Il Casertano con i suoi vini da vitigni autoctoni

Intrigante viaggio degustativo con Guido Invernizzi, a partire dalla storia millenaria della Campania per arrivare a scoprire i vitigni autoctoni e i vini del casertano.

Daniela Recalcati

Introduce la serata Dante Del Vecchio, autoctono del casertano e giornalista di enogastronomia campana, braccio destro di Helmut Kocker - Presidente e fondatore del Merano WineFestival - e amico di Guido.

Francesca Provenzi e Guido InvernizziQuando si parla di Campania e, nello specifico, della zona di Caserta, si parla di una tradizione vitivinicola millenaria. Intorno al 900 a.C. Ausoni, Aurunci, Greci ed Etruschi già praticavano la viticoltura; in seguito i Sanniti e i Romani acquisirono le tecniche di allevamento etrusche e greche. Tutti i vitigni di questo territorio sono antichissimi e quasi tutti sono citati da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, che ha pure attribuito a questo territorio la denominazione di Campania Felix, cioè fertile.

Geograficamente ci troviamo nella Pianura Campana che va dal fiume Garigliano alle falde del Vesuvio e che comprende ben 104 comuni situati nel nord–ovest della Campania. È delimitata a nord dal Lazio e dal Molise, a sud dalla provincia di Napoli, a ovest dal mar Tirreno e a est dalle province di Avellino e Benevento. È un’area pianeggiante di origine alluvionale alternata a rilievi sub-appenninici calcarei (Monti Massico e Tifata) e vulcanici (Roccamonfina); i due fiumi più importanti sono il Volturno e il Garigliano. La vegetazione è molto varia: dalla macchia mediterranea sul litorale, al leccio e al rovere nel sub-Appennino, dal castagno sui suoli vulcanici, al faggio in alta montagna.

Geologicamente la Piana Campana è un enorme “graben”, cioè uno sprofondamento del suolo che si è creato due milioni di anni fa, lasciando una grandissima variabilità di terreno il cui minimo comun denominatore è quello vulcanico. L’attività vulcanica dei Campi Flegrei, con due eruzioni esplosive catastrofiche, ha prodotto l’Ignimbrite Campana (39.000 anni fa) e il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa). L’attività del vulcano di Roccamonfina, invece, iniziò 1.300.000 anni fa e si concluse 30–50.000 anni fa con l’emissione di materiali che originarono il tufo grigio.

Vini in degustazione

Asprinio di Aversa Spumante (asprinio 100%) – I Borboni

Prodotto nell‘agro aversano–giuglianese, dove il terreno è sabbioso, permeabile e superficiale di genesi esclusivamente vulcanica, con allevamento della vite mediante “alberata aversana”, l’antico metodo etrusco che consiste nel far arrampicare la vite sui pioppi fino ad almeno venti metri di altezza.

Metodo charmat lungo, con permanenza sui lieviti di 8 mesi.

Colore giallo verdolino scarico. Al naso sensazioni agrumate e floreali, di fieno ed erbe officinali. In bocca appare fresco, sapido e agrumato. Vino dotato di piacevole immediatezza.

Asprinio di Aversa DOC Alberata 2017 (asprinio 100%) – Tenuta Fontana

Allevamento ad alberata aversana; vendemmia a fine settembre; fermentazione in anfora a temperatura controllata e permanenza sulle fecce fini per 6 mesi; affinamento in bottiglia per due mesi.

Colore giallo–dorato tendente all’ambrato. Il naso si apre con una nota minerale quasi sulfurea e si arricchisce con sensazioni di frutta secca, miele e frutta matura. La bocca è una “spremuta di carbone”; l’acidità è meno presente rispetto al vino precedente, ma la nota sapida e carbonatica è molto più potente. Buona la persistenza. 

Falerno del Massico DOC Vigna Caracci 2018(falanghina 100%) – Villa Matilde

Terreno vulcanico ricco di fosforo, potassio e microelementi a 150 metri s.l.m.; vigne di 50 anni; vendemmia nella prima decade di ottobre; criomacerazione delle uve per ottenere la massima estrazione aromatica; fermentazione del mosto parte in acciaio e parte in barrique di Allier di media tostatura, per circa venti giorni; ulteriore affinamento in acciaio e in bottiglia per minimo otto mesi.

