mesi in bottiglia.

Il sesto calice è “FONTALLORO 2003”, IGT, 100% Sangiovese: il ’03 ha dato poche bottiglie, ma di qualità superiore alla media: dopo un inverno e un inizio di primavera molto miti si è avuta una gelata il 9 aprile che ha danneggiato le gemme del Sangiovese con conseguenti rese molto basse. L’estate poi è stata torrida, secca e calda. Le uve raccolte con anticipo erano di straordinaria bellezza e i piccoli acini avevano profumi accentuati. Si presenta rosso rubino e consistente. All’olfatto ha sentori eleganti e intensi di frutta da sottobosco (lampone, ribes rosso, mora), di floreale (viola, rosa fresca), poi ha un leggero speziato di tabacco e vaniglia. Al palato è caldo, abbastanza morbido, abbastanza sapido, abbastanza tannico e fresco. E’ persistente, pronto e con buone possibilità d’evoluzione.

Il settimo vino in degustazione è “FONTALLORO 1993”, IGT, 100% Sangiovese: il ’93 è stata una buona vendemmia con un andamento climatico abbastanza regolare, anche se è mancato qualche grado di temperatura nella parte centrale dell’estate. Il risultato globale è stato di una annata modesta con poche uve. Colore rosso rubino, riflessi granata; profumi intensi di frutta nera (in particolare ciliegia nera), accenni floreali, speziatura (pepe nero), tabacco tartufi, funghi, corteccia fresca, eucalipto. Al palato si propone equilibrato e austero, con una eleganza da qualità artigianale.

L’ultimo calice degustato è “FONTALLORO 1990”, IGT, 100% Sangiovese: è una annata ottimale da un punto di vista climatico e quindi di qualità delle uve; il1990, più di altri anni, ha esaltato le caratteristiche del Sangiovese: grande estratto, antociani e polifenoli con valori ideali. Il vino si presenta color rosso rubino molto denso; si propone al naso all’insegna della frutta matura, della carruba, del farro; vi è aristocrazia olfattiva che si ripropone al gusto.

Lo chef Matteo ci cucina un ottimo brasato di manzo con erbe aromatiche e polenta di Storo che ben si accompagnano ai calici appena degustati. In chiusura sono serviti ai tavoli piacevoli dolci secchi preparati dal ristorante.
Il Sangiovese, prodotto in queste terre toscane, è stato l’unico ed indiscusso protagonista della serata, coltivato e vinificato con cura e passione, esaltandone qualità e pregi. Il grande Veronelli disse:”Il rapporto con il vino è un rapporto tra due soggetti. ... Il vino dà piacere per quello che sembra esprimere”. Così bevendo un vino posso incontrare un territorio e un vitigno; il vino ne è l’ambasciatore.

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