La Delegazione Ais Mantova si presenta

L'intervista con Luigi Bortolotti, delegato Ais Mantova, curatore della guida Viniplus e coordinatore delle attività del gruppo dei Degustatori Ais Lombardia

Alessandro Franceschini

Tratta da Viniplus di Lombardia N° 4 - Marzo 2013

Luigi Bortolotti

Come e quando nasce la delegazione Ais di Mantova?

La delegazione nasce a metà degli anni Novanta. Inizialmente come zona collegata a Brescia e in seguito con una propria autonomia istituzionale. Ad un corso di primo livello realizzato direttamente da Brescia - con direttore Girolamo Zanmarchi - è seguito un secondo livello organizzato con grandi difficoltà a Virgilio in modo autonomo e poi un terzo livello realizzato presso la Trattoria al Ponte di Calvatone, a metà strada tra Cremona e Mantova, al fine di poter avere l’adesione di alcuni aspiranti sommelier di Crema e Cremona. Erano i tempi della presidenza regionale di Aldo Comi, un grande estimatore dei vini francesi: un sommelier “sopra le righe” che mi ha generosamente incoraggiato ad assumermi la responsabilità di creare la delegazione Ais di Mantova e che mi ha fatto capire tante cose sul mondo del vino. Altri sommelier sono stati inizialmente molto vicini alla nascente delegazione, generosi nei consigli e negli insegnamenti: oltre a Comi, infatti, ricordo Fabrizio Maria Marzi, Giovanni Creminati, Attilio Bombardieri, Gianni Ferrando, Giancarlo Mazzi, Eddy Furlan e poi via via tanti altri personaggi importanti dell’Ais di quel periodo. La delegazione si impose subito all’attenzione per le importanti iniziative che riuscì a mettere in cantiere: in primis il Rigoletto d’Argento che nasce nel 1997.

Quali sono le peculiarità della realtà mantovana?

Da sempre Mantova è una delegazione “di frontiera”, incuneata tra le provincie di Brescia, Verona, Rovigo, Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Parma. È stata anche un importante punto di incontro per la nostra Associazione, dove sono nate occasioni per riflessioni politiche fondamentali. L’attenzione e la partecipazione alle nostre attività è sempre elevata: il numero degli iscritti si mantiene saldamente al di sopra delle 200 unità, nonostante questi ultimi anni di crisi economica.

Quando e come hai iniziato ad appassionarti al mondo del vino?

L’interesse e la passione per la cultura enogastronomica mi interessa da sempre. Credo che tutti i prodotti e le scelte alimentari siano figli di tante esperienze del passato e trovo questa “storicità” affascinante. Già dai tempi dell’Università, durante i numerosi viaggi, mi sono sempre mosso prestando grande attenzione ai prodotti, ai cibi e ai vini dei diversi territori. I corsi Ais, quindi, sono stati l’occasione per dare forma e struttura a un interesse già ben presente e radicato. Non a caso, ai tempi, avevo già frequentato e terminato una Specializzazione biennale post-laurea in Sociologia dell’Alimentazione presso l’Università di Parma.

Ci spieghi il punto di forza della delegazione mantovana?

Certamente la suddivisione dei compiti con il gruppo dei collaboratori che si presta sempre a dare il proprio contributo per la realizzazione di tutti gli eventi, le manifestazioni e le iniziative organizzate sul territorio. Sono poi supportato da un team ristretto di coDurallaboratori che cercano di creare un’immagine sempre più positiva per la delegazione. Un altro punto determinante è l’entusiasmo ed il piacere di organizzare eventi con spessore professionale ma fruibili con semplicità ed immediatezza. Ogni iniziativa è orientata anche alla convivialità e a favorire la conoscenza e lo scambio di esperienze tra i soci. Sono momenti piacevoli dove si possono conoscere e apprezzare moltissimi vini di ottima qualità, con la presenza di produttori estremamente qualificati. Vogliamo che gli incontri siano interessanti sotto il profilo dei contenuti ma prestiamo sempre la massima attenzione anche al loro rapporto qualità-prezzo. In questa attività siamo generalmente confortati dai giudizi positivi dei nostri soci e da quello, altrettanto importante e positivo, dei produttori via via coinvolti.

