Viaggio nel mondo dello Champagne non dosato

Racconti dalle delegazioni
27 settembre 2018

Viaggio nel mondo dello Champagne non dosato

Samuel Cogliati ha tenuto a battesimo la nuova AIS Pavia. Grande emozione per il nuovo gruppo di lavoro guidato dal neo Delegato Benedetto Gareri. La sede scelta per corsi ed eventi, il Polo Tecnologico di Pavia, ben simboleggia idealmente la creazione di un laboratorio di idee per le sfide che questa rinnovata Delegazione si appresta a raccogliere

Marco Agnelli

Il mondo degli Champagne non dosati - brut nature, pas dosé e dosage zéro sono le tre diciture equivalenti - rappresenta una realtà di nicchia e in termini percentuali una vera e propria inezia rispetto ai numeri champenoise globali.

Benedetto Gareri e Samuel Cogliati

Per avvicinarci a questa specifica tipologia, il nostro viaggio con Samuel Cogliatiautore, editore e giornalista italo-francese, penna della nostra rivista Viniplus di Lombardia e orami relatore di molti eventi di AIS Lombardia - parte dall’elemento di cui questi vini sono privati: la liqueur d'expédition. La messa a punto della moderna liqueur si fa grossomodo risalire al 1830, specificamente con lo scopo di smussare quella che la letteratura enoica dell’epoca definiva la «truculenta acidità» degli Champagne. I dosaggi ottocenteschi erano molto marcati, e variavano in funzione del gusto dei diversi mercati. Già intorno agli anni della prima guerra mondiale i quantitativi di zucchero per litro si erano più che dimezzati rispetto a quelli del secolo precedente.

Samuel Cogliati e gli Champagne non dosati

La attuale direttiva UE classifica in tutta Europa come Brut Nature gli spumanti con un residuo zuccherino fino a 3 g/l.  Cosa significa togliere in uno Champagne la componente di dosaggio? Significa mettere a nudo il terroir? Significa, quindi, che non dosato è sinonimo di più buono? La risposta non è affatto semplice. Quello che risulta togliendo la liqueur è il vino stesso, che è un’infinita sovrapposizione di elementi, tra cui sicuramente anche il terroir, ma non solo. Lo Champagne Brut Nature potrà essere “più buono” rispetto a quello dosato solo a patto che si riveli tale per altri presupposti, non certo o non solo come conseguenza dell’assenza del dosaggio. I vini della serata, come consuetudine in tutti i seminari condotti da Cogliati, sono stati serviti al pubblico completamente alla cieca.

Champagne Brut Nature “Zéro”, Tarlant, chardonnay, pinot noir e meunier in parti uguali

Naso molto fragrante di decisa e chiara vinosità, quasi da vino fermo maturo. Leggera sensazione ossidativa, accenti piccanti fra lo zenzero e il peperoncino, piuttosto fine ma assertivo. Note olfattive complessivamente severe e asciutte. Un vino che guarda in cagnesco, rispondendo ad un’attitudine tipicamente champenois di nessuna volontà di mediazione

Champagne Brut Nature Grand Cru, Benoit Lahaie, 90% pinot noir, 10% chardonnay

Fragranza, ampiezza, sensazioni lattiginose. Compostezza e rotondità olfattiva, sembra non avere neanche uno spigolo. È così limato nelle sue durezze da non sembrare quasi neanche un pas dosé. Entra in maniera decisa, sferico e voluttuoso. Nella chiusura pecca leggermente di note verdi ancora non del tutto risolte, figlie probabilmente di una certa gioventù. 

Champagne Extra Brut “Les EImpreintes” 2011, Laherte Frères, 50% chardonnay, 50% pinot noir

L’unico champagne della serata con un leggero dosaggio. Naso con accenni di margherite, fiori di campo e ricordo etereo tra smalto e acetone. Seguono frutta secca e mandorla amara. Dopo qualche minuto escono cenere, pane scuro, legna arsa. All’assaggio compattezza e muscolosità. Il finale è ferruginoso e sembra arrivare in modo quasi improvviso e un po’ rude.

Champagne non dosati

Champagne Brut Nature “Floer de l’Europe”, Fleury, 85% pinot noir, 15% chardonnay

Sensazioni di gelatine di frutta e miele, fra dolcezze eleganti e note soffuse di thè verde. In bocca è paragonabile a un atleta longilineo che inizia la sua corsa con un ritmo non forsennato e poi accelera. La carbonica, per quanto sottile, diventa pressante e la parte citrina esce piacevolmente nel finale. Ha il potenziale di una notevole complessità in divenire, oggi ancora in via di definizione («se ce l’avessi in cantina scriverei sul cartone “2026” e lo chiuderei bene con il nastro adesivo!», dice Samuel)

Champagne Brut Nature “Les Rachais” 2011, Francis Boulard et Fille, 100% chardonnay

Sensazioni tra il biscotto e la segale, e poi la vinaccia. Relativamente chiuso all’inizio, con qualche ricordo vegetale e di anice. Dopo qualche minuto escono sfumature marine salmastre, da bagnasciuga. In bocca si rivela un vino di straordinaria eleganza, con un’ossidazione che sul finale vira leggermente su un ricordo di noce.

Champagne Brut Nature Rosé “Sève – En Barmont” 2011, Olivier Horiot, 100% pinot noir

Colore che lascia letteralmente sbalorditi: rosa pieno, vivace, intenso e brillante, con splendida lucentezza. Al naso bordate di amarene, lamponi e fragoline di bosco. A seguire emergono note di incenso e di speziature orientali, quasi da bazar. All’esame gusto olfattivo la parte affumicata si rivela prepotente, tale da riuscire addirittura a mettere a nudo anche la componente tannica, appena accennata ma percepibile. Chiusura di cuoio, un po’ animale, quasi da vino rosso. 

La serata si è conclusa con tante domande da parte del pubblico, conquistato dal tema della serata e dalla bravura del relatore.

Alziamo i calici, è proprio il caso di dirlo. AIS Pavia, buona la prima!