ll Malbec argentino, il re dei “vini dell’abbondanza” che nascono fra le Pampas e le vette andine

Biodiversità, spazi infiniti, tradizione e innovazione. Sono i fili conduttori di una serata dedicata al grande paese sudamericano e ai suoi vini, nati dalla nostalgia degli immigrati spagnoli ed italiani ma che hanno saputo conquistare un posto speciale nel cuore di tutti gli appassionati

Stefano Vanzù

Una serata particolare, questa del nostro ciclo “Storie di Vigna” di AIS Bergamo, dove è stata narrata una storia di “emigrazione” o, forse diremmo meglio, raccontato il viaggio di un vitigno, il malbec, che dalla natìa terra di Francia, in quel di Bordeaux prima e Cahors poi, arriva in Argentina attorno al 1850.

L’Argentina, però, non è solo Malbec e sono Alessandra Marras, relatore AIS, e Guillermo Pontis, enologo e direttore commerciale dell’azienda “La via dell’abbondanza” (che si occupa da vari anni dell’importazione nel nostro Paese di vini sudamericani di qualità) a condurci alla scoperta vitivinicola del Paese del tango, dove sono in attività 900 cantine che ne fanno il 5° produttore al mondo di vino, il 6° paese per superficie vitata e il 10° esportatore “worldwide” di vini con gli USA come primo mercato di riferimento.    

Quando le viti "toccano il cielo"

La geografia argentina colpisce subito la nostra attenzione, visto che parliamo di un Paese grande oltre 12 volte l’Italia, che si estende per più di 4.000 km da nord verso sud, con 202.00 ettari di vigneti che spaziano lungo la Cordigliera delle Ande dalla Patagonia a sud verso il confine con il Paraguay a nord e grandi differenze fra le varie zone vitivinicole. 
Possiamo davvero affermare che in Argentina “le viti toccano il cielo” visto che qui si trovano alcuni dei vigneti più alti del mondo: se oggi, anche a causa del cambiamento climatico, i migliori vini argentini nascono da vigne a 1.500 metri di altitudine sul mare, il primato spetta al vigneto biodinamico Altura Maxima dell’azienda Bodega Colomé situato a 3.111 metri di quota ma, in quanto ad altitudine, non si scherza nemmeno nella regione di Salta, nell’estremo nord dell’Argentina, che possiede alcune vigne in quota fra le più alte del mondo, quali il vigneto El Arenal a 2.700 metri sul livello del mare e il Colomé a 2.300 metri s.l.m.

Il clima

Dal punto di vista geofisico, il clima delle aree vitivinicole argentine, generalmente molto secco e con scarse precipitazioni (circa 200 mm/anno) favorisce le coltivazioni biologiche e ha impedito l’invasione della fillossera, dando grande impulso alla produzione dei vini argentini quando in Europa il temibile afide faceva strage di vigneti.
I terreni sono diversi fra le varie aree produttive e si passa di terreni alluvionali nel sud a terreni più calcarei nel nord e salendo di quota; nelle vigne viene praticata l’irrigazione a goccia o addirittura per alluvione ovvero si inonda tutto il vigneto con un velo d’acqua per irrigare le piante.

Aree di produzione

Ricordando che nell’emisfero australe le stagioni sono invertite rispetto alle nostre, la vendemmia delle uve bianche si effettua in genere ad inizio Marzo e quella delle uve a bacca nera dalla metà sino alla fine di Marzo.
La maggior parte della produzione vinicola argentina (circa il 70%) è concentrata nella regione di Mendoza, anche se sta assumendo importanza la regione di Salta, nel nord-ovest del Paese, in cui molti vigneti sono a 2.000 metri d’altezza. 
Storicamente, anche in Argentina come negli altri paesi del continente americano, furono i colonizzatori spagnoli che introdussero le specie di vite europee con lo scopo di produrre vino. I primi vigneti furono piantati nei primi anni del 1500 lungo la costa Atlantica e il Rio de la Plata. La vite fece in seguito la sua comparsa nelle aree occidentali a ridosso delle Ande, proveniente dal Perù o dal vicino Cile. Il vitigno mission, già diffuso in California e anche in Cile con il nome di pais, pare abbia dato origine all’uva più diffusa in Argentina, la criolla chica. La prima zona ad assurgere ad una certa importanza fu quella attorno all’attuale città di Mendoza, favorita dalle abbondanti disponibilità di acqua a causa della neve che si scioglieva dalle Ande e ben presto la produzione di vino a Mendoza fu in grado di soddisfare da sola il fabbisogno del Paese, che attualmente registra un consumo medio pro capite annuo di circa 40 lt suddivisi nel 70% di vini rossi e 30% di vini bianchi.

La varietà più diffuse

A partire dal 1890, dalla Spagna, dalla Francia e dall’Italia (nota: oggi circa la metà della popolazione argentina è di origine italiana) arrivarono importanti flussi migratori che portarono con se sia le varietà di uve tipiche dei loro paesi di origine che le loro conoscenze in campo enologico. Fu allora che iniziò la coltivazione in Argentina di varietà europee come il malbec, attualmente la più importante del paese, la bonarda, la barbera, il sangiovese, il chenin blanc, il moscato di Alessandria, il torrontés e il tempranillo. Il vitigno criolla grande e il cereza sono ancor oggi i più diffusi nel paese, ma loro utilizzo sta progressivamente diminuendo in favore di specie internazionali come il cabernet sauvignon, il merlot e lo chardonnay.

