Le espressioni del Soave

Una calda serata estiva, lo scorso 10 luglio, non poteva essere meglio trascorsa che degustando i vini bianchi del Soave illustrati da Chiara Mattiello del Consorzio Tutela Vini Soave.

Daniele Picchietti

Il territorio del Soave si distribuisce su una superficie di 7000 ettari nei comuni veronesi di Soave, Monteforte d'Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio.

Questo territorio ha la particolarità unica di alternare colline con pendii dolci ed altre decisamente ripide, zone di pianura a poche decine di metri sul livello del mare a colline con vitigni a oltre 600 metri. 

Luigi Bortolotti e Chiara MattielloL’origine è in parte vulcanica ed in parte sedimentaria con nette differenze nei vini allevati su questi suoli. Vi sono suoli con substrato costituito da rocce prevalentemente calcaree marine e rocce vulcaniche basaltiche nelle zone collinari, mentre nelle zone di pianura i suoli sono derivanti da alluvioni calcaree e da zone vulcaniche.

La produzione è divisa in tre zone: la zona Classica (Soave Superiore Classico DOCG, Recioto di Soave Classico DOCG, Soave Classico DOC), la zona dei Colli Scaligeri (Soave Superiore DOCG, Recioto di Soave DOCG, Soave Colli Scaligeri DOC) e la zona di pianura (Soave DOC). 

Dal 2017 sono state riconosciute per la loro particolarità e unicità ampelografica dal Ministero delle Politiche Agricole 33 “Unità Geografiche Aggiuntive” all’interno della zona del Soave. Questi “cru” valorizzeranno ancora di più i vini prodotti con uve del territorio menzionando in etichetta l’unità geografica aggiuntiva da cui provengono.

La garganega è il vitigno più utilizzato così come dispone anche il disciplinare di produzione che vuole almeno il 70% di garganega nel Soave DOCG. Gli altri vitigni sono pinot grigio, chardonnay e il vitigno autoctono trebbiano di Soave.

L’allevamento è sia con sistema Guyot che con sistema a Pergola veronese; quest’ultimo protegge maggiormente del guyot i grappoli dalle alte temperature estive a vantaggio e dei profumi preservando le sostanze polifenoliche presenti nella buccia degli acini d’uva. 

La produzione è affidata piccole aziende che attraverso le cooperative e le attività del Consorzio riescono a farsi conoscere e proporsi sul mercato con ottimi risultati.

La degustazione parte da vini della zona calcarea di collina e calcarea alluvionale di pianura.

La prima azienda è Monte Tondo con Soave Spumante DOC Monte Tondo (Brut 2017 – 12% vol. - 100% garganega). Questo spumante metodo charmat fermenta sulle fecce fini per 2 mesi a temperatura controllata. Risulta un ottimo spumante come entré della serata.

Il secondo vino è Soave Superiore DOCG «Il Casale» Agostino Vicentini  (Unità geografica: Monte di Colognola, annata 2017  13% vol. - 100% garganega ). Allevato su un terreno calcareo con affioramenti tufacei. La perfetta maturazione delle uve viene esaltata nel vino con sentori di frutta fresca e fiori appena raccolti.

Il terzo vino è Soave DOC «Corte Paradiso» Marco Mosconi  ( Unità geografica: Paradiso , annata 2018 – 12%vol – 100% garganega). I terreni sono calcareo alluvionali per questo vino che esalta i profumi floreali delicati di erbe aromatiche.

Si prosegue con due vini dalle colline calcaree della zona Soave Classico:

Soave DOC Classico «Vigneto Sengialta» Balestri Valda (Unità geografica: Sengialta, annata 2016  - 13,5% vol - 70% garganega e 30% trebbiano di soave). Il terreno è basalto con affioramenti calcarei. La maturazione è in botti da 20 hl di rovere e poi un altro anno di affinamento in bottiglia. Il vino si presenta al naso con una nota intensa di fiori appassiti che in bocca si fa apprezzare per la grande struttura.

Il secondo vino della zona classica è Soave DOC Classico «Ca’ Visco» Coffele (Unità Geografica: Castelcerino, annata 2018 – 13% vol. - 85% garganega e 15% trebbiano di Soave). Il terreno è calcareo/basaltico. Anche in questo caso è la struttura del vino che si fa riconosce in bocca con una piacevole nota sapida e fresca.

Questi primi vini sono stati accompagnati da un risotto mantecato con melone di Sermide e polvere di culatello di Zibello

La seconda batteria di vini Soave è stata incentrata sui vini ottenuti da vitigni allevati sulle colline vulcaniche di Monteforte e Roncà.

Si inizia con Soave Superiore DOCG Classico «Ronchetto» Portinari (Unità Geografica: Brognoligo, annata 2017 – 13% vol. – 100% garganega). I sentori floreali delicati dei vini precedenti lasciano il posto ai sentori più intensi di frutta e più marcatamente minerali dei vini delle zone collinari vulcaniche.

Si prosegue con Soave Superiore DOCG Classico «Verso» Canoso. (Unità Geografica: Ca’ del Vento, annata 2016 – 13 % vol. - 80% garganega, 10% trebbiano di Soave 10% manzoni bianco). In Questo vino il terroir vulcanico si mostra con tutta la sua potenza olfattiva elegantemente raffinata dal lavoro in cantina. I sentori sono fruttati e minerali con una delicata nota sulfurea pulita e piacevole.

Successivamente si degusta: Soave DOC «Duello» Zambon Vulcano (annata 2017 – 12,5% vol. – 100% garganega). Il terreno è basaltico da origine vulcanica. Il vino si fa ancora più carico di un giallo paglierino intenso. Al naso le note floreali delicate lasciano spazio alle note fruttate di miele d’acacia, nettarina e scorza d’arancia. Al palano risulta fresco e sapido.

L’ultimo vino Soave della zona vulcanica è Soave Superiore di Roncà DOCG  «I Tarai» Corte Moschina  (Unità Geografica: Roncà – Monte Calvarina, annata 2016 -  13,5% vol – 100% garganega). Il terroir e la vendemmia a metà ottobre, esaltano i profumi di frutta matura ed esotica.

Questi vini tutti dalla grande struttura hanno accompagnato egregiamente un filetto di maialino cotto a bassa temperatura con insalatina di fagiolini saltati al burro affumicato e maionese di patate e lime.

La serata si conclude con il vino dolce Recioto di Soave DOCG 2017 «Luna Nova» Corte Mainente (annata 2017 – 15% vol. – 100% garganega). La garganega allevata a pergola su suolo vulcanico, viene fatta appassire in fruttaio per 4/5 mesi sulle così dette “arele” con sviluppo della muffa nobile su una parte degli acini. Il colore giallo dorato lucente preannuncia i sentori intensi di frutta candita, spezie dolci, vaniglia e zafferano, miele e albicocca disidratata.In bocca la dolcezza è piacevolmente accompagnata dalla frescezza e sapidita per un finale amandorlato lungo e persistente che ben si abbina ad un dolce tipico mantovano quale la torta greca a base di mandorle e amaretti.