A spasso per la Borgogna con Gabriele Merlo

Racconti dalle delegazioni
04 dicembre 2019

A spasso per la Borgogna con Gabriele Merlo

Una location del tutto nuova per la nostra Delegazione, è stata la perfetta cornice per una serata entusiasmante, su uno dei territori cult per gli amanti del vino: la Borgogna.

Sabrina Moreni

Letteralmente avvolti dalla piacevole luce della sala, circondati dalla bellezza delle bottiglie, sapientemente custodite in un ambiente tecnologicamente avanzato, ma al contempo di grande impatto estetico: Gabriele Merlo, con il suo stile pacato e la sua competenza minuziosa ci ha parlato di Borgogna, argomento che lo affascina sempre e del quale, lui stesso ce lo ha confermato, potrebbe parlare in qualunque luogo, in ogni situazione, per un tempo virtualmente infinito.

Come dargli torto! Di Borgogna non si finisce mai di parlare, perché anche chi ci è stato molte volte, torna sempre contento, ma pervaso dalla sensazione di non aver ancora “capito” abbastanza bene quale sia la vera magia di quei luoghi, dove il concetto di terroir non solo è stato definito e ridefinito più volte, ma soprattutto viene preso molto seriamente e altrettanto seriamente viene praticato, in particolare attraverso la micro-vinificazione, che in Borgogna rimane l’unico strumento atto a mettere in risalto le grandi qualità e le differenti caratteristiche di terreno che l’arabesque geologico offre ai produttori.

Partendo dalla Yonne, per giungere fino a Maconnais, Gabriele è riuscito a condurci in un viaggio fatto di tanti piccoli spunti di riflessione e diversi approfondimenti, sui vitigni, le zone, la passione dei produttori, la storia di questi territori, dove la vite è giunta in modo quasi accidentale e dove nel tempo ha istituito una vera e propria roccaforte di qualità, nota in tutto il mondo per la grande longevità ed espressività dei suoi vini.

È stato coinvolgente, con gli occhi colmi della bellezza introspettiva evocata dai suggestivi paesaggi borgognoni, melanconici e uggiosi, ascoltare dalla voce di Gabriele il suo personale Amarcord dei territori, attraverso fatti, aneddoti, ma anche suggestioni e incontri che vanno raccontati vis a vis.

Il momento clou della serata, inutile dirlo, è stata la degustazione dei vini, che il relatore ha dimostrato di conoscere molto bene, come si conoscono certi amici di vecchia data. Due bianchi e quattro rossi, tutti fortemente rappresentativi del territorio di produzione, tutti in gran spolvero e appositamente scelti da annate recenti, per stimolare nei partecipanti alla serata una visione prospettica dei vini, che, già molto espressivi, non hanno certo lesinato promesse di futura evoluzione verso quell’ideale dal quale hanno preso vita: l’eleganza.

Ed eccoli, quindi, i protagonisti indiscussi della serata:

Chablis Gran Cru Vaudesir 2015 – Domaine Besson, ci accoglie con un naso declinato all’agrumato su cui spiccano sentori di alchechengi, magistralmente sostenuti da una cornice minerale che richiama la brezza marina, in chiusura si affacciano sfumature tostate che invitano al sorso, elegante e lineare, in splendida forma.

Puligny Montrachet 1er Cru Champ Gain 2016 – Domanie Pernot Belicard, un bianco di grande finezza olfattiva, predisposto alla complessità che, già presente, promette di svelarsi con classe a chi saprà attendere. In bocca è coerente e diretto, mineralità e freschezza si susseguono a guardia di una persistenza di notevole impatto.

Volnay 2016 – Domaine Bernard et Thierry Glantenay, un calice che non si fatica a definire gastronomico, al naso si presenta con caratteristici sentori officinali e di sottobosco, invoglia al sorso ma subito dopo chiede di essere abbinato con una pietanza a base di carne rossa che sappia farsi accompagnare da una pai generosa.

Chambolle Mousigny 1er Cru Le Sentiers Vieilles Vignes 2016 – Domanie Anna et Herve Sigaut, naso etereo, “ecclesiastico” e complesso nelle parole del relatore, caratterizzato da speziatura dolce, sentori di tè nero e cassis, violetta e frutta secca, con sfumature che richiamano il croccante alla mandorla. In bocca si presenta elegante e persuasivo, di medio corpo e struttura, ma assai convincente. 

Gevrey Chambertin 1er Cru Le Camponnets 2016 – Domaine Heresztyn Mazzini, nel calice ci accoglie con le caratteristiche note di piccoli frutti rossi, incorniciate da sentori di sottobosco, sfumature speziate e tostate, in un bouquet di indiscussa complessità. Il sorso si libera subito con grande piacevolezza, forte di una freschezza giovanile e di un tannino ancora vivace che però comincia già a raccontare ciò che sarà tra qualche anno, un equilibrio solo apparentemente embrionale, già manifesto a chi sappia guardare avanti senza pregiudizio.

Corton Gran Cru Les Bresandes 2014 – Domaine Gaston e Pierre Ravaut, vino decisamente prospettico, ci viene incontro consapevole di avere tutto ciò che serve per piacere, ma con l’irruenza tipica dei vini di Borgogna in gioventù. La trama olfattiva è invitante, espressiva, si sussegue in un coro dal quale spiccano in rapida successione voci soliste: liquirizia, amarena ma anche ciliegia, rosa damascena, anice, gradevoli sfumature di vaniglia. Un vino materico, di grande freschezza coronata da un ordito tannico fitto e preciso, completato da alcolicità gradevolmente importante. Evoca una pietanza di pari struttura e aromaticità come il risotto mantecato con pernice rossa al brandy, impreziosito dal profumo di tartufo estivo di Borgogna.

Una serata interessante e importante per la nostra Delegazione, anche in quest’occasione lo spirito di squadra, che da sempre ci anima, è stato fondamentale per la buona riuscita dell’impresa: il relatore, insieme al nostro Delegato Attilio Marinoni, nel consueto momento di saluto finale, ha sottolineato l’ottimo lavoro svolto dalla brigata di servizio, tutto sempre sotto controllo per mettere in luce la grande qualità dei vini in degustazione.