Verticale di Barolo in compagnia di Domenico Clerico

Racconti dalle delegazioni
17 febbraio 2011

Verticale di Barolo in compagnia di Domenico Clerico

Il racconto della serata che la Delegazione Ais di Monza e Brianza ha dedicato a Domenico Clerico e alla sua filosofia del Barolo

Giordana Talamona

Domenico ClericoUna verticale di Barolo firmata Domenico Clerico non è cosa che capiti tutti i giorni. L’evento è tanto più eccezionale se si tiene conto che alla serata era presente proprio lui, Domenico Clerico in persona, coadiuvato da Luciano, il capace assistente che ha spiegato tutto, ma proprio tutto, sulla loro filosofia produttiva. La degustazione, promossa dalla delegazione AIS di Monza e Brianza, si è tenuta giovedì 10 febbraio presso il Ristorante “Il Chiodo” di Usmate. In sala il patron del locale, il sommelier Stefano Cesana, che ha curato la verticale nei minimi dettagli, tanto da aver ricevuto, a fine serata, il plauso del produttore e di tutti gli ospiti intervenuti. 

Domenico Clerico è sinonimo di vini rossi, e solo rossi. L’azienda si trova a Monforte d’Alba, nelle Langhe, in uno degli undici comuni nei quali si produce il Barolo. L’azienda, nei 21 ettari vitati, coltiva dolcetto, barbera e nebbiolo, i tipici vitigni piemontesi. Da quest’ultimo, il nebbiolo, che definiscono “un vitigno che dà tanto lavoro, sia in vigna che in cantina”, vengono prodotti tre Barolo, il Langhe Capismee ed un assemblaggio, il Langhe Rosso Arte. 

Parlare di Domenico Clerico è po’ come tracciare la storia dei viticoltori delle Langhe. Egli, infatti, fa parte di quella generazione che, a partire dalla fine degli anni Settanta, ha saputo credere in un sogno, quello di una viticoltura nuova fatta di alta qualità produttiva, in grado di far scoprire le potenzialità inespresse del territorio. In quel periodo uomini come lui, e come Angelo Gaja, furono considerati dei “modernisti”, viticoltori nuovi che ebbero il coraggio di guardare all’estero cogliendo, dalla Francia, l’innovazione del diradamento in vigna e l’utilizzo della barrique in cantina. All’esatto opposto stavano i cosiddetti “tradizionalisti”, che utilizzavano le botti grandi, vecchie, talvolta esauste; che guardavano al diradamento in vigna come a un sacrilegio contro l’abbondanza della natura. Nessun sacrilegio, verrebbe da dire oggi, piuttosto una visione nuova che aveva compreso quali regole si nascondessero dietro alla parola “qualità”.

Clerico, a onor del vero, non si assume tutto il merito di quell’innovazione. Durante la serata ha espresso chiaramente il suo ringraziamento verso l’amico e collega Angelo Gaja, chiedendo addirittura un applauso per l’intuizione che ebbe il grande viticoltore negli anni Sessanta. Domenico Clerico è così, un uomo d’altri tempi che sa dimostrare la modestia propria dei grandi signori. E’ incontestabile, tuttavia, che se Gaja fu un pioniere nella zona, Clerico e gli altri vignerons della sua generazione, ne seppero seguire le orme imprimendo alle Langhe quell’indiscutibile qualità produttiva che l’hanno resa grande in Italia, come all’estero.

Oggi l’opposizione tra “modernisti” e “tradizionalisti” non ha più molto senso. Termini desueti, antichi, sorpassati. Chi ha abusato della barrique, andando dietro ad un mercato che chiedeva aromi sfacciati ed opulenti, è tornato sui propri passi. Chi non ha creduto nell’importanza della botte piccola, si è dovuto alla lunga ricredere. Ecco perché, seguendo l’antico motto “in medias stat virtus”, è più corretto parlare oggi di viticoltori “puristi”. Domenico Clerico lo è certamente. I suoi vini esprimono questa filosofia fatta di valorizzazione del vitigno, di esaltazione dell’annata e di comprensione profonda del territorio. In cantina la filosofia Clerico utilizza la barrique come uno strumento migliorativo del vino, per esaltarne la struttura, non per snaturarne le caratteristiche. La scelta quindi non può che cadere su tostature lievi, leggere, delicate che abbiano rispetto della materia prima, che sappiano cambiare in base al vino che si vuole ottenere.

Il primo vino in degustazione è stato il Langhe Nebbiolo Capismee 2009, un prodotto nuovo che è stato immesso al commercio proprio quest’anno. Capismee, in dialetto piemontese, come a dire “Capiscimi, ti voglio dire qualcosa!”. Il nome del vino nasce dalla storia personale di Domenico, da un momento difficile che non sta a noi raccontare, ma che delinea il carattere di un uomo caparbio, forte, che ha avuto la forza di andare avanti, da buon piemontese di razza quale è. Questo vino da uve nebbiolo non nasce come “un piccolo Barolo”, bensì come un prodotto da pronta beva, vinoso, ma elegante. Un prodotto che è l’espressione di una vitalità aziendale che risponde, semmai, alla crisi del mercato, strizzando l’occhio ai giovani e alle loro tasche.

