Il futuro è autoctono e attraversa tutto lo stivale

Otto vini identitari e di carattere, degni interpreti dello straordinario patrimonio ampelografico italiano.

AIS Milano

«La riscoperta degli autoctoni sarà il futuro dell’enologia». Ne è convinto Guido Invernizzi, tra i più vulcanici e amati relatori di AIS Lombardia e del suo pubblico milanese, profondamente appassionato del variegato e composito universo dei vitigni autoctoni italiani.

C’erano anche loro, infatti, tra i protagonisti del palinsesto di degustazioni dell’ultima edizione di Enozioni a Milano, all’interno di un evento dal titolo “Identità, unicità, tipicità: l'imprinting territoriale dei vitigni autoctoni”.

«L’Italia ha un patrimonio ampelografico straordinario insieme a Portogallo e Romania» ha ricordato Invernizzi nell’introdurre la degustazione con la consueta ricchezza di rimandi storici e precisi riferimenti a personaggi e terroir da ricordare per comprendere al meglio i vini nel bicchiere. 

Ma con un’avvertenza. «Il sommelier deve essere sicuramente animato da grande curiosità, ma al tempo stesso da onestà intellettuale: dobbiamo sempre essere rigorosi e precisi. Quindi domandiamoci: poiché autoctono, un vino è buono a prescindere? No, questo no» ha affermato con fermezza Invernizzi.

Dal Friuli alla Toscana, dalla Liguria alle Marche, e poi ancora Campania, Calabria, Sicilia fino al ritorno nel Nord Italia. È stato un affascinante Giro d’Italia autoctono che ha messo in grande evidenza le potenzialità di otto vitigni di carattere, grandi interpreti dei rispettivi territori di origine.

Venezia Giulia IGT Vitovska 2015 - Rado Kocjancic

Sin dall’osservazione del colore si intuisce la possibile macerazione sulle bucce di questa intrigante vitovska friulana. Color oro, «buccia di cipolla», sfodera un naso «bello, fine e profondo» che secondo Invernizzi è anche particolarmente didattico. «Io lo farei assaggiare a quelli che vogliono togliere il termine minerale». Questo lo è realmente, con ricordi quasi fumé, insieme ad una nota di frutta bianca e di fieno. Al palato ha generosa sapidità, quasi «uno tsunami che spazza via tutto». C’è molta riconoscibilità con il terroir di origine e una gestione dell’alcol impeccabile.

Vernaccia di San Gimignano DOCG Riserva 2013 - La Lastra

Colore quasi dorato e discreta consistenza, il naso si apre con grande bellezza, una nota di frutta e di erbe officinali, erba secca, fieno, tocchi di frutta secca, spezie e agrumi. «Per essere un Riserva 2013 non è opulento, ma di grande bevibilità e persistenza» afferma Invernizzi che loda la sua ottima forma e la probabile capacità di invecchiare di questo elegante campione di vernaccia toscana. Al palato ha una fine sapidità con un finale amaricante e ancora agrumato, di bella corrispondenza gusto-olfattiva.

Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico Vigna Novali 2010 - Moncaro

Giallo dorato, ha un corredo aromatico «bellissimo, pieno, di frutta matura con note mielate e mandorla». Una nota, quest’ultima, che ricorre anche al palato, di bella impronta sia fresca che sapida. «È vino tagliente, verticale, che avrà svariate stagioni davanti a sé» sottolinea Invernizzi che evidenzia come, sebbene sia già affascinante in questo momento, questo Verdicchio sarà al top delle sue potenzialità organolettiche tra qualche anno.

Rossese di Dolceacqua Superiore Posaù 2016 - Maccario Dringenberg

Ha un colore violaceo e rubino, di immediata gioventù. «Il concetto di fragrante è perfetto per descriverlo». Il ventaglio di profumi parte con classiche note vinose per poi aprirsi su quelle floreali, speziate, con dolci e piacevoli tocchi di ciliegie e tamarindo. Al palato ha una bella carica tannica, sapidità e ottima persistenza. «Ha bisogno di riposo, perché c’è ancora una lieve nota verde al palato».

Sannio DOC Sant’Agata dei Goti Piedirosso Artus 2015 - Mustilli

Color rubino profondo, secondo Invernizzi è il classico “vino da pane e salame”. Note di liquirizia ed erbe officinali, lavanda, fiori appassiti. «Ha in sé qualcosa più di montano che marino». Al palato ha un’ottima sapidità, note minerali e una freschezza davvero piacevole, beverina: «una delle migliori espressioni di Piedirosso beneventano».

Cirò DOC Rosso Classico Superiore Riserva 2012 - Cote di Franze

Rubino con qualche evidente nota mattonata, al naso è forse il meno convincente. «Un po’ cotto» sottolinea Invernizzi. Note soprattutto amaricanti e stanche introducono un sorso che certo non spicca per freschezza. «È ormai maturo, e probabilmente in fase calante, anche se non ha difetti e ha un’ottima gestione dell’alcol».

Sicilia IGT Nerello Mascalese 2010 - Calabretta

Il color rubino trasparente introduce un naso tra i più belli e complessi della degustazione, «un caleidoscopio di profumi, frutta sotto spirito, note minerali, balsamiche, e delicatamente fruttate». La grana del tannino è di bella finezza, ottima la sapidità che «non viene da un terreno marino ma da un terreno vulcanico, quindi diversa». Ha ancora un grande avvenire davanti a sé.

Colli Orientali del Friuli DOC Schioppettino 2007 - Moschioni

Carico e profondo il color rubino cupo. Note di fungo, terra bagnata, spezie quasi orientaleggianti, torrefazione, cacao e ancora di frutta sotto spirito. Ma è al palato che forse dona il suo timbro più tipico: «pizzica, è quasi piccante» afferma Invernizzi; muscoloso e morbido, con poca acidità ma grande struttura e un tannino importante.