Luisito Perazzo - La Dolce Vita

Luisito Perazzo - La Dolce Vita

Sommelier al lavoro
di Giordana Talamona
08 maggio 2014

Strani giochi del destino hanno portato Luisito Perazzo, due volte vicecampione italiano e miglior sommelier d’Italia 2005, a conoscere il mondo del vino quasi per caso. «Ero arrivato a Milano per frequentare il Politecnico, – racconta – ma alcuni incontri fortuiti hanno cambiato la via vita, accendendo in me la curiosità per questo mondo». Una passione bruciante, che ancor non l’abbandona

Luisito PerazzoAbbiamo perso un ingegnere, ma abbiamo guadagnato un sommelier che ha vinto innumerevoli titoli, non ultimo quello italiano.

A certe passioni non si può proprio rinunciare. Quando sono arrivato a Milano per frequentare il Politecnico non avevo grandi conoscenze sul mondo del vino. Sono state una serie di conoscenze fortuite ad accendere la mia curiosità, finché non ho deciso di frequentare i corsi AIS. Da quel momento ho capito che la mia strada sarebbe stata un'altra. Ho lasciato, quindi, l'università per seguire una serie di corsi che mi hanno consentito di approfondire l'enogastronomia in lungo e in largo.

Quali?

Sono diventato assaggiatore di caffè, idrosommelier, degustatore di tè e infusi, assaggiatore di grappe e acqueviti, oltre ad aver conseguito altri diplomi, non ultimo quello di Ambassadeur du Chocolat Lindt.

Tra tutti i concorsi che ha vinto, a quale è più legato?

Non è facile scegliere. Per visibilità al Campionato Italiano, ma per amore al Trofeo Piemonte sul Nebbiolo, dal momento che sono un barolista appassionato. Anche se, a onor del vero, devo ammettere che il concorso in cui sento di aver dato il massimo è stato il Master del Sangiovese.

Che consigli può dare a chi vuole partecipare a un concorso?

Di farlo con lo spirito giusto, prendendolo come una sfida con se stessi, senza puntare unicamente al ritorno d'immagine. I concorsi sono un punto d'arrivo e non di partenza per fare carriera in questo settore. Il metodo di lavoro si impara principalmente sul campo, giorno dopo giorno, mentre lo studio dovrebbe essere periodico, con o senza concorso, per migliorare la propria professionalità.

Mentre c'è chi partecipa con uno spirito diverso?

"Purtroppo sì. Mi accorgo, con un certo dispiacere, che alcuni giovani sommelier approfondiscono dei concetti in maniera strumentale, solo in vista di un concorso che può dar loro visibilità. Mi permetto di sconsigliare questo approccio, che a lungo andare non paga.

Lei è docente presso degli Istituti di Formazione Professionale ed è relatore Ais. Cosa ama dell'insegnamento?

Non c'è soddisfazione più grande di quando si è riusciti a trasferire buona parte dei concetti ai propri studenti. Non è solo una questione di preparazione personale, perché l'insegnamento coniuga l'aspetto conoscitivo a quello espressivo. Sono molte le persone preparate che, purtroppo, non sanno insegnare.

Lavorando negli istituti di Formazione Professionale conoscerà da vicino le nuove generazioni che si avvicinano al mondo della sommellerie. Che giudizio ne dà?

Molto positivo, anche se la professione del sommelier può essere percepita in maniera più seria, solo con una certa maturità, trai i 25-30 anni. I giovanissimi con cui mi rapporto negli Istituti sono ancora acerbi, a parte qualche rarissimo caso, perché non hanno ancora capito cosa vogliono fare nella vita. Questa è una professione che dev'essere scelta in maniera più consapevole, che raggiunge il massimo dell'ambizione conoscitiva intorno ai quarant'anni, quando si è già percorso un tratto di vita.

Venendo all'abbinamento, quando deve consigliare un vino come si rapporta al cliente?

Molto cambia in base a chi ho difronte, ma l'obiettivo rimane lo stesso: la sua soddisfazione. Questa è una professione ad altissimo contatto umano, dove anche la psicologia conta molto. È chiaro che se il cliente utilizza un linguaggio tecnico, posso permettermi di fare altrettanto, approfondendo certi concetti. Ma se ho difronte un neofita, non posso fare altro che capire il suoi gusti e cercare di accontentarlo.

Per esempio?

Ci sono persone che non amano i bianchi, quindi va da sé che se ordinano del pesce cercherò un rosso che possa abbinarsi armonicamente a quel piatto. La bravura di un sommelier sta proprio nel saper accontentare il cliente in base ai suoi gusti.

Da ultimo, c'è ancora un obiettivo che desidera realizzare?

Se ci saranno le condizioni adatte e sarò preparato, non escludo di puntare ai concorsi internazionali. Vedremo.

 

IL VINO LOMBARDO PREFERITO

Franciacorta DOCG Extra Brut Riserva Vittorio Moretti - Bellavista

 

CHI È

Campano d'origine, classe 1971, Luisito Perazzo si avvicina alla sommellerie quasi per caso, grazie a una serie di incontri fortuiti che l'avvicinano a questo mondo. Abbandona quindi la facoltà di ingegneria al Politecnico di Milano, frequentando corsi di specializzazione che gli danno una preparazione a tutto tondo. Nel 2000 diventa sommelier professionista. Decide, quindi, di partecipare alle competizioni della sommellerie, con l'obiettivo di mettersi alla prova, vincendo innumerevoli titoli tra cui  
il Master del Sangiovese e il titolo di Miglior Sommelier di Lombardia nel 2004. Il 2005 è l'anno della consacrazione con il titolo di Miglior Sommelier d'Italia. È relatore AIS e docente presso Istituti di Formazione Professionale. Dal 2008 è Direttore Sommelier al Ristorante Dolce Vita di Milano. 

Ristorante La Dolce Vita - Milano

LA DOLCE VITA

Via Bergamini n. 11 - Milano. Tel. 02 5830 3843. Orari: pranzo 12-14.30, cena 19.30-22.30.  Chiusura settimanale: domenica. Specialità: ristorante con 600 referenze di vini. Web: www.ladolcevitamilano.it/. Email info@ladolcevitamilano.it

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