Barolo Ciabot Mentin Ginestra 2004Il secondo vino degustato ha dato il via alla verticale di Barolo Docg Ciabot Mentin Ginestra. “Il 2004 è stata un’annata eccellente. Si andava, quasi, in vigna a prendere il sole!” hanno ironizzato Domenico e Luciano. Quest’annata ha prodotto un grandissimo vino, austero e molto tannico, caratteristica precipua di tutti i Barolo prodotti a Monforte d’Alba. Il 2005, al contrario, è stata un’annata più difficile, con periodi caldi intervallati da forti temporali e giornate fredde, soprattutto nel mese di agosto. Il vero problema si è presentato durante la vendemmia. Domenico ha guardato il cielo, annusato l’aria e ha deciso di anticipare di qualche giorno la raccolta del nebbiolo. Questo sesto senso ha salvato le uve da ben otto giorni ininterrotti di piogge torrenziali, creando un prodotto unico nel suo genere. Egli sostiene, infatti, che le migliori annate, degli ultimi decenni, siano il 1989, il 1999 e proprio il 2005. Un vino ancora chiuso ma che, nel giro di qualche altro anno, saprà sprigionare una personalità propria, potente, elegante e complessa. Il 2006 è invece un Barolo già pronto, meno potente rispetto al 2004, contraddistinto da una grande eleganza e tannini setosi. Il Barolo Mentin 1999 è stato definito un eccellente “fuori concorso”, per la superiorità con cui si staccava rispetto alle altre annate. Un vino meraviglioso, perfetto, sia per la finezza che per l’eccelsa complessità gusto-olfattiva.

Terminata la verticale, la serata è proseguita con una cena piemontese a cui sono stati abbinati altri vini dell’azienda Clerico. Al “Risotto alla toma piemontese e finferli” è stato abbinato un Barbera d’Alba Trevigne 2008. Si tratta di un vino con una spiccata acidità, affinato in barrique nuove per il 50%, e barrique di secondo passaggio per il rimanente 50%. Come secondo piatto è stato servito un “Capriolo alla piemontese” abbinato al Langhe Rosso Arte 2007. Il vino nasce dall’assemblaggio di nebbiolo (90%) e barbera (10%), affinato in barrique di primo passaggio.

Per finire, con un “Tris di formaggi piemontesi” è stato abbinato il Barolo Pajana 2005. Il vino proviene dallo stesso cru del Barolo Ciabot Mentin Ginestra, ma si trova in una vigna separata, più bassa rispetto alle altre con insolazione rivolta sud-est. Il vino esprime pertanto caratteristiche differenti, dimostrando una volta di più l’estrema complessità del territorio di Langhe.

Barolo Pajana 2005Degustazione:

Langhe Nebbiolo Capismee 2009: colore rubino con lampi violacei. Al naso sprigiona la viola, l’amarena ed il tipico profumo di nocciola che non è dato dall’affinamento (solo acciaio), quanto dalla tipologia del vitigno. Fresco con tannini vivi.

Barolo Docg Ciabot Mentin Ginestra 2006: rosso granato. Un naso carico, intenso, molto balsamico. Ritornano a più ripresi i frutti rossi (amarena), la viola appassita e le spezie. In bocca è morbido, con tannini vivi, finissimo ed elegante. Un vino già pronto.

 

Barolo Docg Ciabot Mentin Ginestra 2005: rosso granato. Al naso rimane a lungo chiuso, per poi sprigionare una leggera nota balsamica che lascia il posto alla scorza d’arancia ed al cioccolato. Al palato ha tannini ancora un po’ grossolani che si affineranno col tempo. Un vino che si farà.

 

Barolo Docg Ciabot Mentin Ginestra 2004: rosso granato luminoso. Il bouquet è balsamico (mentolo, eucaliptolo), da cui emergono note di frutta rossa e un potpourri di rose secche. In bocca è austero, con tannini potenti ma eleganti.

 

Barolo Docg Ciabot Mentin Ginestra 1999: rosso granato tendente all’aranciato. Un bouquet strepitoso fatto di frutta cotta, spezie dolci, intervallato da ritorni balsamici. Tabacco aromatizzato, cioccolato bianco, etereo. Al palato ha tannini vellutati, presenti, ma elegantissimi, con una lunghissima persistenza gusto-olfattiva.

 

Barbera d’Alba Trevigne 2008: colore rubino. La frutta rossa matura emerge come caratteristica dominante, sia al naso che in bocca. Acidità spiccata. 

 

Langhe Rosso Arte 2007: rubino. Piccoli frutti rossi, vaniglia e spezie. In bocca è morbido ed avvolgente.

 

Barolo Docg Pajana 2005: granato. E’ un vino austero, etereo con note di spezie e liquirizia dolce. In bocca dimostra una grandissima eleganza e tannini equilibrati.

 

Foto tratte da

http://www.altissimoceto.net

http://www.myspace.com/violentfix/

http://www.weinkaiser.de/

 

 

 

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I commenti dei lettori

cristina carraro
17 febbraio 2011 - 10 47
cristina carraro

ho partecipato alle serata.....è stata davvero eccezzionale, Domenico Clerico è proprio un grande.