Colore giallo paglierino carico. Al naso sensazioni di frutta matura e di spezie, con una nota di distillato e di bruciacchiato. La bocca è austera, con acidità e sapidità perfettamente equilibrate e una nota finale fumosa, carbonatica e polverosa. Lunga persistenza.

Terre del Volturno IGT Le Ortole 2015 (pallagrello bianco 100%) – Vestini Campagnano

Prodotto nelle colline caiatine a 120 metri s.l.m.; raccolta di uve surmature; affinamento in barrique di Allier di primo e secondo passaggio e in bottiglia per 6 mesi.

Colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso percezioni di frutta bianca e gialla matura, fiori di lavanda e sambuco, note terziarie di trielina e idrocarburo. In bocca sensazioni di frutta secca e nocciola, un’acidità importante e una grande sapidità carbonatica, con una leggera nota di tostatura che non sovrasta il frutto.

Terre del Volturno IGT Cimmarino 2017 (casavecchia 100%) — Cantina di Lisandro

Vendemmia a metà settembre; fermentazione in acciaio con macerazione di una settimana; affinamento in legno per 6 mesi e in acciaio per 12 mesi.

Colore rosso porpora. Il naso è fragrante: si percepisce la frutta rossa su note minerali. La bocca è molto giovane con una grande sapidità e sentori di frutta rossa.

Terre del Volturno IGT Ambruco 2012 (pallagrello nero 100%) – Terre del Principe

Macerazione e fermentazione in acciaio a temperatura controllata; fermentazione malolattica svolta; affinamento per un anno in barrique (40% nuove, 30% di primo passaggio, 30% di secondo passaggio); affinamento in bottiglia per 12 mesi.

Colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si percepiscono sentori di frutta, lavanda, legno bagnato, fungo, sottobosco e una nota speziata di pepe nero. In bocca si apprezza una nota di pipa spenta, di tabacco e foglie di tè; acidità non spiccata.

Colline Caiatine Caserta IGT Connubio 2014 (casavecchia 50%, pallagrello nero 50%) – Vestini Campagnano

Affinamento di 24 mesi in barrique di primo passaggio.

Colore rosso rubino cupo. Il naso è impattante, con sentori di gas e pietra focaia seguiti da note speziate, tostate e mentolate; il frutto è presente, ma è in secondo piano. La bocca ci offre note fruttate, di tabacco, tostate, con un uso del legno molto ben gestito che non sovrasta il frutto, ma arricchisce il vino.

Galluccio Riserva DOC Ara Mundi 2016 (aglianico 100%) – Telaro

Macerazione sulle bucce di 15–20 giorni; fermentazione malolattica svolta; affinamento in barrique di rovere di Allier di primo e secondo passaggio per 16–18 mesi.

Colore rosso rubino con note violacee. Naso fragrante di frutta rossa, balsamico e speziato. Bocca sapida con tannino importante e lunga persistenza.

Falerno del Massico DOC 2017 (primitivo 100%) – Moio

Terreno sabbioso-vulcanico; affinamento di 12 mesi in tonneaux di rovere.

Rosso rubino con riflessi violacei. Il naso è minerale con fragranza di fiori e frutta rossa, note saline e balsamiche, sentori di olive nere in salamoia e pomodori secchi. In bocca è morbido, rotondo, balsamico con un tannino polveroso e mentolato.

E come si poteva concludere meglio questa serata, se non assaggiando l’ultimo vino, testimone della storia millenaria del casertano?

Roccamonfina IGT 2013 Cecubo (piedirosso, primitivo e antiche varietà autoctone) – Villa Matilde

Terreno vulcanico ricco di fosforo e potassio; fermentazione del mosto con le vinacce per una settimana; malolattica svolta; affinamento in barrique di Allier per 12 mesi, nuove per un terzo.

Colore rosso rubino non particolarmente carico. Il naso è complesso, fruttato, balsamico, etereo con note di gomma arabica, spezie, liquirizia ed erbe officinali. La bocca è austera, profonda con sentori di liquirizia, sottobosco, fungo e legno bagnato. Buone l’acidità e la sapidità, con un tannino setoso che accarezza il palato.