Israele, la culla del mondo vitivinicolo

La sala è gremita, si respira un'atmosfera solenne, è un grande piacere avere con noi Alfonso Pedatzur Arbib, il rabbino capo di Milano, che introduce la serata...

Anna Martinello

I vini

Ci trasmette sin da subito il valore del vino per la sua religione, un simbolo di gioia, considerato un atto di nascita dopo il diluvio universale: secondo la tradizione fu proprio Noè a piantare la prima pianta di vite. 

Il vino ha anche un valore numerico: infatti, in ebraico, la parola “vino” ha lo stesso numero di lettere della parola “segreto”, a significare che fa scoprire i segreti, esattamente come il proverbio latino “In vino veritas”. Un altro valore importante è dato dal ruolo che ricopre durante le funzioni religiose, in particolare nella santificazione chiamata Kiddush, dove viene bevuto vino rigorosamente kosher,  cioè vinificato secondo alcune precise regole tra cui l'assenza di caseina perché, secondo la religione ebraica, carne, latte e derivati non si possono consumare insieme; i vini di questa sera sono israeliani ma non kosher.

Entra in scena Guido Invernizzi con un excursus ampelografico sui vitigni di Israele, oltre agli internazionali come chardonnay e pinot nero, spiccano argaman per i rossi e dabuki per i bianchi, anche se il cabernet sauvignon la fa da padrone con il 44% di produzione assieme al 19% di merlot. Le zone più' vocate sono l'alta Galilea con terreni vulcanici sassosi e rossi dove troviamo vigne fino a 1000 mt s.l.m., la bassa Galilea con terreni vulcanici, calcarei, marne e dolomie scure e infine le maestose Alture del Golan.

Entriamo quindi nel vivo della degustazione. Il primo vino è un Dalton Sauvignon Blanc Fumè 2014, proveniente dalla zona più vocata della Galilea, affinato per 6 mesi in botti di legno. Alla vista si presenta con le caratteristiche tipiche di un vino del nuovo mondo: colore giallo paglierino tenue, buona trasparenza e limpidezza e una discreta consistenza. Al naso si percepisce un'ottima gestione del legno con profumi di frutta tropicale, rosa, geranio, mela cotta e infine torrefazione; al palato è fresco, sapido con note di liquirizia, genziana ed un finale amarognolo.

Alfonso Pedatzur Arbib, rabbino capo di MilanoIl secondo vino si chiama Barkan Reserve Chardonnay 2014 dalle Judean Hills che visivamente presenta un colore più vivo e carico con una buona struttura; al naso predomina la frutta gialla matura come la pesca, la banana accompagnate da sentori floreali e fragranti che terminano con un aroma di caffè. Una buona corrispondenza gusto olfattiva ci fa ritrovare tutti i sentori quando lo portiamo alla bocca dove si aggiungono note minerali di roccia bagnata e gesso assieme ad una piacevole persistenza.

La partenza con questi bianchi è stata entusiasmante, passiamo ora agli altri tre rossi in degustazione. La stessa azienda del primo vino, Dalton, produce anche un eccellente Cabernet Sauvignon Riserva 2012 che affina 14 mesi in legno. Il colore è un brillante rosso rubino dall'importante consistenza che al naso regala intense note fruttate di ciliegia macerata e lampone, floreali di viola e geranio con una piacevole speziatura di pepe verde. Al palato l'acidità è ben controllata e ritroviamo gli stessi aromi olfattivi con l'aggiunta di tabacco e pipa spenta. Il relatore ci consiglia di degustarlo entro 3 o 4 anni.

Il secondo rosso è un Barkan Special Reserve Pinotage 2012, lo stesso produttore dello chardonnay, un vitigno, come ci spiega Guido Invernizzi ricordando un recente evento della nostra delegazione, tipicamente sudafricano e particolarmente mediterraneo. Affinato 18 mesi in barrique di rovere americana, denota una perfetta gestione del legno sia al colore rubino, che vira verso il melograno, sia al naso con note di frutta rossa matura, confettura ciliegia e delicata speziatura. Al palato troviamo una bella acidità con aromi di ribes, leggera tostatura e speziatura, perfetto in abbinamento ad una coscia d'agnello.

I sommelierPer concludere la triade dei rossi degustiamo lo Special Reserve Shiraz 2011 dalle Alture del Golan. Il colore è un rosso rubino più delicato e meno carico; veniamo conquistati dalla complessità e finezza olfattiva che regala note di frutta rossa matura, in particolare la fragola, erbe aromatiche essiccate come timo e maggiorana e dolce speziatura e ritroviamo una piacevole corrispondenza al gusto: completo, pulito, morbido e rotondo.

Dulcis in fundo i sommelier di sala ci servono un incredibile Yarden Ice Wine di Golan Heights Winery 2014, da uve gewürztraminer. Il colore oro brillante e la consistenza importante attirano subito l'attenzione. Portandolo al naso si scoprono una grande finezza ed eleganza con sentori di frutta tropicale come litchi, albicocca disidratata, agrumi canditi, miele, spezie come il coriandolo e balsamicità. Al palato stupisce ancora di più per il connubio tra la dolcezza e la sapidità vulcanica, che dona una bella salivazione, in perfetto equilibrio con morbidezza e grande persistenza.

È stato un emozionante viaggio attraverso l'antica terra di Canaan, culla e luogo di diffusione della coltivazione della vite, ben due millenni prima che arrivassero la cultura e la tradizione del vino in Europa.