La Toscana: una regione con pregiati vini di qualità

Il 20 aprile presso il Ristorante Edelweiss si è parlato di Toscana: ben 9 i vini degustati intervallati da piatti tipici come i “pici alla toscana con guanciale di cinta senese”, arrosto di vitello e pecorino toscano.

AIS Mantova

Si è partiti con il Moreccio Bolgheri Doc 2008 dell’Azienda Agricola Casa di Terra che ha sede a Bolgheri, vino composto per il 40% da uve cabernet sauvignon, 30% merlot e 30% syrah. Dopo la fermentazione in vasche d’acciaio alla temperatura di 26°-28° per venti giorni fa un affinamento di almeno 6 mesi in barriques di 3°-4° passaggio e 6 mesi di riposo in bottiglia prima di essere commercializzato.

Il Moreccio è un vino moderno che esprime la piacevolezza dei vini della costa Toscana. Al naso la frutta rossa, la vaniglia e le spezie rendono lo spettro aromatico molto intrigante. Il tannino levigato e setoso contribuisce a rendere il Moreccio un perfetto compagno per i saporiti piatti della tradizione toscana ed è ottimo anche come vino da compagnia.

Il secondo prodotto è stato Il Borro Toscana Igt 2008 dell’Azienda Il Borro di San Giustino Valdarno in provincia di Arezzo ed è composto da Uve Merlot per il 50%, Cabernet Sauvignon per il 35%, per il 10% di Syrah e per il 5% da Petit Verdot. Ogni varietà di uva viene vinificata in modo separato e l’assemblaggio avviene nel mese di novembre dopo la malo lattica ed al travaso per essere affinato in barriques di Rovere di Allier nuove per 18 mesi circa. Il Borro resta in cantina altri 8 mesi per l’ultimo affinamento in bottiglia prima di essere immesso sul mercato.

Di colore rosso rubino molto intenso con riflessi violacei al naso il profumo è intenso e ricorda il sottobosco, il ribes nero, la rosa, i fiori macerati, le spezie come il pepe nero e la cannella fino ad arrivare a note di cioccolato e sentori balsamici. Secco, caldo, morbido di corpo con tannini maturi ma vitali, presenta una leggera astringenza sul finale che è molto lungo e persistente.

Terzo vino: Ebo Val di Cornia Doc 2006 Suvereto Rosso dell’Azienda Petra di Suvereto nella Maremma toscana fondata da Francesca e Vittorio Moretti che si estende per 300 ettari di vigneti, boschi e uliveti in un territorio ricco di storia e tradizione che affonda le proprie radici fino alla cultura micenea e agli etruschi.

Il vitigno principe dell’azienda è senza dubbio il Sangiovese, vitigno che viene coltivato con estrema attenzione al fine di interpretare al meglio la tipicità dei suoli e la ricchezza del territorio della Val di Cornia. Il nome di questo vino rimanda alle radici storiche di Suvereto, Ebo era infatti la denominazione di un insediamento etrusco di antichissima origine. L’etichetta della bottiglia rappresenta una volta celeste attraversata da dodici linee, che simboleggiano i mesi dell’anno, e costellata da otto sfere, che rappresentano le fasi lunari, e da sette anelli concentrici che rimandano ai giorni della settimana. Un simbolo che sintetizza l’unione tra la vigna e gli astri che ne condizionano la produzione.

Le uve utilizzate per la realizzazione di questo grande vino sono per il 50% di Cabernet Sauvignon, per il 30% di Sangiovese e per il 20% di Merlot.

La fermentazione avviene in serbatoi di acciaio inox termo-condizionati con lieviti indigeni. Al termine del processo il vino viene collocato in fusti di rovere e una piccola parte in barriques di secondo e terzo passaggio dove completa l’affinamento. Quindi viene effettuato l’assemblaggio e si procede all’imbottigliamento. Matura per 12 mesi in fusti di rovere di Slavonia e altri 12 mesi in bottiglia. All’esame visivo si presenta limpido, con un colore rosso rubino pieno con riflessi granati e consistente. Al naso è intenso, complesso, fine con note di rose, ciliegie, mora, ribes nero, amarene, ma anche eucalipto e spezie come cannella, pepe nero, tabacco, cuoio e tostatura. In bocca è secco, caldo, abbastanza morbido, fresco, con un tannino levigato dall’affinamento, sapido. Di corpo, nel complesso equilibrato ma con una leggera prevalenza delle sensazioni dure, intenso e persistente. Ottimo con arista al forno, agnello e selvaggina.

