Sancerre e Pouilly Fumé

Una partenza alla grande, per la delegazione di Monza e Brianza, che ha aperto la nuova stagione di degustazioni presso il ristorante “Il Chiodo” di Usmate, con una straordinaria serata su Sancerre e Pouilly Fumé.

Giordana Talamona

Una pregiata selezione di bottiglie, anche questa volta voluta dal patron del locale, Stefano Cesana, coadiuvato come sempre dal sommelier Stefano Santoni, che si è distinta per eleganza e ricchezza gusto-olfattiva.

Carismatico trascinatore della serata è stato Guido Invernizzi che ha condotto la degustazione spiegando il territorio della Loira e i suoi vitigni, accompagnando il pubblico in un percorso sensoriale alla scoperta delle diverse sfaccettature del Sauvignon Blanc, vitigno principe della zona. E non sono mancate, anche questa volta, aneddoti e citazioni colte che, in un clima edonistico accompagnati da piatti francesi sapientemente rivisitati dalla chef Soo Yun Ji, hanno arricchito una serata in cui il vino è stato assoluto protagonista.

La Loira è un territorio ampio che va dal Massiccio Centrale alla città di Nantes, seguendo l’omonimo fiume che sfocia nell’Oceano Atlantico. La storia della sua viticoltura è antichissima, legata alla sua vocazione territoriale, costellata da alcuni importanti personaggi che ne hanno segnato la crescita qualitativa. Non è un caso, infatti, che anche Plinio il Vecchio si sia occupato di questa zona nel suo “Naturalis Historia”, trattato cardine del mondo antico sulla natura; o che Giulio Cesare, di ritorno dalla campagne militari in Gallia, abbia piantato il Cabernet Franc a Saumur Champigny, dopo che, secondo la tradizione, un incendio ne aveva distrutto i raccolti. Un territorio, questo, di cui scrisse, nel 582, lo storico e vescovo Gregorio di Tours; i cui vini travalicarono i confini della Francia, esportati sin dal 1200 verso l’attuale Gran Bretagna e Olanda.

Storia e viticoltura, dunque, vanno a braccetto in una zona, come quella della Loira che è conosciuta, nel mondo, per i suoi pregiati vini bianchi come il Sauvignon Blanc, lo Chenin Blanc e il Melon de Bourgogne.

Il Sauvignon Blanc è senza dubbio il vitigno principe di questa zona che sa esprimersi con note minerali, di pietra focaia ed elegante sapidità, grazie a terreni ricchi di minerali e fossili. Caratteristiche ben diverse, volendo fare un parallelismo, con i Sauvignon del nuovo mondo, in particolare quelli della nuova Zelanda, dove i terreni granitici e morenici creano le condizioni per avere vini dalle note prevalentemente fruttate e agrumate, con aroma di pompelmo quasi franco.

La fase di maturazione del Sauvignon Blanc è piuttosto lenta, per questo motivo sono fondamentali l'allevamento e l'esposizione della vigna, per poter trarre il massimo degli aromi varietali dalla pianta. Se infatti l'irraggiamento della vigna è troppo diretto, il Sauvignon rischia di  perdere i propri profumi; viceversa se l'esposizione a nord non gli consente di prendere abbastanza sole, il vino sarà contraddistinto da note vegetali che, in certi casi, potrebbero farlo ritenere poco fine ed elegante. 

Lo  Chenin Blanc, altro vitigno autoctono della Loira, è caratterizzato da grande potenzialità di invecchiamento, mineralità e freschezza. Coltivato principalmente nella zona di Anjou- Saumur e di Touraine, il vitigno è oggi presente anche in Sud Africa, portato a fine Ottocento dal professor Perold, quello stesso scienziato che realizzò il Pinotage, l'incrocio tra Pinot Noir e Cinsault.

Nella zona di Anjou, vale la pena sottolinea la presenza di due imperdibili denominazioni a 100% Chenin Blanc: la Roche-aux -Moines e il celeberrimo Coulée-de-Serrant, di Nicolas Joly, antesignano  dell’agricoltura biodinamica in Francia.

