Il Trento Doc con Roberto Anesi, per chi non c'era

“Il Trentino è un territorio particolarmente vocato per le bollicine” esordisce Roberto Anesi. Sarà di parte, ma alla fine della serata saremo in molti ad essere d’accordo con lui. Trasuda passione il suo racconto, più di due ore fra storia, territorio, degustazioni, ed ancora valli, laghi, correnti termiche, aneddoti e dettagli.

Marco Misitano

Roberto Anesi

In passato, sotto la dominazione dell’impero Austro Ungarico, il Trentino era la cantina del vino rosso. Più recentemente il vino bianco prevale, con Chardonnay e Pinot Grigio che pesano per oltre la metà delle uve prodotte – e naturalmente le bollicine!

Sono circa 9 milioni le bottiglie prodotte a denominazione Trento DOC, il cui disciplinare prevede quattro vitigni: Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero e Pinot Meunier. Poi la rifermentazione in bottiglia e un lungo contatto con i lieviti. È pratica diffusissima che le aziende adottino degli standard produttivi ancora più restrittivi, con contatti più prolungati di quanto richiesto dal disciplinare. E lo vedremo nella degustazione delle sette bottiglie scelte per noi da Roberto.

C’è un interessante inciso sul global warming: se le temperature crescono significa che le zone delle vitivinicoltura cambiano, si anticipano le fasi enologiche e le vendemmie. Ma – ci fa notare Roberto – anticipando si può penalizzare la maturazione aromatica ed avere vini eccessivamente “verdi”.
Che fare allora? Ecco il ruolo della vitivinicoltura in quota in Trentino: si salvaguarda l’acidità, si ha una maturazione più lenta e il risultato sono profumi più complessi.
E poi c’è il terreno, di origine glaciale con materiali di riporto dal ritiro delle glaciazioni. E la ventilazione,  forse addirittura più importante della composizione del terreno; qui infatti è anche la ventilazione tiepida proveniente dal Garda che che contribuisce alla maturazione.
È in queste condizioni che si sviluppa un acino croccante, la materia prima perfetta per prodotti di grande qualità come quelli che abbiamo degustato.

Alcuni provengono dalla Val di Cembra, una zona a sé. Le uve poggiano su terreni porfirici, ci sono correnti fredde, siamo fra 450 e quasi 900 metri di altezza. Questa zona esprime forse le più interessanti uve per il metodo classico trentino. Vini freschi, sapidi e diretti, un po’ come le caratteristiche nervose della valle.

Altri dalla Valle dell’Adige, zona produttiva più importante per aziende e produttori. Qui i vini sono decisi, schietti, a tratti addirittura scontrosi. Sono terreni ricchi di calcare, con una buona escursione termica, più riparati dal fresco delle montagne.

Ed infine ancora dalla Vallagrina e la vicina Valle dei Laghi. La prima con i suoi terreni basaltici, poveri e rocciosi; ventilata e con vigneti relativamente alti, attorno ai 450 metri di quota. La seconda invece ci offre quasi un assaggio di clima mediterraneo, grazie alla ampia esposizione alle correnti del Garda.

E veniamo alle degustazioni!

Trento Doc con Roberto Anesi da AIS Como

Trentodoc Brut Nature 2011 – Moser

Chardonnay proveniente dai vigneti più alti, 60 mesi sui lieviti, fermentazione in acciaio, prodotto in 6.000 bottiglie.

Nel bicchiere è un bel giallo limone. Offre sentori agrumati di lime e limone, il tipico aroma di crosta di pane non è per nulla marcato. Un naso immediato, piacevolmente espressivo, un buon bilanciamento fra sentori fruttati e spezie.
Al palato è cremoso, piacevole, con un carattere agrumato e di fiori bianchi. Secco e acido, con una buona persistenza, un piacevole finale quasi salato. Affilato, azzarda Roberto.

Trentodoc Dosaggio Zero Ororosso 2011 – Cembra

Chardonnay, 60 mesi sui lieviti, fermentazione in acciaio, prodotto in 6.000 bottiglie.

Giallo paglierino intenso, un profilo olfattivo molto diretto di agrume e ananas, poi pane speziato al cumino, erbe aromatiche, iodato.
Il sorso è pieno, con una netta salinità e sapidità. Una grande coerenza con il territorio.

Trentodoc Brut Millesimato Domini Nero 2011 – Abate Nero

Pinot Nero, 60 mesi sui lieviti, fermentazione in acciaio, prodotto in 3.000 bottiglie

Giallo paglierino brillante, con il profilo aromatico tipico del pinot nero, con frutta matura e note di panificazione che fanno pensare al pane allo zenzero. Poi ancora sentori di frutta secca e pandoro.
Arriva in bocca elegante, con bollicine cremose e un finale intenso e lungo, che lascia al palato un aroma di cedro candito e scorze di arancia amara essiccate.

Trentodoc Dosaggio Zero Riserva 2010 – Letrari

Chardonnay e Pinot Nero, 60 mesi sui lieviti, fermentazione in acciaio e legno, prodotto in 7.000 bottiglie.

Colore giallo paglierino quasi dorato, già al colore possiamo indovinare la provenienza da una zona temperata come la Vallagrina. Al naso profumi di kumquat (il mandarino cinese), vaniglia, miele, mango, papaya e pepe, una nota quasi affumicata.
Al palato è avvolgente e lascia il cavo orale piacevolmente asciutto, quasi salato.

Trentodoc Extra Brut Riserva Erminia Segalla 2009 – Pisoni

Chardonnay e Pinot Nero, 82 mesi sui lieviti, prodotto in 2.200 bottiglie.

Colore Giallo paglierino limpido, bollicine fini. Aromi di mango disidratato, gelsomino, frutta secca tostata e papaya. Poi anche caffè.
Cremosissimo al palato, ricorda ancora la pasticceria ed il pan brioche.

Trentodoc Extra Brut Rosé Cavaliere Nero 2011 – Revì

Pinot Nero, fermentazione in acciaio, 72mesi sui lieviti, prodotto in 2.700 bottiglie.

Colore elegante, rosa antico tendente al salmone. Bollicine finissime. Al naso colpisce l’aroma di Nigritella, che poi lascia spazio al pane di segale alle spezie ed infine all’arancia.
Sorprende la grande bevibilità, lascia il palato leggero e pulito.

Trentodoc Dosaggio Zero Perlé Zero Cuvée Zero10 – Ferrari

Chardonnay, multimillesimato in quanto assemblaggio di tre annate (2006, 2008, 2009), vinificazione in acciaio e legno, almeno 72 mesi sui lieviti,prodotto in 22.000 bottiglie.

Riflessi dorati nel bicchiere e poi il profilo aromatico che regala pompelmo, zenzero, arancia amara, sentori floreali e di erbe aromatiche, e poi ancora lo zenzero, questa volta candito. La salinità si sente già al naso.
Al sorso è cremoso, quasi burroso.

Grazie Roberto per questo viaggio nelle bollicine di montagna!