Una grande degustazione. Il Barolo di Cavallotto

Racconti dalle delegazioni
13 novembre 2012

Una grande degustazione. Il Barolo di Cavallotto

La delegazione di Mantova ha organizzato una splendida verticale della Tenuta vitivinicola Cavallotto di Castiglione Falletto, nel cuore della zona del Barolo, un luogo ricco di storia dove le vigne hanno trovato il loro posto ideale, favorite dal microclima e dalla conformazione mineralogica del terreno con un ideale mix di marne calcaree e sabbia.

Simona Ferrari

CavallottoI Cavallotto sono una famiglia di vignaioli da generazioni, un’azienda straordinaria per la qualità e la personalità dei suoi prodotti, per la serietà e per la coerenza nel portare avanti una filosofia produttiva sempre rispettosa del territorio e del vitigno. Proprietari e produttori da cinque generazioni, nel 1948, continuando il lavoro del nonno Giacomo, del padre Giuseppe e dello zio Marcello, i fratelli Olivio e Gildo sono stati i primi della zona, come coltivatori diretti, a dedicarsi alla vinificazione delle loro uve e alla commercializzazione dei loro vini. Tuttora i figli di Olivio, Laura, Giuseppe e Alfio continuano a vinificare esclusivamente le uve prodotte nella tenuta.

La cantina, i vigneti di proprietà e la tenuta sono il cuore pulsante del lavoro della famiglia Cavallotto: si tratta di 24 ettari che racchiudono una storia che risale al XVIII secolo: il Bricco Boschis, già Monte della Guardia, era allora di proprietà della contessa Juliette Colbert. L’attuale nome è però dovuto a Giuseppe Boschis che ne curava i lavori nelle vigne e che ereditò della contessa gran parte di esse. Nel 1920 Giacomo Cavallotto comprò l’intera proprietà. Nel 1948 ampliano la cantina e fanno nascere l’attuale marchio “Cavallotto”.

I Cavallotto sono sempre stati molto attenti alla cure dei vigneti ed alle tecniche di lavorazione del terreno. Già dagli anni ‘70 hanno introdotto per primi in Langa la pratica dell’inerbimento totale controllato. In azienda si è sempre prediletta una potatura a poche gemme per pianta, una sfogliatura e un diradamento dei grappoli fin dal mese di luglio. Una scelta di “vendemmia verde” che porta la vite a nutrire al meglio i suoi frutti che possono così godere di più dell'irradiamento solare.

La vite cresce e produce inserita in un equilibrio naturale: questa intuizione ha permesso alla famiglia Cavallotto di adottare un'azione di controllo dei parassiti che attaccano la pianta, nel rispetto dell'ambiente e della salute.
Gli insetti nocivi alla coltura della vite vengono eliminati senza fare uso di insetticidi fin dal 1976.

La serata è presentata da Giuseppe Cavallotto, titolare dell’azienda, che, assieme al fratello Alfio, prestano sempre il massimo dell’attenzione alla lavorazione che viene eseguita nei vigneti ed alle operazioni che vengono fatte secondo una concezione legata al rispetto della terra. La presenza dell’erba nei filari che, una volta tagliata, forma l’humus, permette un maggior drenaggio dell’acqua ed evita il ruscellamento durante i temporali. La pianta resta idratata e tutti i lavori stagionali vengono fatti manualmente. A livello climatico la Bassa Langa albese presenta estati calde e secche, e inverni nevosi e rigidi che, intervallati da primavera e autunno miti, accompagnano il naturale sviluppo della vite.

Giuseppe ci accompagna nella degustazione dei suoi vini abbinati amabilmente dai piatti preparati dallo chef: le mezze maniche alla mantovana, il brasato di manzo con polenta di Storo e una selezione di formaggi.

Iniziamo la degustazione con un Langhe Nebbiolo 2009, vinificato con lieviti naturali, con macerazione a cappello semisommerso, invecchiato in botti di rovere di Slavonia per 15-24 mesi e con un affinamento in bottiglia di 6 mesi.

CavallottoQuesto Nebbiolo proviene da uve Nebbiolo da Barolo, generalmente le più giovani. Ottima struttura con profumi tipici del Barolo Bricco Boschis con sentori principalmente fruttati poi floreali poi speziati, aperti e intensi. Entrata al naso un po’ svanita, ma in bocca è lunghissimo, dall’acidità spiccata. Finale di amarena e foglie di tabacco. Denso e pieno.

Passiamo alla degustazione di tre annate, 2008, 2007 e 2006 del Barolo Bricco Boschis. 

2006 Cavallotto Barolo Bricco Boschis. Inizia con un bellissimo naso minerale, con note di cenere, polvere di cacao, terra, lampone e fiori appassiti. In bocca è vellutato, caldo, con acidità viva che rende il vino “leggero”. Con il passare dei minuti il naso vira su toni piccanti, salmastri ed escono dal calice profumi di spezie inebrianti.

2007 Cavallotto Barolo Bricco Boschis, vino rosso granato vivace in cui traspaiono sfumature rubino che con il passare degli anni tendono verso l’aranciato. Presenta sentori forti di lampone,erbe officinali, melagrana, ciliegia in confettura, uva spina. Gradevolmente asciutto e completo, robusto ed armonico. In bocca si rivela caldo, austero, lungamente persistente; svela stoffa vellutata e nerbo netto; ha razza piena, carattere e straordinaria aristocrazia, conclude con sentori di liquirizia.

2008 Cavallotto Barolo Bricco Boschis,un vino rosso pieno, corposo ed elegante, con un ottima struttura ma con tannini già morbidi e profumi aperti e intensi che donano a questo Barolo caratteristiche di potenza e grande eleganza. Complesso e fragrante.

Cavallotto

 

 

 

 

 

Infine degustiamo il Barolo Riserva Vigna San Giuseppe annate 2005, 2004, 2003 e 2001, da questo cru si ottengono Barolo di grande struttura ma con eleganza e complessità. Profumi inizialmente fruttati poi floreali poi speziati, aperti e intensi. Generalmente di eccezionale attitudine all’invecchiamento.

Il Barolo Riserva Vigna San Giuseppe 2001 dal colore rubino ancora vivace, splendente di sfumature leggermente granate, con un naso freschissimo, sinuoso, minerale, con note di lamponi e ribes erbe aromatiche, cacao amaro e liquirizia.

Classe ed eleganza anche al gusto, con una bocca inizialmente sapida, che progressivamente si allarga, acquistando calore, pienezza, con un tannino ben sostenuto.

Il Barolo Riserva Vigna San Giuseppe 2003 e 2004 sono vini amabili, corposi e raffinati, il 2003 un po’ più spento dato da un annata non eccellente.

Il Barolo Riserva Vigna San Giuseppe 2005 il sorso è caldo, avvolgente, mobile, rinfrancante. Austero e finemente tannico, tanto da promettere lungo invecchiamento.

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