La nuova cantina del Barbacarlo. L'inaugurazione con Ais Pavia e cinque grandi annate

Sabato 11 marzo Ais Pavia ha avuto il privilegio di poter inaugurare la nuova cantina del Barbacarlo con una verticale di cinque annate dedicata ad uno dei vini che rappresentano un pezzo di storia dell’Oltrepò Pavese.

Camilla Guiggi e Marco Agnelli

Poter visitare sia la nuova che la storica cantina dell'azienda Barbacarlo è stata un'occasione davvero unica per incontrare una vera e propria leggenda del vino oltrepadano, ma non solo. La prima tappa si è svolta nella sede storica, situata nel centro del comune di Broni.

Barbacarlo_CantinaStoricaCon molto rispetto, quasi in punta di piedi, siamo entrati in un piccolo cortile pieno di attrezzi e qualche bottiglia sparsa qua e là. Lino Maga, classe 1931, "Maestro" di molti vignaioli dell'Oltrepò Pavese, ci ha accolto con la semplicità e l'umanità che da sempre lo contraddistinguono. Qui tutto ci parla del vino e del lavoro dell'uomo, un luogo magico dove il tempo sembra essersi fermato. Appesi un po' ovunque ci sono bigliettini scritti dagli amici di sempre di Lino Maga, a partire da Gino Veronelli e Gianni Brera, ma anche suoi pensieri. Uno su tutti:

"La qualità del vino non nasce da una imposizione di legge, ma piuttosto da una vocazione del produttore".

Lo sa bene Lino, che solo contro tutti si è battuto in tribunale per circa vent'anni uscendo, alla fine, vincitore come l'unico e legittimo custode della "denominazione" Barbacarlo.

"Ventidue anni di vita. In molti mi chiedono se ne è valsa la pena. No! Per 10.000 bottiglie...era una questione di principio! Ma non rimpiango nulla perché sono riuscito a salvaguardare i miei figli e i miei avi a cui era stata persino dedicata una valle a Broni: Valle Maga o Valle Maghini" ha ricordato Lino Maga.

Il Barbacarlo nasce nel 1886, stesso nome della collina dove vengono allevate le uve. Il nome vuole essere un omaggio dei nipoti del patriarca Carlo Maga, lo zio Carlo, e poiché in dialetto "zio" si dice "barba", ecco il nome "Barbacarlo".

Lino MagaGiuseppe Maga, figlio di Lino, stessi occhi fieri e indomiti del padre, ci racconta la storia dell'azienda. Nel frattempo, dalla sede storica ci trasferiamo nella nuova cantina, situata appena fuori dal centro di Broni e costruita circa una una quindicina di anni fa. Tra oche, germani e anatre (ma nessuna finisce in padella!), baciati dal sole di una splendida mattinata di marzo, "Giuse" ci racconta la filosofia che sta alla base del loro lavoro. Niente prodotti chimici in vigna. Fermentazione in botte per 7-8 giorni, poi svinatura, di nuovo botte fino all'imbottigliamento, generalmente nella primavera successiva.

Due i cru: il Barbacarlo e il meno conosciuto Montebuono, "il vero Sangue di Giuda dai tempi di Napoleone che nel 1800 apprezzò" come si legge su bigliettino appeso nella sede storica. Entrambe le colline, Barbacarlo e Montebuono, sono collocate a circa 300 metri di altezza. In entrambi i cru troviamo: croatina (in maggioranza), vespolina, uva rara, qualche filare di barbera e di malvasia bianca e altri vitigni quasi sconosciuti che rendono unica la ricetta di casa Maga. Tutti le uve vengono vendemmiate insieme, verso fine settembre, "quando si vedono le api in vigna". [M.C.]

 

Il Signor Barbacarlo - La degustazione

Verticale Barbacarlo

Chi conosce e ama il vino di Lino Maga sa perfettamente che ogni annata, ogni bottiglia, ha una propria storia. Il vino è un prodotto vivo, si dice, e mai nessuna affermazione fu più vera soprattutto se si tratta di un vino "naturale" come il Barbacarlo. L'uvaggio del Barbacarlo è composto da croatina per circa il 50%, poi uva rara 20%, ughetta 30% e, infine, un po' di barbera. Cinque le annate in degustazione: 2012, 2011, 2009, 2007 e 2004.

Barbacarlo 2012, (15%)

Color rosso rubino vivo. Un naso che potremmo definire ampio nonostante la gioventù; sentori fruttati che vanno dalla ciliegia al cranberry e al mirtillo con leggere sfumature balsamiche, speziate e di sottobosco. Appena versato si nota una leggera presenza di CO2 che poi si perde lasciando spazio ad una bellissima freschezza e ad un tannino scalpitante, ma elegante, il tutto moderato da una buona morbidezza e un leggero residuo zuccherino.

Barbacarlo 2011, (14,5%)

Rosso rubino scuro e profondo. Il naso ci regala note un po' più evolute rispetto al 2012. Il bouquet è incentrato sulle spezie dolci come la vaniglia, la liquirizia e la cannella, ma ritornano anche leggere note di frutta in composta. In bocca il tannino è delicato, ma piacevole e si combina perfettamente con note sapide. Il Barbacarlo 2011 è un vino immediato e di facile approccio.

Barbacarlo La nuova cantina

Barbacarlo 2009, (15%)

L'evoluzione si nota già dalle sfumature che virano al granato. Il naso regala piacevolissime note di tabacco biondo e di torrefazione. Il secondo naso rivela note di frutta secca come la nocciola e la carruba. In bocca si percepisce subito la nota del tannino con una buona freschezza e una chiusura piacevolmente ammandorlata.  È un vino che unisce sentori di gioventù a note di evoluzione.

Barbacarlo 2007, (15,5%)

Il colore è un granato lucente che si muove nel bicchiere in maniera suadente. Il bouquet regala sia note secondarie di carruba, rabarbaro, confettura di visciole, sia note di spezie dolci come vaniglia e liquirizia. Il primo sorso è avvolgente e subito si nota la presenza di un avvertibile residuo zuccherino. Il tannino è ben presente, vellutato e piacevolmente sostenuto da una bella vena fresca. Un vino che fa innamorare subito!

Lino Maga ed Elisa Cremonesi

Barbacarlo 2004, (15%)

Granato ancora vivo il colore. Il naso è il più evoluto dei cinque. Regala subito note balsamiche, speziate e minerali, a cui si alternano sentori di elicriso, lentisco e pot-pourri di rosa. Un vino aristocratico, da meditazione che conserva una bella e succosa freschezza. [C.G.]

Come va bevuto il Barbacarlo? Ce lo dice il collarino che correda tutte le sue bottiglie. Bisogna essere due: "La bottiglia e chi la beve".

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