Durante la cena degli auguri di Natale ogni anno viene consegnato il premio “Rigoletto d’Argento”. Ci puoi dire meglio di che cosa si tratta?

Il premio “Rigoletto d’argento” è nato nel 1997 e attribuisce un giusto riconoscimento a chi lavora con impegno nel settore della cultura enogastronomica e in generale sui temi della cultura alimentare. È un premio riservato agli operatori che nella loro attività hanno saputo coniugare la propria professione con la valorizzazione dell’enogastronomia italiana, privilegiando la comunicazione e la divulgazione formativa, la tutela della tradizione, la sperimentazione innovativa, la ricerca di nuovi sapori, prodotti ed abbinamenti. In questi 16 anni del Premio abbiamo potuto premiare personaggi italiani molto importanti come Enzo Vizzari, Bruno Gambacorta, Arturo Rota, Gualtiero Marchesi, Massimo Montanari, ma anche alcune personalità straniere molto conosciute come Ia Orre Montan, Georges Pertuiset, Paul Brunet, Michèle Shah, Michel Roux ed altri. Quest’anno il Premio è stato assegnato a Mario Fregoni, già ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza nonché presidente onorario dell’Oiv ed a Romano Dal Forno, ideatore e titolare dell’Azienda vitivinicola Romano Dal Forno.

Molti sommelier si sono formati durante i corsi che organizzate, nonché durante i tanti eventi. Come è cambiata, sempre che lo sia, la partecipazione ai corsi nel contesto territoriale nel quale agisci?

Direi che la molla che spinge la gente ad iscriversi è sempre la curiosità o l’esigenza di capire qualcosa di più del mondo del vino. Molti per avere una maggiore consapevolezza al momento del consumo, altri per una curiosità di tipo culturale ed altri ancora per necessità professionale. L’impressione è che nel passato ci fosse una maggiore coerenza nell’applicazione e nello studio dei contenuti proposti durante il percorso formativo. Attualmente, nella nostra area, la partecipazione è un po’ frenata dalla crisi economica. Per inciso, va anche detto che la delegazione di Mantova continua a subire la concorrenza delle delegazioni Ais limitrofe che spesso organizzano corsi sul nostro confine, anche se rappresentano territori ben più vasti e più ricchi di quello mantovano. Nell’ultimo primo livello appena concluso abbiamo, comunque, avuto ugualmente l’iscrizione di 73 aspiranti sommelier. Il raggiungimento del diploma è sempre una grande soddisfazione per tutti.

Presentaci la tua squadra di delegazione: quanti sono i collaboratori che ti aiutano nell’organizzazione dei corsi e degli eventi e chi sono?

Ho la fortuna di avere tanti sommelier bravi e affidabili che mi danno una mano nelle diverse occasioni e che sono sempre disponibili quando ne ho bisogno. Colgo l’occasione per ringraziarli veramente tutti di cuore. Vado a memoria e mi scuso se dimentico qualcuno. Per l’organizzazione dei corsi collaborano molto efficacemente mia moglie Nadia Giroldi, Marco Brioni, Marilena Falci, Matteo Ariu, Simona Ferrari ma, quando necessario, anche Nicola Zoccatelli, Janez Zanella, Ileana Baruffaldi ed altri. Per i servizi si impegnano in prima persona Cristina Maggi e Mauro Leoni. Per il settore stampa e internet collabora attivamente Monica Mirandola e, quando può, Diana Setti. Simone Paganini e Flavio Aganetto si occupano dell’assistenza tecnica per il settore informatico. Punti di riferimento dei vari territori sono Maria Grazia Grazzi e Andrea Bonesi per la zona di Viadana e Dosolo. Ilaria Roveri per la zona di Ostiglia e Sermide, Simona Peverada e Paolo Sorio per la zona dell’alto mantovano, Paolo Pergher per la zona di Castel d’Ario e basso veronese. Ci sono inoltre alcuni neodiplomati sommelier dell’ultimo corso che sono molto disponibili e vicini alla vita della delegazione.

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