Quarto vino in degustazione è stato il Sator Montescudaio Doc 2009 dell’Azienda Agricola Sator a conduzione familiare situata nel Comune di Santa Luce, Frazione Pomaia in provincia di Pisa composto da uve Sangiovese per il 60%, Merlot per il 20% e Cabernet Sauvignon per il restante 20%. Tutte le varietà sono vinificate separatamente. La fermentazione alcolica e la macerazione avviene in fermentino di acciaio inox a temperatura controllata non superiore a 27°C e si protrae per 18-20 giorni. Affinamento in barriques di secondo passaggio dove avviene la fermentazione malo lattica, quindi acciaio per 2 mesi ed infine in bottiglia per 2 mesi. Di colore rosso rubino intenso al naso offre profumi di frutta rossa matura seguite da sensazioni speziate e sentori di tabacco. In bocca il gusto è piacevole ed il retrogusto conferma le sensazioni percepite al naso. Finale lungo e persistente. Ottimo accompagnato da carni rosse, arrosti, selvaggina e formaggi stagionati.

Si è passati poi alla degustazione di un altro ottimo vino: Le Difese Toscana Igt 2005 della Tenuta San Guido della Famiglia Incisa Della Rocchetta nel territorio di Bolgheri. Composto da uve Cabernet Sauvignon per il 70% e per il 30% da uve Sangiovese fermenta in tini d’acciaio ad una temperatura controllata con una macerazione che si protrae per 12 giorni per entrambi i vitigni. Il vino viene affinato per 12 mesi in barriques di rovere francese ed americano ed ulteriormente affinato per tre mesi in bottiglia prima di essere immesso al commercio. Di colore rosso rubino sfumato a fondo calice al naso è intenso e ben concentrato su note varietali tipiche di entrambi i vitigni di cui è composto. Profumo di viola, visciole, lampone e lievi note vegetali. In bocca attacca con un buon corpo e tannino “prepotente” per poi via via recuperare morbidezza che rende questo vino molto piacevole al finale. Si accosta ottimamente a primi piatti a base di cacciagione come le pappardelle verdi al sugo di lepre ma anche di coniglio.

Sesto vino: Tignanello Toscana Igt 2005 dell’Azienda Marchesi Antinori che ha diverse tenute, in particolare questa del Tignanello che si trova tra le valli della Greve e di Pesa nel cuore del Chianti Classico a 30 km a sud di Firenze. La Famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni, da quando, nel 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Ora l’Azienda è diretta dal Marchese Piero Antinori con il supporto delle tre figlie. Le uve utilizzate per questo vino sono per l’85% di Sangiovese, per il 10% di Cabernet Sauvignon e per il 5% di Cabernet Franc. Le condizioni climatiche del periodo di raccolta richiedono un’elevata attenzione alla selezione e alla scelta delle migliori uve, specialmente nel caso del Sangiovese. Dopo la vendemmia è prestata molta cura alle fasi fermentativa ed estrattiva attraverso rimontaggi frequenti per ottenere i migliori risultati dal punto di vista del colore e del tannino. Per tutte e tre le varietà le fermentazioni vengono condotte con temperature medie di 27°C, senza mai oltrepassare i 31°C, in modo da preservare al massimo sensazioni olfattive e tipicità del frutto. Dopo la svinatura, a fermentazione alcolica terminata, i vini sono immessi in barriques nuove di rovere con l’intento di completare la fermentazione malo lattica. In seguito i vini vengono assemblati e collocati in barriques per 12 mesi per l’affinamento e altri 12 mesi in bottiglia. All’esame visivo si presenta limpido, di un colore rosso rubino molto intenso con leggeri riflessi granati e consistente. Al naso è intenso, complesso, abbastanza fine, con profumi varietali eleganti ben espressi: note fruttate di piccoli frutti neri maturi (marasca) e note minerali; sentori speziati di pepe nero, vaniglia, chiodi di garofano, tabacco dolce, cacao, caffè tostato, liquirizia e cuoio; note eteree di eucalipto e mentolo. In bocca è secco, caldo, abbastanza morbido, abbastanza fresco, con un tannino levigato dall’affinamento in legno ma ben presente, abbastanza sapido, di corpo, equilibrato, intenso, con una lunga persistenza gustativa. Nel complesso potente ed elegante. Abbinamento con piatti di selvaggina, arrosti carni stufate e brasate e coscio di capretto al vino.

