I degustatori AIS Lombardia da Barone Pizzini: la formazione parte dalla base…spumante

Un'altra giornata di grande formazione, questa volta da Barone Pizzini in Franciacorta con Silvano Brescianini, Leonardo Valenti e Pierluigi Donna. Obiettivo: le basi spumante

Ilaria Ranucci

 Capita di ascoltare, a breve distanza, affermazioni e situazioni curiosamente discordi. Ad esempio, nel mondo del vino italiano un mantra triste, ma sentito di frequente è che “i francesi sanno fare squadra e gli italiani no”. Poi dopo averlo sentito ribadire per l’ennesima volta, ti capita un bell’esempio di spirito di squadra e di collaborazione. E ti ricordi che i luoghi comuni forse hanno sotto qualcosa di vero, ma spesso sono l’eco di una realtà passata e non riflettono più quella attuale. Il bell’esempio che anche noi sappiamo fare squadra è la recente esperienza dei sommelier e degustatori di AIS Lombardia con i produttori della Franciacorta. 

Noi di AIS abbiamo avuto recentemente diverse occasioni di incontro dall’alto valore didattico con i produttori della Franciacorta. Utilissime per incrementare la competenza dei sommelier sui vini della regione. Soprattutto, nel caso dei Degustatori, nella prospettiva di arrivare sempre più preparati all’appuntamento con i panel di assaggio delle Guide (Viniplus e Vite per la Lombardia). Un momento importante, in cui sentiamo l’immensa responsabilità di dover giudicare il lavoro di un anno di chi produce vino in Lombardia.

Un bellissimo esempio del comune impegno a diffondere la conoscenza e i pregi del vino della nostra regione è stata la giornata di formazione da Barone Pizzini. Una bella squadra guidata dal neo direttore del Consorzio Franciacorta e direttore generale della Tenuta, Silvano Brescianini, che per darci il massimo possibile ha schierato, tra gli altri, l’enologo storico della tenuta, Leonardo Valenti, e un grande esperto della geologia della zona, Pierluigi Donna. Il tema scelto per la giornata ha costretto i padroni di casa a un lavoro non indifferente di preparazione. Ci siamo infatti dedicati ad assaggiare le basi spumante, imbottigliate e in alcuni casi assemblate appositamente per noi.
Concentratissimi i degustatori presenti, ben consci del fatto che non capita spesso un’occasione così interessante. A molti probabilmente era già capitato di degustare le basi da produttori amici, ma certamente non con l’impegno primario di spiegare le logiche e le peculiarità. Insomma, stavolta l’obiettivo non era di produrre lo spumante ma di “produrre” maggiore conoscenza nei sommelier.

La prima batteria è stata dedicata ai vini base da chardonnay in purezza da singolo vigneto, ed è stato il momento per eccellenza del terroir. Con il vino nel bicchiere abbiamo ragionato sulle zone della Franciacorta, sulle differenze geologiche e climatiche e sulle caratteristiche dei diversi vigneti. Non pregi o difetti, caratteristiche. L'aspetto più interessante da notare è come i vini presentati abbiano sconfessato l’idea della base spumante come vino neutro da uve immature. 

Prima di tutto per la scarsa “neutralità”: i vini avevano una personalità ben distinta. Vini diversi al punto da farci raccontare come vi sia quasi sempre corrispondenza tra vigneto e vino spumante in cui finiscono le uve. Così il vigneto Roccolo, punta di qualità della azienda, è quasi sempre il cuore del Bagnadore. 

E, comunque, nessuna delle basi spumante ci ha presentato note verdi o immature. Al più, come ovvio, i vini ci hanno raccontato un obiettivo enologico diverso rispetto a vini venduti finiti e come fermi: meno alcol, meno esuberanza del frutto, ricerca di equilibrio ed eleganza. Una “maturità immatura”. Vini pensati per valorizzare le note espressive del metodo classico. Diversi, certamente, dalle basi spumante di altre zone, ben più fredde. Di cui siamo orgogliosamente riusciti a non parlare. 

Siamo passati poi a degustare basi spumante da altri vitigni, anche per parlare di un vitigno quasi estintosi perché nelle annate fredde faticava a maturare ma che proprio per queste caratteristiche può rispondere al cambiamento climatico e fare la differenza a livello commerciale per la sua natura di autoctono: una bella storia quella dell’erbamat. Se ne sta già parlando e se ne parlerà ancora.

Interessantissimo l’assaggio delle basi spumante già assemblate. Ci hanno consentito di provare a ragionare sui vigneti che hanno concorso a produrre ciascuna referenza, e avendone identificate le caratteristiche, provare a riconoscerne l’apporto nell’assemblaggio. Per sfatare un altro mito, e cioè che il concetto di terroir non sia espresso dagli assemblaggi e che sia appannaggio solo dei cru. Non è affatto così, poiché l’assemblaggio consente a ciascun componente di apportare i propri pregi e far compensare le proprie debolezze: di fatto l’assemblaggio si fonda proprio sul concetto di terroir.

La chicca sono state le “accoppiate”. Le basi spumante le abbiamo, infatti, assaggiate insieme agli spumanti finiti; non della stessa annata, ma comunque tipologie che la base andrà a contribuire a creare. Affascinante anche solo vedere affiancati i bicchieri. Impegnativo il confronto, anche perché tra i due membri della coppia, quello finito aveva in più la carbonica, i sentori da autolisi e, eventualmente, il dosaggio. Non facile per chi, come i sommelier, ha di solito a che fare con prodotti già in commercio o comunque finiti. Forse non facile neanche per l’enologo, che ha allenamento, competenza, esperienza, ma che probabilmente sente il peso enorme della responsabilità di rappresentare lo stile di azienda, prodotto, annata.

Abbiamo chiuso la degustazione con un sincero brindisi finale. Dal punto di vista formativo la giornata è stata utilissima. Unanime da parte dei sommelier il desiderio di ripetere questo tipo di esperienza.