Marco Maffeis - Bernabò

Marco Maffeis - Bernabò

Sommelier al lavoro
di Giordana Talamona
22 marzo 2012

Un sommelier con un’anima blues. Questo è Marco Maffeis, che suona la chitarra seguendo l’istinto, esattamente come quando si trova davanti a un calice di vino. Spartiti diversi, musica e vino, ma pur sempre uguali, che seguono la dinamica del tempo: pianissimo, piano, mezzoforte, forte, fortissimo.

Marco MaffeisAnche nel vino, come nella sua musica, Marco segue queste regole, intervallando la tecnica all’improvvisazione, il pensiero alla melodia. Lui, che dal 2000 gestisce, per conto della famiglia Rota, il ristorante Bernabò a Bergamo Alta, queste affinità, tra chitarra e calice, le conosce molto bene. Ma come si sa, non esiste improvvisazione, né genialità interpretativa, senza una tecnica sicura che sappia dare, ad un consumato professionista, il modo di uscire dallo spartito, nella musica come nella sommellerie.

Vino e musica, da quando sono entrati nella sua vita?

Direi da sempre. Ho iniziato a suonare il pianoforte a otto anni, poi sono passato alla chitarra, strumento che ancora mi accompagna. Il corso da sommelier, invece, l’ho iniziato nel 1988. Come vede, sono passioni che mi seguono da anni.

Ha partecipato alla kermesse “Arte e Vini” nel parco della Villa Trecchi a Maleo, vicino a Lodi. Bella esperienza?

Molto di più: emozionante. Ho suonato sul palco con un grande amico, Fabrizio Poggi, un armonicista molto noto nel panorama blues italiano e internazionale che, in questo momento, si trova in tournée nel Texas. Essere sul palco con lui, mentre il pubblico degustava i vini lombardi, è stato qualcosa che non potrò mai dimenticare. Così come rimarrà impressa nella mente la voce entusiastica di mia figlia: “Papà, papà, che bella serata, vino e musica assieme!”

Venendo alla sua formazione da sommelier, da ragazzo ha avuto dei mentori che l’hanno indirizzata.

È vero, sono stato molto fortunato, perché pur non avendo viaggiato molto, sono cresciuto professionalmente grazie all’aiuto di grandi amici. Mio zio, ad esempio, che gestiva a Bergamo la “Taverna Valtellinese”, mi consigliò: “Fai il sommelier, non solo il cameriere, vedrai che ti servirà”. Aveva ragione, perché in pochi anni il mondo del vino è cambiato enormemente, e la qualifica di sommelier è fondamentale se si vuol crescere.

Chi altri desidera ringraziare?

Italo Castelletti, che è stato molto importante per la mia formazione. Andavo nella sua enoteca, allora avevo solo una ventina d’anni, e incontravo da lui i grandi del vino, ma non solo. Mi è capitato di incontrare Gianni Brera e molti altri personaggi di allora. Italo, un giorno, mi disse, con grande lungimiranza, qualcosa che si è compiuta in questi anni. Mi trovavo nell’azienda Nino Negri per uno stage. Mentre camminavo nella vigna Fracia, dove si produce il Rosso Superiore Valgella DOCG, in compagnia dell’enologo Casimiro Maule, Maule si fermò, guardando la vigna, e mi disse: “Vedi Marco, noi facciamo il vino, però sta ai vostri ‘capitani’ promuoverlo” – intendendo, forse un po’ polemicamente, che era compito dei sommelier parlare di vino, farlo conoscere al grande pubblico. Tornai da Italo per raccontargli l’accaduto.

E lui cosa le disse?

Che i tempi non erano ancora maturi ma: “Un giorno troveremo una strada comune per parlare di vino, nella quale produttori e sommelier potranno collaborare, finalmente, assieme”. Quel momento è arrivato, per me, quando è nata la “Carta dei vini di Lombardia”, uno strumento efficace di promozione e comprensione dei nostri prodotti regionali.

Proprio l’anno scorso la Carta dei Vini del Ristorante Bernabò si è aggiudicata l’argento. Che effetto le ha fatto?

Una grande soddisfazione che mi ha confermato di essere sulla strada giusta. Anzi, la Carta del 2012 sarà ancor più interessante, perché ho selezionato alcune piccole aziende, di due o tre ettari, che producono dei Rossi Valcalepio stratosferici.

Perché è così importante puntare sui vini di Lombardia?

Perché è giusto promuovere il proprio territorio, farlo conoscere anche ai turisti. Spero che il Consorzio, sia della Valcalepio che del Moscato di Scanzo, sappiamo tornare ad obiettivi comuni.

In che senso?

Troppi particolarismi e invidie hanno fatto perdere già troppo tempo. Ci vorrebbe una persona fuori da certe logiche, un professionista che conoscesse bene la zona, che potesse mettere ordine.

Marco MaffeisPer finire con una “nota” golosa, ci dica un paio di piatti del Bernabò che abbinerebbe con vini del territorio bergamasco.

Il “capù della tradizione”, un involtino di verza col ripieno dei casoncelli, abbinato al Valcalepio Rosso Riserva “Rossa Passione” 2005 di La Collina, oppure delle “animelle di vitello al Marsala” servite con la verza bergamasca, abbinate al Merlot Annata Storica 2005 Il Calepino”.

Chi è?

Marco Maffeis è nato a Bergamo il 26 giugno 1963. Durante l’iter scolastico, all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino, inizia a lavorare presso il ristorante “Taverna Valtellinese” di Bergamo. Nel 1990 diventa sommelier. Successivamente ricopre ruoli di rilievo presso i ristoranti: “La Sacrestia”, “Taverna Valtellinese”, “La Roncaglia”, “Taverna del Colleoni”, “La Lucanda”. Dal 2000 è direttore e sommelier del ristorante “Bernabò” di Bergamo Alta.

IL VINO LOMBARDO PREFERITO

Sfursat Nino Negri 5 Stelle

RISTORANTE BERNABÒ

Piazza Mascheroni, 11 - Bergamo Alta (BG) - Tel. 035.237692 - info@ristorantebernabo.it -  www.ristorantebernabo.it - Chef: Diego Simonetti - Chiusura settimanale: giovedì a pranzo (la sera sempre aperto) - Specialità: cucina internazionale e specialità bergamaschee

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