Con il settimo vino siamo ritornati all’Azienda Petra di Suvereto con il Petra Toscana Igt 2006 splendido vino composto per il 70% da uve Cabernet Sauvignon e per il restante 30% da uve Merlot, due varietà che si sono rivelate perfettamente idonee alla tipologia dei suoli di Petra. In Petra hanno trovato espressione le connotazioni più apprezzate delle due varietà: l’eleganza e la morbidezza del Merlot, che è sensibile alla siccità e quindi predilige i terreni collinari e freschi, e il carattere del Cabernet Sauvignon, che predilige suoli ricchi di scheletro, poco fertili e con buona capacità idrica. Anche il metodo di produzione è rigorosamente teso alla difesa della connotazione territoriale: le uve vengono raccolte a piena maturazione (inizio settembre – inizio ottobre) e trasportate in cassette con capienza non superiore a 17 kg. La fermentazione si svolge naturalmente con lieviti indigeni e la vinificazione avviene in vasche di acciaio e in tini di legno di Rovere a temperatura controllata. L’affinamento avviene in barriques di rovere francese (Allier, Nevers e Tronçais) di tostatura media e leggera, nelle quali si svolge l’intera fermentazione malolattica. Di queste barriques il 90% sono nuove, mentre il rimanente 10% è di primo e secondo passaggio. Il periodo di invecchiamento prevede 18 mesi in legno e altrettanti mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino intenso, fitto e molto concentrato e limpido al naso si propone con una squillante sequenza di note di frutta in confettura (more, mirtilli, more di gelso, ciliegie nere) affiancata da note minerali. Sentori di eucalipto, mirto di macchia mediterranea, pepe in grani, liquirizia e vaniglia.

Note di cioccolato e caffè completano e danno pienezza al bouquet. Sprigiona in bocca una potenza rafforzata da tannini raffinati ben amalgamati con acidità, sapidità e alcol. Morbidezza e freschezza viaggiano di pari passo con una progressione accattivante. Lungo ritorno aromatico che svela l’anima mediterranea di questo vino per un finale indimenticabile. Si abbina molto bene con un bello stinco al forno. Due parole dobbiamo spenderle sull’etichetta in quanto riproduce tre cerchi in progressione verticale che si riferiscono alla triade terra – uomo - cielo, un’immagine simbolica che la tradizione orientale pone al centro del proprio messaggio. I cerchi, disegnati dalle parole, si intersecano fra loro e l’intersezione vuole rappresentare il rapporto che lega l’uomo, l’albero e quindi la vite, al cielo e alla terra.

Finale in bellezza con l’Azienda Castello Del Terriccio con sede a Castellina Marittima in provincia di Pisa che ci propone due straordinari vini. Il primo è il Lupicaia Toscana Igt 2006 composto per il 90% da uve Cabernet Sauvignon e per il restante 10% da uve Merlot. E’ il vino di punta dell’Azienda, o meglio il vino che ha fatto conoscere l’azienda nel mondo. Il suo nome trae origine dall’omonimo ruscello dove tradizionalmente si avvistavano i lupi. Il Lupicaia nasce dall’attenzione e dalla cura posta in tutti i processi della sua produzione, come la selezione manuale dei migliori grappoli e l’invecchiamento nelle botti di legno. Di colore rosso rubino profondo con riflessi porpora, di regale consistenza, al naso si presenta con aromi di ribes, amarene, ciliegia nera, more di gelso, una balsamica mineralità, note di eucalipto di macchia mediterranea, sentori di spezie e sensazioni marine che sfumano in profumi di caffè, liquirizia e accenti selvatici. E’ un vino rosso corposo, di gran classe e notevole struttura affinato per 18 mesi in barriques nuove d’Allier che donano tannini setosi. Freschezza mirata ed abbondanza di sensazioni fruttate che richiamano fedelmente i toni olfattivi. Finale lunghissimo: un vino da invecchiamento e meditazione che si può abbinare a piatti come la faraona farcita con patate macario.

L’ultimo vino è il Lupicaia Toscana Igt 1993: stesso uvaggio ma l’annata è strepitosa. Il colore rosso granato è compatto su riflessi polverosi e leggerissima unghia decolorata ai bordi. Nulla da eccepire sull’apparenza e sulla matura dignità della sua veste: si nota subito la profondità, ciò che non lesina al naso, così affascinante e caldo, confortevole, sfumato ed intenso nell’abbraccio, così solenne nelle note fumé, così leggibile nelle note di eucalipto, e nell'incenso, e nella scintillante bacca del bosco. Il frutto é ben integrato e maturo e si manifesta nelle note di cassis e di amarena. Con l’ossigenazione man mano spunta il mirtillo e il tutto ancor più si rinfresca. Più in là l’amaretto, tanto per risaltare la capacità di evoluzione. La bocca ostenta passo sicuro ed invadente, non facendosi di certo trovare sprovvista in potenza e pienezza, là dove l’impeto fruttato, unito d’incanto ai terziari profondi, si fa trama coinvolgente legando la matrice tannica, di ottima estrazione. Finale di austera eleganza, asciutta e dignitosa, che ne fa un vino pronto ma ancor vivo, di raro fascino e che non si scorda facilmente. 

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