Lo  Chenin Blanc reagisce molto  bene alla muffa nobile, tant'è vero che nel Coteaux du Layon, sulla riva meridionale del fiume, si trovano dei vini botritizzati di grande livello nelle denominazione Bonnezeaux Coteaux du Layon e Quarts-de-Chaume

Il Melon de Bourgogne, spesso affinato sui lieviti, è anche detto Muscadet, a causa del suo tipico aroma di muschio che, con la sua nota iodata, si accompagna perfettamente ai crostacei e alle ostriche francesi. E visto che gli abbinamenti della tradizione seguono spesso quelli del territorio, non è un caso che la zona di coltivazione del Melon de Bourgogne sia proprio quella vicina al mare, nei Pays Nantais,  divisa nelle tre denominazioni di Muscadet, Muscadet de Sevres-et-Maine e Muscadet des Coteaux.

La fortuna di questo vitigno nei Pays Nantais si deve alla sua coriacea resistenza alle temperature rigide che lo fecero preferire, all'indomani di una micidiale gelata del Settecento, ad altre varietà meno robuste.

Se dici Loira, dici vini bianchi, abbiamo detto, eppure molti non sanno che in questa zona si producono degli interessanti vini rossi principalmente a base Cabernet Franc. Le migliori appellations sono senza dubbio Saumur Champigny e Chinon dove il vitigno, molto ricco di pirazine sostanze responsabili dei profumi erbacei, vira in questo territorio verso bouquet di erba tagliata e frutti rossi non troppo spinti, ma ben supportati da struttura e corpo. 

Rispetto al cugino del bordolese, dunque, il Cabernet Franc della Loira è meno tannico, più morbido e rotondo, con minore potenzialità di invecchiamento.

Spingendosi nell'entroterra, sino a  Sancerre e Pouilly Fumé, il clima e la geologia del terreno cambiano enormemente rispetto ai distretti occidentali. Il clima passa da mite, vicino alla costa, a continentale già dalla città di Orléans, con  inverni più lunghi e rigidi, ed estati molto più brevi. Geologicamente molto simile alla zona di Champagne e di Chablis, per la presenza di fossili marini risalenti a circa 80-90 milioni di anni fa, i terreni di Sancerre e Pouilly Fumé conferiscono ai propri vini note inconfondibili di mineralità e sapidità.

Le due zone d'elezione del Sauvignon Blanc sono divise dal fiume: Sancerre si trova a sinistra della Loira, mentre Pouilly Fumé a destra, con terreni che cambiano marcatamente per composizione e tipologia dei sedimenti.

I vigneti di Sancerre si trovano a circa 250-300 m slm, su dolci colline che circondano l'omonima cittadina che si estendono per 2700 ha, ricomprendendo altri 14 comuni circostanti.

Les Terres Blanches, è una zona situata sulle colline ad ovest della cittadina di Sancerre, composta da marne e da un fossile, la Nanogyra Virgola, che di norma dà vini pieni e fragranti. Proseguendo verso est, la zona delle “Caillottes” ha terreni molto sassosi e calcarei, che generalmente producono vini con meno muscolo e potenzialità d'invecchiamento, già pronti, ma comunque fini e minerali.

Nei terreni di “Les Griottes” ci troviamo in presenza di calcare tenero arricchito da marne del Kimmeridgiano di Saint-Doulchard che, in particolar modo sul “Mont Damnés”, dà vini caratterizzati da grande complessità, eleganza e potenzialità di invecchiamento.

Nella zona, infine, più vicina alla Loira si trovano i terreni “Les Cailloux” arricchiti da silice del Kimmeridgiano, minerale che conferisce al vino nerbo, potenza ed eccellente potenzialità d'invecchiamento. 

