L’Argentina e i suoi vini, il Paradiso può attendere

Racconti dalle delegazioni
28 febbraio 2019

L’Argentina e i suoi vini, il Paradiso può attendere

Chiudere gli occhi, e ascoltare Guido Invernizzi. Provare per qualche istante a immaginare quale sorta di Paradiso Terrestre sia l’Argentina, provare a salire in quota, e toccare con mano uve che vengono allevate a 3.000 metri.

Sara Missaglia

Immaginare di essere in cima alle Ande, sospesi tra Cile e Argentina, e scegliere di scoprire quest’ultimo, accarezzati dal caldo e dal vento, lo “Zonda” che attraversa il Paese.

Abbronzarsi al sole di quelle 3.000 ore all’anno che rendono il territorio caldo e secco, più che a Pantelleria o nella Francia meridionale. 

Enozioni 2019 è anche questo: sognare e viaggiare, lasciandosi cullare dalle immagini e dalle sensazioni evocate dai vini: il colore è una danza, fatta di passione e di ricordi. Il nuovo mondo: nel planisfero un misterioso parallelo abbraccia Cile, Argentina, Uruguay, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, quasi a ricordarci che anche nel vino c’è ancora tanto da disvelare.

Una storia che parte da lontano, con i primi esempi di vitis vinifera portati in America dai colonizzatori spagnoli all’inizio del XVI secolo. Si racconta che i religiosi cattolici abbiano piantato i primi vigneti in prossimità dei loro monasteri, per garantire la produzione del vino per la Santa Messa. Benefici dello spirito e benefici del progresso: nel 1885, con la costruzione dei 1.100 chilometri di ferrovia verso Buenos Aires, la provincia di Mendoza diventa il centro dell’industria del vino. La diffusione del malbec prende gradualmente il sopravvento sulle criollas, le uniche uve coltivate in precedenza nel Paese. Dal punto di vista vitivinicolo l’Argentina è un vero e proprio continente, con un numero elevato di vitigni; malbec, syrah, cabernet sauvignon, merlot, bonarda, tempranillo, tannat, pinot nero a bacca rossa, torrontes Riojano, chardonnay, chenin blanc, sauvignon, viognier, semillon e riesling a bacca bianca. Fatica e qualità intrecciate in un destino quasi magico: vendemmiare a 3.000 metri non è facile ma luminosità, calore e vento regalano uve perfettamente sane, e il livello qualitativo è altissimo. La degustazione è un viaggio, tra territori, colori e sensazioni.

Torrontes Cafayate Valley 2016 Azienda Valsisto

Il torrontes è il vitigno a bacca bianca più diffuso, tipico ed emblematico del territorio: ha una personalità particolare e offre un vino dal frutto molto espressivo, gradevole e fresco, con un buon equilibrio tra acidità e morbidezze. La vinificazione avviene sur lie per 6 mesi e il 40% viene affinato per 6 mesi in barrique di secondo passaggio. Le sensazioni immediate al naso sono una sorta di via di mezzo tra un gewürztraminer e un moscato di Alessandria: una componente aromatica molto marcata, per un naso tropicaleggiante e una mineralità quasi esotica. Sullo sfondo un effluvio di nuances olfattive che vanno dall’agrume rosa al gelsomino, al linalolo, alla camomilla, all’origano, al miele. La bocca è di una rara mineralità gessosa, con una lunghezza al palato che sembra infinita: il terreno è profondo, roccioso e ben drenato, arricchito dall’irrigazione meccanica che in questo Paese è consentita.

Vallisto Criolla 2017

Criolla in purezza, la cosiddetta “uva negra” allevata nelle vigne a Hualfin, nella provincia di Catamarca, a 2.600 m s.l.m.. Ancora considerata di qualità enologica inferiore rispetto alle cultivar europee, è utilizzata principalmente per produrre vino da tavola, succo d’uva e uva passa, ma pur nella loro semplicità e bevibilità, è possibile ottenere ottimi vini. Fermentazione in cemento, 5% con grappolo intero, e rimontaggi quotidiani. Nella sua immediatezza, al naso è piacevolissimo, con una fragranza di profumi giovani, floreali e fruttati. Se fosse un frutto, questo vino sarebbe un ribes dalla gradevole acidità, con un palato in cui l’alcol – 14,6% in volume – regala sensazioni pseudocaloriche di prim’ordine.

Malbec Mendoza 2014 Azienda Riglos

Il malbec è il protagonista della viticoltura in Argentina: con una materia colorante ricca e densa ricorda le caratteristiche dei bordolesi. Un naso fine, nonostante i 19 mesi di barrique abbiano lasciato delicate tracce. Il frutto è maturo, vitale nello sprigionare i sentori vegetali che ci riportano al più riconoscibile blend bordolese: la nota erbacea rimodulata dal legno, al palato si declina in una speziatura quasi piccante, valorizzata da tannini dritti e puliti. Una pulizia olfattiva ben sottolineata dall’alcol – 14,5% in volume – molto elegante.

Catena Zapata Adrianna Vineyard Fortuna Terrae Malbec 2013

Un vino a cui non manca nulla: un naso ricchissimo, con note nere sul finale, dalla liquirizia al rabarbaro, un tannino centratissimo e sferico, un’acidità che lo rende agile e sinuoso.

Enemigo Wines Gran Enemigo Gualtallary 2013 (100 punti Robert Parker)

Cabernet franc in purezza, con una carica cromatica molto evidente, in cui la componente erbacea al naso è pressoché immediata con sentori che ci rimandano a note più verdi rispetto ai precedenti vini. Foglie di pomodoro, ricordi di peperone in cottura, note di liquirizia sul finale. Al palato è un vino di grande struttura, quasi “masticabile”, con un tannino marcato e una spinta acida di grande slancio.

Malbec Cafayate Valley 2011 Azienda Vallisto

Il terreno argilloso, con sottosuolo pietroso, regala un vino di grande personalità, destinato a una elevata longevità, vinificato in acciaio, e in barrique solo per microparticelle selezionate. L’opulenza gusto-olfattiva si esprime in un naso quasi terroso. La gestione perfetta dell’alcol lo rende un vino praticamente perfetto, che ricorda il profumo della terra dopo la pioggia, con sentori di fungo fusi in note di pepe bianco e nero. Non è un vino addomesticato: qui il malbec si esprime nella sua componente più selvaggia, lontana da sensazioni arrotondate e note vanigliate. Sul finale si fa infatti viva una nota di piccantezza, che dà un vibrante pizzicorino al palato. Una personalità austera di indubbio carattere.

Dove c’è un clima più freddo questi vini trovano un nuovo palcoscenico per affacciarsi al mondo, con argomenti nuovi e interessanti, pronti a dar voce a vini profondamente territoriali. Due ore di degustazione tanto rara quanto avvincente; i profumi di questi vini sono il nostro risveglio: Sleeping Beauty è andata in scena a Milano.