Vuoi ballare con me?

Racconti dalle delegazioni
11 febbraio 2015

Vuoi ballare con me?

Provate a chiudere gli occhi e ripetete con me: bevi e danza. Ancora: bevi e danza. È questo il ritmo della serata dedicata alla Campania, ai suoi vini, alla danza chiamata Tammurriata, un antico ballo contadino che ha origini nella Grecia antica

Sara Missaglia

Ais Milano - TammurriataCondotti da Guido Invernizzi in veste di relatore AIS e letteralmente travolti da Canto Antico, il gruppo musicale che ci ha regalato un repertorio di musica e danze popolari grazie alla regia di Emanuele, un nostro giovane socio, abbiamo degustato vini campani e ballato la Tammurriata: un'esplosione di movimento e di suoni che esprime un legame profondo con la terra, riportandoci al culto della dea Demetra.

Il ritmo, rigidamente binario marcato dal tamburo, la tammorra, è coinvolgente; il ballo, fatto esclusivamente in coppia, esprime un forte ed energico dinamismo, e i suoni delle castagnette, le nacchere campane, sembrano impadronirsi di mani, braccia e busto. La danza libera un'energia sorprendente: Canto Antico richiede la nostra presenza al centro della sala e, quasi senza rendercene conto, ci ritroviamo tutti a danzare, a battere le mani, a scandire il ritmo con i movimenti dei nostri corpi; al centro, rigorosamente in cerchio, i due danzatori.

Il vino è il veicolo rituale, è la comunità che si incontra; il movimento sprigiona energia, è dinamica, è calore di Tammurrocorpi che si avvicinano e di menti che dialogano attraverso occhi che si incontrano, mani che si sfiorano, piedi che si uniscono. Non importa se il significato della danza sia amoroso e sensuale o riconducibile a un rito di iniziazione quasi guerriera, ciò che colpisce è la modulazione della frequenza, in un crescendo complesso di corpi morbidi e agili, sagome umane di uno strumento musicale suggestivo, travolgente, inarrestabile. La danza interpreta un mondo espressivo antico, in passato importantissimo per la comunità contadina come momento di grande condivisione e identità collettiva, con un effetto finale di grande impatto emotivo. Solo in apparenza il movimento è casuale: si tratta in realtà di una danza con regole molto precise, con un ordine timbrico e ritmico ben definito, perfettamente armonico, dosato ed equilibrato; all'interno della sala dell’Westin Palace si sprigiona questo fluido di energia che pervade tutti i presenti.

Ed ora i vini, accostati perfettamente alla musica, esprimono il legame con il territorio che è il fil rouge che lega la nostra degustazione alla danza. In simmetria con il linguaggio musicale di Canto Antico, Guido Invernizzi ci porta a scoprire percezioni sensoriali diverse, in risonanza con le frequenze emesse dalla tammorra: colori, profumi secondari e terziari, tonalità evolute, una degustazione che cresce in complessità all'intensificarsi della musica e della danza.

Il primo vino in degustazione è una catalanesca IGT 100%, Kata' di Cantine Olivella: il vitigno è autoctono, nasce dal terreno vulcanico di Monte Somma. L'esame visivo è perfetto, al naso non è troppo complesso: note di pesca bianca, albicocca, fiori di sambuco, camomilla. Semplice come la tammurriata ma pervasivo e intimo esattamente come lei. Mineralità interessante e fine, con un varietale non alterato; è un vino di grande pulizia, con alcol elegante e non invadente, di buon equilibrio e buona persistenza.


Il secondo vino è il Greco di Tufo di Villa Matilde DOCG dal colore giallo dorato; al naso un fruttato intenso e travolgente di mela cotogna, pesca e mandorla, mentre con l'innalzarsi della temperatura si colgono anche sentori di frutta secca, note di fiori secchi e chicchi di caffè. Bella freschezza in bocca, polialcoli significativi, alcol fine, un vino che ha lunghezza.


Ais Milano - Gruppo TammurriataSegue il Fiano di Avellino DOCG di Ciro Picariello, dalla complessità olfattiva impressionante: note di frutta a polpa bianca si fondono a sentori agrumati E’ un vino che presenta una bella struttura, elevata la mineralità per la presenza di note riconducibili agli idrocarburi, con un finale di profumi evoluti, dalla trielina alla naftalina, dal miele alla mandorla e alla nocciola, sullo stile dei riesling renani o del nostro timorasso.

Il Taurasi DOCG di Antonio Caggiano, annata 2010, si presenta come vino vivo, con un naso magnifico, una complessità olfattiva interessante fatta di ciliegia, frutta matura, pepe, liquirizia, chiodi di garofano; l'affinamento in barrique ha addomesticato il tannino. L’aglianico è infatti un vitigno dotato di acidità, tannino e colore in quantità elevata e la gestione deve essere sapiente.

Chiudiamo la serata con l’Antheres Irpinia Aglianico Passito di Mastroberardino DOC. Aglianico in purezza che sviluppa muffa nobile sugli acini: il botritizzato rosso è una rarità, prezioso come la danza antica. È un vino che sprigiona sensualità: frutta sotto spirito, amarena e fico si alternano ad erbe officinali, note vegetali. Lunghissimo al palato.

Tradizione e innovazione, passato e presente; abbiamo vissuto una serata fatta di passione, entusiasmo, energia, sentieri di un rito pagano intrecciati ai nostri calici, che ci hanno coinvolto ed emozionato. Davanti alla tammuriata e a questi vini prevale un senso di grande autenticità: qui non si può fingere, si è soltanto se stessi; ci salutiamo con i profumi, i colori, i suoni, i passi, le voci. Questi sono i nostri doni per il Natale.

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