Pouilly Fumé si trova sulla costa orientale della Loira, a cui fa capo la graziosa città di Pouilly-sur-Loire.  I terreni di quest'area sono più ricchi di calcare, una caratteristica ritenuta responsabile dell'aroma affumicato dei vini. Ed anche qui il clima e il terreno fanno la differenza, nei sette comuni della denominazione: forti escursioni termiche, estati calde ed inverni rigidi, anche se le gelate primaverili sono piuttosto rare. Sui pendii attorno Villiers, ad est di Soumard e ad est di Bouchot, i terreni sono prevalentemente calcarei, costituiti da ciottoli bianchi drenanti che irradiano alla pianta il calore assorbito durante la notte. Questa condizione, di norma, porta a una maturazione troppo rapida dell'uva che rischia di dare prodotti non propriamente fini ed eleganti.  

Nella zona centrale della denominazione, intorno a Saint-Andelain  Pouilly e parte del Bouchot, i terreni sono costituiti da marne del Kimmeridgiano arricchite da piccole ostriche, che rispetto al terreno precedente hanno bisogno di più tempo per riscaldarsi. Si tratta dalla zona più pregiata che dà vini complessi e minerali, con grande potenzialità di invecchiamento.

Verso Tracy, Boisfleury e Boisgibault, fino alla frazione di Les Loges, i ciottoli sono più grandi rispetto a quelli di Villiers, con un terreno, generalmente, più secco e povero che dà vini più pesanti e meno interessanti. 

Un produttore fondamentale per la zona, vero guro del Pouilly Fumé, è stato Didier Dagueneau, oggi purtroppo scomparso in un incidente aereo. Con il suo celeberrimo “Silex”,  Dagueneau portò in auge non solo le tecniche dell'agricoltura biodinamica, ma anche il manifesto di questa filosofia, sintetizzata nelle Triple A, “Agricoltori, Artisti ed Artigiani", caratteristiche che un produttore deve possedere per fare un buon vino. 

Di seguito la degustazione tenuta da Guido Invernizzi:

Sancerre – Les Monts Damnés 2010 – Pascal Cotat: giallo paglierino con riflessi verdolini, al naso sprigiona aromi delicatamente minerali, intervallati da richiami di agrume e pesca bianca. In bocca si rivela fine, con note floreali che al naso non erano state percepite. Sapido ed elegante.

Sancerre  - Les Romains Vielles Vignes 2008 – Domaine Vacheron: giallo paglierino. All'esame olfattivo si percepiscono profumi erbacei (sedano), fruttati (agrume), con soffi minerali di grande eleganza. Dopo poco, al naso, il bouquet cambia, virando inaspettatamente verso frutti esotici (papaya e mango). In bocca finemente sapido con aromi in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva con i profumi percepiti al naso.

Sancerre – Satellite Vieilles Vignes 2008 - Alphonse Mellot: giallo paglierino. Naso molto diverso dal precedente. La mineralità si esprime in questo vino con note di gas, ricordi di salamoia e di paté d'olive. Un vino che ha fatto legno, e si sente, pur non essendo invadente, né al naso, né in bocca. Ritorna una certa tostatura all'esame gusto-olfattivo intervallata da mineralità e  buona struttura. Ottime possibilità di invecchiamento.  

Pouilly Fumé – Les Champs des Billons 2006 – Michel Redde et Fils: giallo paglierino carico con riflessi dorati. Al naso emerge immediata la confettura di albicocca con un fondo di mandarino e cedro canditi. In bocca è sapido con note di anice stellato, pepe bianco, liquirizia ed un retrogusto leggermente amaricante. Ben diverso da tutti gli altri, con note evolute molto interessati. Elegante e persistente.

Sancerre – Etienne Henri (Silex) 2003 – Henri Bourgeois:dorato lucente. Emerge subito il legno, molto elegante e fine. Di tutti è quello che, forse, ricorda meno il varietale del vitigno, ricordando, nelle caratteristiche organolettiche, lo Chardonnay per la nota burrosa, per la vaniglia e il tabacco dolce. In bocca è morbido con nota minerale potente di carbone, di affumicatura  e tostatura.    

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