TASTE CAMP 2. Certe notti

Racconti dalle delegazioni
12 settembre 2019

TASTE CAMP 2. Certe notti

Guidati da Luisito Perazzo, un maestro della sensorialità, la seconda serata in terrazza è un' affascinante degustazione alla cieca di otto champagne

Sara Missaglia

La strada non conta, quello che conta è sentire che vai. Metti la luna. Metti le stelle. Metti il cielo che, anche se è Milano, sembra fatto di vetro. E sali. Il piano è l’ottavo, ma se chiudi gli occhi sei più vicino al Paradiso di quanto tu possa credere.

Le sere d’estate al Westin Palace Hotel sono esattamente così: un pizzico di magia e il gioco è fatto. Come a Sanremo ci sono i fiori in terrazza, perché quando il Taste Camp 2 va in scena tutti siamo protagonisti: il palcoscenico in realtà siamo noi. Sono i vini a cantare, e il direttore d’orchestra è Luisito Perazzo.

Otto champagne degustati alla cieca, e il percorso narrativo di Luisito ci porta in Champagne, anche se in realtà potremmo essere ovunque. Ottime condizioni meteo per strade meno conosciute e turistiche, perché Luisito quando racconta è un guidatore esperto: ti prende per mano, e ti fa vivere curve e tornanti tra colline e vigneti.

Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Aube: un giro lungo i 34.000 ettari vitati, tutti d’un fiato. E ti fermi per un aperitivo, una colazione o una cena, nei 17 villaggi che storicamente sono i Grand Cru della regione, e prosegui nei 44 classificati come Premier Cru. Luisito ti fa stringere la mano a tutti i 4.700 produttori imbottigliatori, offrendoti insieme tutti le 300 milioni di bottiglie prodotte ogni anno. Un fatturato incredibile che, nel 2018 sfiora, i 5 miliardi di euro e che, come sempre, vede protagoniste da un lato le grandi maison, i négociant-manipulant e le loro cuvée de prestige (349 in totale, di cui 77 storiche), e dall’altro i récoltant-manipulant, gli irriducibili, gli artigiani del lusso: 1822 cantine che hanno scelto una produzione in ottica artigianale.
Il relatore

Se, per un istante, bevendo un calice di champagne riuscissi a non guardare le stelle, ti accorgeresti che stai camminando su una crosta di gesso bianco, molto calcareo e puro. Un sottosuolo gessoso profondo circa 300 metri, formato dalla stratificazione di scheletri calcarei, fossili marini del Cretaceo (belemnite quadrata, conchiglie, seppie e calamari – e micraster, ricci di mare), che risalgono a 75 milioni di anni fa. Un terreno unico e straordinario, con elevatissima capacità drenante, alta permeabilità e porosità: un serbatoio che consente di creare riserve d’acqua per far fronte a periodi di siccità.

La degustazione alla cieca è sempre sfidante: richiede l’attivazione di tutte le capacità sensoriali. Le chiavi di lettura sono tante: dall’individuazione dei vitigni - in purezza o in assemblage - alla zona di provenienza e all’eventuale millesimo, dall’uso del legno agli impatti climatici: ciò che conta è cercare di capire – e apprezzare – la magia della rifermentazione in bottiglia, dell’ulteriore produzione di alcool e anidride carbonica in un momento successivo rispetto alla vinificazione originaria delle uve.

Il colore, si comincia da lì: il gioco è di sguardi, di interrogativi attraverso il calice. Dubbi, perplessità, ipotesi e tentativi: e Luisito ascolta, apprezza e potenzia i nostri tentativi di lettura. La degustazione alla cieca è gioco e indagine, è mistero e scoperta: più fiori o più frutta, più mineralità o freschezza, più avvolgenza o più verticalità. Si fa presto a dire champagne: quale champagne, quale vitigno, quale zona? Indizi e tentativi, come in una partita a scacchi: torre, cavallo, alfiere, pedoni. Ma re e regina sono sempre nel calice. Da lì non si muovono: e quel perlage è la metafora della serata, perché alla fine si gioca, e sorridiamo come fossero bolle di sapone.

Questi gli champagne degustati:



Champagne Premier Cru Tradition Brut Raineteau-Grimet (pinot meunier, pinot noir, chardonnay), dal naso delicato e giocato su lievi fragranze minerali.

Champagne Grand Cru Blanc de Blancs Extra Brut Michel Genet, chardonnay in purezza, di rara e graffiante eleganza.

Champagne Carte Noire Brut Nature Julien Chopin, 36 mesi sui lieviti per pinot meunier in purezza.

Champagne L’Intégrale Rémy Massin et Fils, vigoroso, strutturato, pinot noir in purezza dell’Aube, ingentilito da una preziosa nota agrumata.

Champagne Grand Cru Tradition Brut Fernand Thill, pinot noir in purezza, con ingresso piacevolmente rifrescate e di lunga memoria.

Champagne Brut Le Nombre d'Or Integrale 2014 Aubry, 38 mesi sui lieviti per un sorso succoso, ricco, sferzante.

Champagne Grand Cru Maurice Vesselle, 50 mesi sui lieviti per un calice ricco di profumi, dalle note di pasticceria allo zenzero candito, dal torrone alla cera d’api.

Champagne Extra Brut Albert de Milly, per una chiusura di serata con il più tipico assemblage tra pinot meunier, pinot noir, chardonnay, sui lieviti per 42 mesi.

Il n’est Champagne que de la Champagne: sfumature geografiche, profondità del sottosuolo, differenze culturali. Per questa sera tutto annullato: nous sommes champagne.