Il sistema di qualità

Il sistema di qualità per il vino in Argentina non possiede leggi e norme rigide come quelle europee. Non vi sono disciplinari che regolamentino le specie di uve permesse e la definizione delle aree vinicole (sebbene recentemente sono apparse su alcune etichette dei riferimenti sulla zona di produzione) o indicazioni sulla viticoltura e la vinificazione. L’Instituto Nacionale de Vitivinicultura ha come scopo unicamente il controllo della produzione dell’uva e dell’esportazione del vino. Tutto quanto riguarda la qualità è di fatto delegato ai singoli produttori che decidono con che uve e con che tecniche produrre i loro vini, anche se esistono delle norme per l’etichettatura dei vini: se la varietà dell’uva è riportata in etichetta, il vino deve venir prodotto con almeno l’80% dell’uva indicata.

La degustazione

Bianco San Pedro de Yacochuia 2019 - San Pedro de Yacochuia
14% vol., 100% torrontés. Costo in enoteca circa € 20. 

Le vigne del Produttore si trovano nella regione di Salta a 2.000 metri di altezza. Con 2 gr/lt di zuccheri residui, questo bianco offre al naso un ricco bouquet di erbe aromatiche (predomina la salvia) e agrumi (limone in particolare) mentre in bocca sono evidenti l’acidità (acido malico e tartarico) e la sapidità con un tocco finale leggermente amaro che contribuisce all’ottima persistenza del vino; potremmo abbinarlo ad un tipico piatto argentino, le empanadas (un antipasto “street food” tipico della cucina argentina e di tutta l’America Latina costituito da golosi fagottini a forma di mezza luna realizzati con guscio croccante e sottile a base di farina, acqua e olio e un ripieni di carne trita, cipolla, peperone, spezie, uova sode e ingredienti vari). 

Rosso Puro 2018 - Dieter Meier 
14% vol., 100% malbec. Costo in enoteca circa € 18

Vino da agricoltura biologica, viene prodotto nella sottozona Agrelo nella regione di Mendoza su terreni alluvionali a 800 mt. s.l.m. L’esame olfattivo rivela frutta matura, arancia sanguinella, cacao e una speziatura fresca che solletica le narici, al palato è dotato di un’acidità gentile e tannini equilibrati.

Rosso A Lisa 2017 - Bodega Noemia
13% vol., 90% malbec, 10% merlot e cabernet franc. Costo in enoteca circa € 30. 

Questo vino nasce in Patagonia in vigneti a 200 metri d’altezza posti a fianco del Rio Negro, in una zona dal clima molto secco e ventoso che garantisce ottima salute alle vigne. Al naso avvertiamo violetta, marmellata di prugne e una spezia dolce come il chiodo di garofano, l’ingresso in bocca è morbido ma emergono quasi subito sapidità ed acidità che apportano freschezza al vino, una marcata nota mentolata ed un tannino evidente ma non aggressivo. Abbinamento consigliato con la carne di agnello.

Rosso Catena 2016 -  Bodega Y Vinedos Catena
13% vol., 100% malbec. Costo in enoteca circa € 18. 

Catena è un Produttore storico della regione di Mendoza, attivo sin dal 1902 e prima Azienda a piantare il malbec su un altopiano a 1500 metri d’altezza; il vino degustato trae origine da due vigneti diversi, uno su un terreno calcareo a 1200 mt ed uno su un terreno granitico a 1500 mt. Sebbene il 2016 sia stata un’annata climaticamente molto difficile in Argentina, i vini prodotti sono risultati di ottima qualità e questo Malbec non fa eccezione, rivelandosi all’olfatto complesso, fine e speziato mentre al palato presenta un’ottima acidità, un tannino morbido ed elegante e una notevole persistenza. Da abbinare a carni grigliate o alla brace.

Rosso Criolla 2018 - Vallisto Extremo
13,5% vol., 100% criolla. Costo in enoteca circa € 16

L’uva criolla, importata in Argentina dalla Spagna circa 200 anni fa, conferisce al vino un colore scarico molto simile a quello del nostro Nebbiolo. L’Azienda si trova nella Valles Calchaquíes, un'area nel nord-ovest dell'Argentina compresa fra le province di Catamarca, Tucumán, Jujuy e Salta, molto conosciuta per la sua geografia unica, che spazia dal deserto di montagna alla foresta subtropicale, e i suoi vigneti che arrivano ad oltre 3000 mt. Il profumo di questo Criolla è elegante, con note di melograno. Pur avendo meno struttura di un Malbec, è un vino fresco, morbido e sapido, certamente eccellente come aperitivo ma lo oseremmo assieme ad un nostro risotto ai porcini.

Rosso San Pedro de Yacochuia 2017 -  Michel Rolland
15% vol., 85% malbec, 15% cabernet sauvignon. Costo in enoteca circa € 18 

Un vino voluto dall’autore del best seller “Il guru del vino”, l’enologo e consulente di fama internazionale Michel Rolland che ha scelto di produrre questo blend nella regione di Salta. In degustazione avvertiamo frutta matura ma lo sentiamo ancora giovane e spigoloso; pur avendo maggior nerbo degli altri vini, è meno elegante, caratterizzato da un tannino ancora acerbo, in sostanza un vino che deve ancora aprirsi. Potremmo abbinarlo a piatti di carni dal gusto forte e deciso quali una fiorentina o un brasato.

Al termine delle nostre “fatiche degustative” tracciamo una sintesi di quanto abbiamo provato: ad eccezione dell’ultimo, tutti i rossi avevano tannini morbidi ed eleganti, caratteristica questa che ha sempre fatto apprezzare il Malbec,e anche il Criolla è risultato ben equilibrato. In generale tutti i vini sono ben fatti e denotano una buona tecnica di cantina da parte dei produttori argentini, che oggi tendono a realizzare vini più sofisticati e complessi ma sempre di ottima beva, abbandonando quella “legnosità” che li caratterizzava negli anni ‘80 e ’90 apprezzata però dai consumatori statunitensi che erano il target delle esportazioni argentine.