Collio Day, è la terra che parla

Rendere duemila anni di storia in pochi minuti è complesso, fortunatamente sono i vini che parlano.Il linguaggio è quello della terra, una mezzaluna fertile che si trova tra due fiumi, al confine con la Slovenia. Il palcoscenico per il Collio Day è fatto da 1.500 ettari vitati, ma protagonista è una combinazione di terreno e clima che rende questa zona del Friuli Venezia Giulia altamente vocata alla produzione di vini.

Sara Missaglia

Una tavolozza di alta qualità dove i produttori hanno modo di interpretare i vitigni e disegnare la loro idea di Collio.

A guidarci in questo viaggio, tra epoche e storie diverse nel tempo, Diego Sburlino, sommelier e degustatore, profondamente legato a questa terra e alla sua gente. Tutto ha inizio dal mare, dalla magia delle terre emerse, dal fondo marino e dalla barriera corallina che, come un tatuaggio, hanno segnato le viscere della terra e marchiato a fuoco la stratificazione rocciosa.

«La terra non mente mai»: sono le parole di Anselme Selosse che in Champagne produce bollicine rinomate in tutto il mondo, ma che nel Collio trovano piena verità. La Ponca (Flysch) prende vita: un complesso sedimentario composto da marne e arenarie depositate in un ambiente marino, con numerosi reperti fossili. La ricchezza della Ponca è patrimonio per la viticoltura: il terroir registra una grande presenza di quarzo, e i depositi tra gli strati includono numerosi minerali. Gli elementi vengono mossi dall’acqua e assorbiti dalle radici: energia e nutrimento per la vite. La disposizione stratificata favorisce inoltre un eccellente drenaggio dell’acqua, e le radici possono entrare in profondità. Ai vantaggi del terreno si aggiungono i benefici del clima: l’escursione termica e il mare a venti chilometri in linea d’aria: estati mai caldissime, per mantenere elevata l’acidità delle uve. Due parole chiave: salinità e mineralità, per decifrare e apprezzare questi vini.

Il Collio è famoso per i vini bianchi, prodotti in misura superiore all’80%: antiche varietà come il friulano, la ribolla gialla, la malvasia istriana, il picolit, affiancate da pinot bianco, pinot grigio e sauvignon blanc. Il Consorzio del Collio nasce nel 1964 e oggi conta 350 aziende: le bottiglie prodotte sono 6,5 milioni per 19 varietà, a cui si aggiungono Collio Bianco e Collio Rosso. I vini rossi prodotti si limitano al 14,4% della produzione complessiva.

L’abbinamento cibo-vino previsto dalla serata ci porta a conoscere il Montasio, formaggio che prende il nome dal medesimo massiccio. La sua produzione, che risale intorno all’anno mille, richiede latte di bovine del territorio, non pastorizzato: è un latte crudo o termizzato, vivo, non un latte morto. In sala la Rappresentante del Consorzio Tutela Formaggio Montasio ci racconta di questo formaggio a pasta cotta, semidura, dal sapore morbido e delicato, equilibrato. Un formaggio sobrio, senza eccessi, come la gente del Friuli, che conserva la flora microbica originale grazie a una tecnologia che favorisce un lento processo di maturazione del formaggio. La stagionatura va da un minimo di 2 mesi a un massimo di 24 mesi e oltre.

In degustazione abbiamo un Montasio fresco, che ci rimanda nelle sensazioni olfattive al profumo del latte fresco, dello yoghurt, dell’erba fresca dei campi, seguito da un Montasio mezzano, che arriva sino a 10 mesi di stagionatura: le note all’olfatto virano alla panna, al burro fuso, al fieno. La sapidità aumenta con l’invecchiamento, così come la persistenza. Frutta secca, nocciola, sentori animali che ricordano il brodo di carne sono presenti nel Montasio stagionato, terzo formaggio in assaggio. L’abbinamento tra Montasio e vini assume i tratti di un gioco piacevolissimo durante il quale Diego indaga, narra e sperimenta sensazioni saporifere e tattili del vino e del cibo.

Vini in degustazione

Pinot Bianco 2017 - Castello di Spessa: dalla zona di Caprino, questo vino nasce da un’idea innovativa e si discosta aromaticamente dalla media dei vini del Collio: ha una grassezza e un corredo aromatico non comune nei bianchi. Al naso è suadente, con una nota agrumata di limone e l’opulenza aumenta con evidenti sentori di miele. La bocca è solenne, di grande acidità, dalla lunga persistenza e una chiusura molto morbida: la lingua è carica di sale, ed è il Collio che parla. 

Collio DOC Sauvignon 2017 - Tenuta Borgo Conventi: un sauvignon blanc domato, docile e piacevole, espressione di sentori di pesca e di albicocca dolci e ancora croccanti. Il frutto è integro, e l’ingresso in bocca è morbido, quasi grasso, suadente, con note di salvia, erbacee, che bilanciano perfettamente gli aromi dolci. La chiusura è sapida e acida: il Collio, ancora una volta, interviene. Chiusura leggermente amarognola, data prevalentemente dalla sapidità.

Pinot Grigio 2017 – Fruscalzo: aroma vegetale, con ricordi di fieno, un floreale da fiori di campo e sentori evidenti di mela. Il vino rimane sui lieviti per 8 mesi che rilasciano aromi più complessi e strutturati. In bocca è tagliente, metallico, a tratti salato.

Collio DOC Ribolla Gialla 2015 – Graunar. La ribolla ha una buona acidità, in particolare se allevata in questa zona fresca e ventilata, dove la bora soffia con insistenza. In genere la ribolla dà aromi piuttosto semplici se non c’è macerazione, ma queste uve - non sottoposte a macerazione - rimangono sui lieviti per parecchi mesi. Il risultato è un corredo olfattivo elegante e complesso, con note vegetali, floreali e fruttate: mela, agrume, fiori di campo, erbe aromatiche. In bocca è più tagliente rispetto agli altri vini, verticale e metallico. 

Collio Bianco 2017 - Cantina Produttori: un ventaglio di sensazioni olfattive che virano dall’agrume alle erbe aromatiche, con evidenze di pesca e una nota minerale che ci riporta alla Ponca: qui è il friulano a essere protagonista e la sensazione ammandorlata sul finale ne è il sigillo di garanzia.

Collio DOC Ribolla Gialla 2017 - La Rajade: prevalgono sensazioni fruttate e floreali, molto delicate: un vino elegante, discreto rispetto ai precedenti, meno verticale.

Collio DOC Sauvignon Riserva 2013 - Russiz Superiore: il frutto è sorprendentemente integro, con ricordi di pesca e albicocca, che nulla hanno a che vedere con sensazioni di confettura, nonostante sia una riserva. La nota vegetale si fonde con sentori agrumati e mielosi, e al palato il vino si allarga in progressione e con grande garbo, sino a diventare quasi cremoso, con un richiamo finale ammandorlato, fresco e piacevolissimo. 

La serata si chiude con gli interventi di Roberto Felluga, Vice Presidente del Consorzio Vini del Collio e a sua volta vigneron (Russiz Superiore), e dei produttori di Castello di Spessa e di Borgo Conventi. Emozionanti i loro racconti sulla biodiversità, sull’alternanza di vigneti e boschi, sul ripopolamento delle api nel Collio, sull’azzeramento del ricorso a pesticidi a tutela del microsistema delle api. Custodi della terra, non solo produttori. I vini del Collio sono espressione di questa cultura, del rispetto e del “fatto a regola d’arte”: la terra ringrazia e, naturalmente, anche noi.