Lazzeri. La famiglia dei sommelier

Lazzeri. La famiglia dei sommelier

Sommelier al lavoro
di Alessandro Franceschini
11 ottobre 2012

Bisogna andare tra Bormio e Livigno per incontrare quella che è forse la “famiglia AIS” più numerosa d’Italia, con sei membri che hanno frequentato i corsi e che lavorano attivamente nel settore, dividendosi tra un albergo e un ristorante.

Lazzeri SommelierAlberto, suo fratello Gervasio, la cognata Daniela e ancora i tre nipoti Sara, Francesca e Catia. Tutti accumunati da un cognome, quello della famiglia Lazzeri. E tutti soci AIS, impegnati quotidianamente nella conduzione di un albergo e un ristorante. Siamo in Valtellina e i cinque sommelier (Gervasio deve ancora sostenere l’esame finale) rappresentano un classico esempio di attaccamento alla propria terra, perseveranza e amore per il vino, proveniente dai ripidi pendii terrazzati locali così come dal resto del nostro territorio. “La nostra storia è lunga e parte da lontano, anche se non siamo figli d’arte” ci racconta Alberto, nostro “portavoce” della famiglia probabilmente più engagé alla causa della sommellerie che ci sia in Italia. Benché i genitori di Alberto si occupassero di altro – casalinga la madre, nel settore edile il padre – l’amore per l’enogastronomia e l’arte del servizio si insinua presto nella famiglia, anche se non nasce in Italia: “In Germania esattamente, a pochi chilometri da Francoforte, a Dieburg”. In questa località Gervasio si trasferì per primo, trascinando poi il resto della famiglia nella conduzione di un ristorante. Siamo negli anni ’70 e attraverso quell’esperienza si poté in seguito avverare la possibilità di aprire un’attività in terra natia: “Nel 1985 apriamo l’albergo Miravalle a Semogo Valdidentro”, tra Bormio e Livigno, nel Parco Nazionale dello Stelvio. Dopo venti anni all’estero, decidono di tornare tutti a casa e nel 1997 aprono anche un ristorante, Le Motte, questa volta a Valdisotto, con in cucina uno dei sette fratelli, Sergio, questa volta non sommelier ma chef: “Si trova su un piccolo colle, domina la valle ed è immerso nel verde a 1500 metri di altitudine”.

Chi era appassionato di vino?

Io lo sono sempre stato. Ho iniziato il corso di primo livello nel 1998, trascinando poi tutto il resto della famiglia. Prima mia cognata, poi mio fratello e poi è stata la volta dei nipoti.

Tutti giovanissimi per altro.

Sì, tutti ventenni.

E c’è già anche un campione in famiglia.

Sì. Sara, nel 2008, mentre frequentava ancora la scuola alberghiera (IPSSAR Dante Zappa di Bormio) si aggiudicò il titolo di Miglior Sommelier Junior d’Italia, il trofeo che premia i migliori sommelier under 18 allievi degli Istituti Alberghieri iscritti al triennio di qualifica per operatori ai servizi di sala-bar.

Parliamo dell’albergo, che nasce a metà anni ’80.

È stato ristrutturato due volte, cercando di andare incontro alla domanda che nel tempo è molto cambiata. Da semplice struttura ricettiva siamo diventati, oggi, un albergo dotato di sala giochi per i bimbi, sala relax, spa e piano bar. Il ristorante, invece, apre negli anni Novanta. “Dove rustico ed elegante si incontrano”: questo è il nostro motto. Quindi un arredamento in legno che richiama la tradizione locale, in un ambiente al tempo stesso elegante e curato.

Lazzeri SommelierChe tipo di cucina proponete?

Di territorio, utilizzando le nostre materie prime più note: a partire dal grano saraceno per fare pizzoccheri e sciatt, ma anche tagliatelle fresche. Poi, ovviamente, bresaola, formaggi, selvaggina. Non disdegniamo, però, di cimentarci con piatti di altre zone che poi proponiamo, per esempio, “fuori carta”.

Come vi orientate nella selezione e ricerca delle materie prime locali?

Con il grano saraceno bisogna essere realisti, quindi cerchiamo ottimi sfarinati, ma non locali, dato che in Valle ce n’è pochissimo oramai. Per i formaggi, invece, è possibile, con un po’ di impegno, trovare i prodotti giusti. È una questione di mentalità; spesso sotto casa hai il meglio che puoi trovare e magari non te ne accorgi e ti rivolgi fuori dalla Valle. Per quanto riguarda la bresaola, invece, cerchiamo di affinarla noi nella nostra cantina.

Clientela locale o di fuori zona?

Siamo molto contenti della nostra clientela, molto fidelizzata e che torna sempre. Per il 90% sono turisti che hanno la casa da queste parti per le vacanze. Oramai siamo diventati un loro punto di riferimento e questo è molto gratificante per noi. Niente “mordi e fuggi” come spesso capita nelle località turistiche.

E i vini?

La nostra carta dei vini è naturalmente incentrata sui vini della Valtellina: abbiamo circa venti aziende del territorio, con nomi storici e noti, ma anche piccoli ed emergenti. Poi il resto d’Italia, cercando di valorizzare, soprattutto, le produzioni autoctone locali di ogni regione.

Siete molti impegnati con le vostre attività: riuscite a frequentare il mondo AIS?

Non è semplice, ovviamente. Non abbiamo più il tempo di una volta, anche se cerchiamo di essere presenti ad alcuni eventi. Le mie nipoti, certamente, sono più attive.

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